Caserta, Parco Macrico: parte
un dossier per il ministro Costa

Caserta, Parco Macrico: parte un dossier per il ministro Costa
di Daniela Volpecina
Martedì 15 Ottobre 2019, 10:13
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Il futuro dell'area ex Macrico potrebbe essere deciso dal governo Conte. Un dossier sull'area di proprietà dell'Istituto diocesano di sostentamento clero, che si estende per circa 330mila metri quadrati nel cuore della città, in queste ore è infatti già sulla scrivania del ministro dell'Ambiente, Sergio Costa.
 
Chiamato in causa dalla rete «Città viva» e dal centro sociale ex Canapificio, che due giorni fa gli hanno consegnato anche lo studio di fattibilità realizzato dal comitato Macrico Verde nel 2007, il ministro ha garantito che analizzerà il caso in tutti i suoi aspetti per poi attivare un tavolo con gli enti e le parti sociali. Il riscatto e la restituzione del Macrico alla città come forma di risarcimento da parte dello Stato ad un territorio per anni devastato e mutilato soprattutto sul piano ambientale.
Questa la richiesta avanzata dalle associazioni che nel documento - consegnato al ministro in occasione dell'evento «Italia 5 Stelle», che si è svolto nel week-end a Napoli per festeggiare i primi dieci anni del Movimento denunciano, nero su bianco, l'incapacità delle amministrazioni locali che si sono succedute negli ultimi anni di realizzare la volontà di migliaia di casertani che chiedono che il Macrico diventi un bosco urbano e quindi un'area non edificabile. «Siamo convinti che Regione e Comune spiega Virginia Crovella della rete Città Viva' non abbiano la forza economica e la lungimiranza di requisire l'ultimo polmone verde di Caserta. Urge un interesse diretto dello Stato, come già aveva provato a fare nel 2008 l'allora ministro per i Beni culturali Francesco Rutelli, che fece inserire il Macrico tra i progetti finanziabili in occasione del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia che sarebbe stato celebrato nel 2011. Fondi che furono poi però stralciati dal suo successore. Al ministro Costa abbiamo chiesto di essere la cabina di regia di un tavolo che coinvolga anche il ministro per il Mezzogiorno, quello dei Beni culturali e anche dello Sviluppo economico e del Lavoro perché crediamo che il Macrico abbia una potenzialità turistica e produttiva e debba quindi ricevere dal settore pubblico un forte impulso non solo in termini di finanziamenti ma anche di progettualità, indirizzo strategico, verifiche e benefici».
Su parte dell'area esiste in realtà anche un vincolo, frutto delle numerose battaglie portate avanti negli ultimi venti anni dal comitato Macrico Verde che proprio in queste ore è tornato a sollecitare l'amministrazione comunale per ottenere l'approvazione di una variante al piano regolatore che consenta di modificare la destinazione urbanistica dell'area e trasformarla in F2, vale a dire verde pubblico attrezzato. Ciò per deprezzare l'area e mitigare gli appetiti degli speculatori. «Dispiace che soltanto quattro consiglieri comunali (specificamente Francesco Apperti e Norma Naim di Speranza per Caserta, Antonello Fabrocile di Leu e Mario Russo di Campania libera) fino ad ora abbiano fatto propria la nostra proposta denuncia Maria Carmela Caiola, portavoce insieme a Sergio Tanzarella del comitato Macrico verde dispiace perché per noi questa è una battaglia etica che esula da colori e schieramenti politici». L'iter proposto dal comitato è chiaro: modificare la classificazione urbanistica dell'area abbattendo così il suo valore economico dopodiché procedere con l'esproprio e infine intercettare i finanziamenti europei necessari. «Sarebbe un'operazione completamente a costo zero per il Comune fa notare Caiola persino l'esproprio potrebbe essere sostenuto con i fondi messi a disposizione dall'Unione europea per i boschi urbani e la contrattazione con l'Istituto diocesano, a questo punto, una volta cioè resa l'area inedificabile, verrebbe effettuata in base al reale valore di mercato». L'Idsc è rientrato in possesso del bene soltanto venti anni fa a seguito di una battaglia legale. Il Macrico (acronimo di Magazzino Centrale Ricambi mezzi Corazzati) nato come giardino del Palazzo del Vescovo, divenne infatti prima campo di addestramento dell'esercito borbonico e poi caserma militare. L'ultima visita ispettiva, effettuata nell'aprile scorso da tre parlamentari del M5S, ha confermato lo stato di abbandono in cui versa l'area.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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