Maltrattamenti all'asilo, pm chiede
la condanna delle quattro religiose

Maltrattamenti all'asilo, pm chiede la condanna delle quattro religiose
di Biagio Salvati
Sabato 9 Marzo 2019, 13:30
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Sono quattro le richieste di condanna chieste nei confronti di altrettante suore di una scuola di infanzia di San Marcellino sospese nel giugno dello scorso anno in quanto accusate a vario titolo di intralcio alla giustizia e maltrattamenti nei confronti di minori.

Al termine dell'udienza con il rito abbreviato, il pubblico ministero del tribunale di Napoli Nord, Francesco Persico ha chiesto 4 anni per la suora Anna Porrari, 76 anni, madre superiore, originaria di Aquilonia e tre anni a testa per le consorelle Josi Sapi, Loyola Dionel e Genovina Barete di origine indiana e filippina, rispettivamente di 54, 47 e 34 anni. La madre superiora è accusata di intralcio alla giustizia, per aver tentato di comprare il silenzio di una mamma con del denaro mentre le monache Sapi, Dionel e Barete, rispondono dei maltrattamenti. Secondo l'accusa, le religiose percuotevano i bambini anche sulle parti intime.
 
Il gup Nicola Paone ha rinviato l'udienza al prossimo aprile per le discussioni della difesa quando sarà emessa anche la sentenza. Le suore rischiarono anche gli arresti domiciliari ma la misura fu negata dal gip in sede di valutazione della richiesta cautelare. La superiore avrebbe cercato di comprare il silenzio della mamma di una vittima quando scoprì che usava violenza sul figlio. «È una vergogna anche per te, prendi i soldi», dice la religiosa tentando di evitare guai giudiziari. Le suore erano responsabili della gestione e delle attività didattiche di una scuola scuola paritaria: le vicende contestate riguardano i mesi di aprile e maggio dello scorso anno, scaturite dalle denunce presentate ai carabinieri di San Marcellino da parte dei genitori di cinque bambini, alunni della scuola che, all'interno delle mura domestiche, avevano manifestato disagio e cambiamenti di umore chiaramente riconducibili a comportamenti subiti presso l'istituto scolastico. L'attività di indagine, condotta anche mediante l'utilizzo di videocamere, aveva permesso di documentare diversi episodi ai danni dei bambini. Successivamente, le mamme di quattro alunni dell'asilo avevano riconosciuto i propri figli attraverso alcuni video che circolavano indiscriminatamente sia in chat che su alcuni siti internet di informazione locale.

Non il filmato divulgato all'epoca dalle forze dell'ordine, con i volti coperti, ma immagini in chiaro che avrebbero dovuto restare secretate sia in virtù del processo in corso che nella tutela della privacy delle piccole vittime. Pochi mesi prima, a Parete, erano state sospese dall'insegnamento altre due insegnanti, due sorelle di Giugliano accusate di maltrattamenti nei confronti di minori.
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