Ci sono carceri e carceri. E le celle dove sono detenuti gli esponenti delle forze dell'ordine che hanno commesso reati di vario genere, sono gestite e curate come in un nessun altro carcere. Qui, a Santa Maria Capua Vetere c'è l'unica casa di detenzione militare d'Italia, dove sono rinchiusi, fra gli altri, il carabiniere del nucleo investigativo del napoletano considerato colluso con la malavita, il capitano della guardia di finanza di Bolonga accusato di induzione alla prostituzione e, ancora, il finanziere responsabile della strage di Vairano Patenora. Oggi, il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello, ha fatto visita proprio al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dove ha avuto dei colloqui con alcuni dei detenuti ristretti.
Il Garante, accompagnato dal tenente colonnello Rosario del Prete, comandante e direttore del carcere ha visitato le celle (singole, doppie o triple) con bagni dotati di doccia, la mensa collettiva e i vari laboratori di bricolage, pittura, ceramica. Attività che in poche case circondariali sono attive con la frequenza riscontrata nel carcere militare. Complice, anche il basso numero di detenuti presenti nella struttura.
«Ho trovato una struttura a misura d’uomo, nella quale le persone “diversamente libere” vivono la privazione della libertà nel rispetto della dignità umana, sia negli spazi che sono funzionali al trattamento, alla rieducazione e al rispetto delle norme di sicurezza», spiega Samuele Ciambriello all’uscita dal carcere sammaritano.
Attualmente in istituto sono ristrette 52 persone, ex appartenenti alle forze armate che scontano pene detentive dopo le condanne per reati propri e comuni