Droga nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: era nascosta nei salumi, scattano 14 arresti

Sostanze stupefacenti e cellulari sotto indagine

Droga nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: era nascosta nei salumi, scattano 14 arresti
Droga nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: era nascosta nei salumi, scattano 14 arresti
di Biagio Salvati
Venerdì 16 Febbraio 2024, 07:58
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C'è anche un detenuto comparso a ottobre dello scorso anno come teste-parte offesa al processo sui pestaggi avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nell'aprile del 2024, tra gli arrestati nell'ambito di una nuova inchiesta della locale Procura della Repubblica su una piazza di spaccio di droga nella casa di reclusione di Carinola.

Ad eseguire le 14 misure cautelari sono stati i carabinieri della compagnia di Capua. Si tratta di persone quasi tutte del Napoletano e alcuni stranieri dai 25 ai 55 anni che erano reclusi a Carinola tra il 2021 e il 2022. Nel corso dell'inchiesta, partita nel gennaio del 2021 in seguito ad alcune segnalazioni degli agenti di polizia penitenziaria, è stato arrestato e messo ai domiciliari anche un educatore esterno del carcere in seno ad una cooperativa sociale che avrebbe portato la droga all'interno, e sono stati inoltre sequestrati un chilo e 700 grammi tra marijuana, hashish ed eroina, 9 cellulari e venti schede telefoniche. Sono 32 in totale le persone indagate: oltre all'educatore e ai detenuti arrestati, alcuni dei quali potevano uscire dal carcere in quanto detenuti-lavoratori, risultano infatti coinvolti anche i familiari dei reclusi, che avrebbero fatto entrare droga e cellulari in carcere durante i colloqui nascondendoli addosso o in pacchi di salumi e formaggi, come delle caciotte.

I pacchi, che venivano inviati dai familiari anche con corriere espresso, contenevano palline di hashish nascoste tra salumi sottovuoto e formaggio a cubetti.

In carcere, il prezzo della droga si quintuplicava, così come quello dei cellulari e, in particolare lo stupefacente veniva movimentato in carcere dai detenuti-lavoratori. Gli arresti, firmati dal gip Emilio Minio, hanno colpito Massimo De Solda, Salvatore Riccardi, Simone Hezler, Bruno D'Avino (tra i detenuti parti offese ai pestaggi nel carcere di Santa Maria), Ivan Engheben, Salvatore Della Gaggia, Michele Sommelli (carcere). Ai domiciliari Vincenzo D'Avino, Samuele Artiaco, Saad Jlili, Gennaro Solla, Salvatore Scala, Roberto Aleksic e Simone Saccettino. Tutto ha inizio nel gennaio del 2021 quando la Polpen controlla alcuni pacchi in entrata dei familiari, diretti a De Solda e scopre circa 150 frammenti di hashish avvolti nel cellophane e nascosti tra gli alimenti. Vengono trovati anche alcuni foglietti contenenti i nominativi degli assuntori nascosti tra i fogli di un volumetto del Vangelo.

L'acquisizione e lo smistamento della sostanza era assicurata dall'educatore (F.S. indagato) che insegnava arte oppure attraverso i detenuti lavoratori. La droga circolava tra una sezione e l'altra con strumenti semplici, come alcuni fili usati a mo' di lenza di pesca ai quali veniva attaccata la pallina di stupefacente.

Il procuratore capo Pier Paolo Bruni e l'aggiunto Carmine Renzulli, già nell'agosto dello scorso anno, lanciarono l'allarme sulla permeabilità delle carceri all'ingresso di droga e cellulari, parlando per Santa Maria Capua Vetere di «una grande piazza di spaccio». Alcuni anni fa, fu coinvolto anche un prete che avrebbe introdotto a Carinola, droga e una decina di cellulari. Ottocento euro per un cellulare che ne costava poco più di un centinaio. Emerge anche il caso di un cellulare da 120 euro pagato 800: quattro indagati lo avevano offerto ad un detenuto accordandosi per 800 euro, da pagare in due rate da 400 euro con bonifico. Il telefono, però, fu stato scoperto dalla Polizia Penitenziaria, durante un controllo a detenuti e lavoranti, insieme con un "pizzino" su cui era stato annotato il codice iban per il versamento.

«Ancora una volta le carceri diventano un luogo in cui invece di rieducare le persone colpite da carcerazione preventiva o condannate, si consumano reati. Anzi ormai nelle carceri sembra più facile commettere azioni criminose, anche gravi, come tenere summit da parte degli esponenti della criminalità organizzata, tessere alleanze od ordinare un omicidio, e ciò anche per la facilità con cui entrano stupefacenti o cellulari con cui comunicare con l'esterno. Servono strumenti tecnologici per arginare tale fenomeno». Lo ha dichiarato il Procuratore Bruni, nel corso della conferenza tenuta insieme all'aggiunto Renzulli, al comandante provinciale dei carabinieri Manuel Scarso; al comandante della compagnia di Capua Alessandro Saba; al tenente Antonio Grasso e comandante della stazione di Vitulazio, Crescenzo Iannarella. Bruni, ringraziando la Polpen, ha sottolineato che «i poliziotti penitenziari non sono in grado da soli di individuare tutta la droga o tutti i cellulari che entrano nelle carceri. Per un cellulare che sequestriamo ce ne sono tanti altri che entrano. C'è urgente bisogno di interventi, bisogna ricorrere alla tecnologia. Siamo nel 2024 e ci sono gli strumenti per controllare in modo approfondito ciò che entra nelle carceri», sottolineando di non voler invadere il campo di competenza altre istituzioni, come la politica, o più nello specifico, il Dap.

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