Le chiese di periferie con pochi fedeli, così il Rosario è in remoto

Ci sono 62 preti per 41 parrocchie, messa solo la domenica poi porte chiuse

Le chiese di periferie con pochi fedeli, così il Rosario è in remoto
di Franco Tontoli
Domenica 26 Febbraio 2023, 10:16 - Ultimo agg. 10:20
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Le giornate si allungano ma l'inverno nelle prime ore della sera si fa ancora particolarmente sentire, al tocco delle 17 è già quasi scuro, il portale della chiesa resta chiuso, pochi minuti e i fanali che la illuminano ne fanno una palla di luce, suggestivo l'insieme architettonico del campanile, della lapide ai Caduti che dà il via alla salita di una ventina di gradoni che portano a San Nicola di Bari cui è intitolata la chiesa di Santa Barbara.

Era l'ora, fino a non molti anni fa, in cui Carolina, Agnese, Cettina, Luisina guidavano, come capicordata, il gruppo che si portava alla recita del Rosario che precedeva la messa vespertina, di quel manipolo sono rimaste loro quattro, insieme fanno 320 anni all'anagrafe, il freddo, quella scalinata, le ginocchia le costringono in casa, abitano tutte poco lontano, il Rosario lo recitano in smart working, parolaccia figlia della pandemia che sta per attività fatta a distanza, cosa che con i grani da far scorrere tra mani rugose di età e laboriosità ci può anche stare, ma vuoi mettere la parete di casa col tabernacolo e l'abside cui indirizzare la scansione dei Misteri Gloriosi, le cinque poste di dieci ave-pater-gloria che, con le preghiere in italiano, fanno a meno dei solenni "orapronobbis" doppia e anche tripla "b" che suggellavano le giaculatorie prima del "Christus vincit" cantato che timbrava la benedizione finale del parroco.

Una luce accesa in una sala ai piedi della scalinata, è la sede dell'Arciconfraternita Monte dei Morti-SS.Vergine delle Grazie, il priore, già sottufficiale dell'Esercito in pensione, mette ordine a un po' di carte. La chiacchierata diventa un rosario di malinconie, chiesa chiusa per carenza di utenza, messa la domenica, nei giorni feriali la vespertina se c'è qualche ricorrenza trigesimale, rare anche queste, la demografia fa il suo corso, delle vecchiette s'è detto, di giovani non ce ne stanno, pare d'essere tornati alle 66 famiglie che il casale contava nel 1599 e ai 377 abitanti, fra "nobili palaziati e poveri braccianti", del 1749. Il parroco, don Sergio Adimari, lo è anche della poco lontana chiesa di Santo Stefano Protomartire di Tuoro, Foranìa Caserta Nord-Est, il vicario è don Nicola Lombardi, che comprende 12 chiese e due santuari.

Il doppio incarico, la cura spirituale di più comunità si spiega con la disponibilità di 62 sacerdoti, non tutti parroci, e delle 41 parrocchie da amministrare, il vescovo monsignor Pietro Lagnese la scacchiera curiale la copre al meglio.

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Alle 17.45, ai rintocchi del piccolo campanile della chiesa di San Giovanni Battisti nella piazza dei Colli Tifatini a Pozzovetere, il parroco don Valentino Picazio arriva puntuale, ha appena finito di celebrare alla chiesa di San Marco Evangelista a Càsola un chilometro più a valle, poco più avanti, anzi poco più su, c'è Casertavecchia con il suo imponente Duomo chiuso. La sua staffetta di celebrazioni vespertine, quindi, continua, ha lasciato nella prima parrocchia una decina di fedeli, a Pozzovetere ne trova tre, la signora Maria che ha aperto da sacrestana volontaria la chiesa che è gelida, ha recitato in anticipo il Rosario, dopo venti minuti don Valentino a «la Messa è finita, andate in pace», saluta per nome i fedeli, sono tre e rappresentano i 500 abitanti circa. «Non vale il numero dice il sacerdote che anima anche le attività letterarie e liturgiche dell'Eremo di San Vitaliano ma le intenzioni di chi è rimasto in casa, la stagione tiene chiusi gli anziani, le due chiese di cui sono parroco, comunque, restano sempre aperte e attive».

Siamo nella Foranìa Casertavecchia, 15 parrocchie, vicario don Vincenzo Bruno, anche parroco da circa 16 anni della chiesa di San Simeone Profeta a Sala. Lo scampanìo vespertino scorre lungo via Ponte, si infila in via Cupa e via Landi fino a Briano, alle 17.30 tra i banchi cominciano a scorrere i primi grani dei rosari, alla costante pattuglia di una dozzina di fedeli, dà il via il segno di croce di un novantenne, una quercia che è stato uomo di scuola, insegnante e preside e cultore di storie della comunità. «Mai un'assenza dice Annuccella, coadiutrice parrocchiale se ritarda si aggrottano le fronti che si distendono appena ne si sente il passo». Don Vincenzo Bruno si dice confortato, la comunità parrocchiale, anche per la vitalità dei giovani dell'Oratorio, è attiva, le funzioni festive del mattino sono affollate, la popolazione serale questa è.

Il giro si conclude a San Benedetto, parrocchia di San Benedetto Abate, Foranìa Caserta Centro di cui è vicario don Pasquale Lunato, il parroco è don Rocco Santorsola, assente negli ultimi giorni per ritiro spirituale, alla messa vespertina lo sostituisce don Pierino Pepe reduce dalla celebrazione nella sua parrocchia di San'Andrea Apostolo di Puccianiello. Minuscola e suggestiva la chiesetta, odore di legno e di incenso, la quindicina di persone rappresentano una folla che si fa coro al canto di chiusura «Evviva Maria e chi la creò», si avverte senso di appartenenza, ci si conosce e ci si saluta, una conferma di abitudini e quello della messa vespertina è anche di coesione sociale. Qui vivono i casertani che la campana serale dell'adunata la sentono ancora, nonostante lo sferragliare dei treni sui vicini binari che li separano dal centro.
 

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