Covid a Caserta, il litorale domizio resiste:
contagi contenuti, nessun caso tra immigrati

Covid a Caserta, il litorale domizio resiste: contagi contenuti, nessun caso tra immigrati
di Vincenzo Ammaliato
Sabato 18 Aprile 2020, 08:31 - Ultimo agg. 09:10
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All'inizio del contagio da coronavirus si era temuto per la tenuta sanitaria del territorio di Castel Volturno, a causa della massiccia presenza di stranieri non regolari che vive in zona soprattutto in assembramenti costanti e senza assistenza sanitaria di base. L'allarme è ancora alto ma, con i suoi solo dodici casi Covid (fra i quali nessun immigrato), la città litoranea inizia a tirare un primo timido sospiro di sollievo.

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Intanto, lo stesso territorio contribuisce alla battaglia al virus, grazie alla presenza sulla Domiziana del Pineta Grande Hospital, che da due settimane ha anche un reparto Covid. E qui sono trasferiti alcuni contagiati sia dal resto della provincia di Caserta sia dagli ospedali napoletani, in affanno per i troppi ricoveri. Sono dodici i posti letto disponibili, tutti attrezzati di ogni dispositivo indispensabile a combattere il virus e occupati da pazienti in diverse condizioni di salute. C'è chi ha superato il contagio, ed è vicino alla dimissione, chi è cosciente, ma attaccato costantemente alle macchine erogartici d'ossigeno, chi in coma farmacologico in terapia intensiva con ventilazione artificiale, e che lotta fra la vita e la morte. Ovviamente sono tutti in isolamento, e soltanto il personale autorizzato della struttura può avvicinarli. Ma lo stesso reparto è isolato dal resto del presidio sanitario. La direzione del Pineta Grande ha fatto istallare delle pareti divisorie tra i reparti ordinari e quello Covid, grazie alle quali, seppure qualcuno sbagliasse percorso, non potrebbe mai trovarsi nel reparto delle malattie infettive, dove si entra da un singolo ingresso vigilato. Quando gli accessi, invece, avvengono dal pronto soccorso, e specificamente dalla tenda del pretriage messa a disposizione dalla Protezione civile nazionale, anche in questo caso per i contagiati c'è un percorso dedicato separato da tutti gli altri.
 


Capitolo particolare è quello del personale impegnato nel nuovo reparto. In totale sono cinquanta (sui seicento dipendenti totali della struttura) i medici, gli infermieri e il personale Oss dedicati al Covid. Provengono dai vari reparti della clinica e la loro individuazione è stata fatta su base volontaria. La direzione ha chiesto a tutto il personale chi se la sentisse di effettuare la nuova esperienza e prepararsi a sostenere dei corsi intensivi per lavorare con i contagiati da coronavirus (alcuni corsi si sono tenuti anche via Skype con un medico anestesista dell'ospedale di Lodi, primo focolaio della diffusione del virus e ancora sotto forte pressione per i numerosi accessi di contagiati che arrivano quotidianamente) e la disponibilità è stata maggiore della necessità. «A questo punto sottolinea Beniamino Schiavone, manager della struttura sanitaria abbiamo scelto chi ritenevamo più pronto e idoneo a questo delicatissimo percorso. Ma non escludiamo di effettuare dei turnover fra il personale, sempre fra quelli che hanno offerto disponibilità.
Perché lavorare in un reparto Covid è estremamente faticoso, e non solo da punto di vista fisico». Il riferimento di Schiavone è alla tenuta psicoemotiva di chi si prende cura dei contagiati da coronavirus. Non a caso, alcuni dei medici e infermieri, fra i più esposti nel reparto, hanno deciso di non far rientro nelle proprie case fino alla fine dell'attività, per evitare contatti con i familiari immunodepressi. Per loro ci sono delle abitazioni provvisorie. Insomma, il contrasto al Covid è una guerra globale, e una battaglia importante si sta svolgendo anche sulla Domiziana.

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