Fiamme nel Casertano, oliveti distrutti:
la mano dei bracconieri dietro i roghi

Fiamme nel Casertano, oliveti distrutti: la mano dei bracconieri dietro i roghi
di Antonio Borrelli
Giovedì 12 Agosto 2021, 08:57
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Brucia, come il legno gettato in un calderone già rovente. E viene spazzato via dalle fiamme giorno dopo giorno. È il patrimonio naturalistico di Terra di Lavoro, di nuovo alle prese con fiamme e criminali. Sì, perché il boom di incendi che si registra in queste ore su monti e colline di tutto il Casertano è spiegabile solo in parte con le temperature africane arrivate a sfiorare i 40 gradi. Le responsabilità maggiori, come accade ormai da oltre un decennio, sono di piromani e bracconieri che agiscono nell'oscurità sfruttando «l'alibi» dell'anomalo caldo estivo.

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La notte d'inferno peggiore dall'inizio dell'estate è quella vissuta tra martedì e mercoledì sul monte Sant'Angelo a Vairano Patenora. Migliaia di ulivi privati sono andati distrutti con danni economici e ambientali incalcolabili. Dopo ore di propagazione le fiamme sono quasi arrivate a raggiungere il centro abitato, per fortuna lambendo soltanto un distributore di carburante. I residenti hanno vissuto ore di terrore mentre guardavano il fuoco avanzare velocemente con il trascorrere del tempo anche grazie al tipo di vegetazione presente sul monte Sant'Angelo. Ma qualcuno tra gli abitanti della zona è arrivato anche a polemizzare sulla velocità dei soccorsi, «giunti quando ormai non c'era più nulla da bruciare», dice qualcuno. Per domare l'imponente rogo che ha avvolto l'intera altura del monte Sant'Angelo è stato necessario l'intervento di numerose squadre di Vigili del fuoco - che hanno lavorato anche per verificare la presenza di indizi che possano confermare la natura dolosa dell'incendio. Che dietro ci sia la mano dell'uomo, però, a Vairano ne sono convinti praticamente tutti. I precedenti da Pignataro a Calvi, da Bellona a Camigliano non lasciano spazio ai dubbi. E mentre i fumi dell'incendio ancora aleggiano sull'alto Casertano, il bilancio è drammatico: un'intera collina e migliaia di ulivi distrutti. E ci vorranno anni prima che la montagna ritorni verde.

Qualche chilometri più a Sud, nelle stesse ore anche il monte Tifata bruciava. Le prime lingue di fuoco sono spuntate dalla serata di martedì allarmando tutte le comunità che si adagiano ai piedi della montagna. Nella piccola Sant'Angelo in Formis si teme addirittura un secondo raid nelle prossime ore, con un innesco che invece parta dalla parte bassa della montagna. Intanto le operazioni di soccorso sono state particolarmente complesse - non solo a causa della mole di lavoro dei Vigili del Fuoco - e soltanto a partire dall'alba di ieri le squadre sono arrivate sul posto con un mezzo aereo per provare a spegnere il rogo. Nel frattempo, però, anche sul Tifata le fiamme hanno distrutto decine e decine di ettari di vegetazione.

E dopo i primi dieci giorni nel Casertano è già un agosto di fuoco sul fronte degli incendi. Sono almeno quattro le «micce killer» registrate in tutta la provincia in poco più di una settimana. Il mese è cominciato con un pauroso incendio, di enormi proporzioni, sviluppato in serata sulla collina nei pressi di Casertavecchia. Le prime fiamme erano divampate a fine luglio, ma è ai primi di agosto che l'incendio è diventato ingestibile e preoccupante. Neanche innumerevoli autobotti dei Vigili del fuoco erano bastate, così si rese necessario persino l'invio di diversi canadair. Un altro violento incendio aveva coinvolto il territorio tra Casertavecchia e Castel Morrone. È una estate infernale.
 

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