Casal di Principe, il Papa: «Don Peppe servo buono e fedele raccogliere sua eredità»

L'appello del Pontefice in una lettera: "Diventare artigiani di pace grazie a lui"

Il Papa: «Don Peppe servo buono e fedele raccogliere sua eredità»
Il Papa: «Don Peppe servo buono e fedele raccogliere sua eredità»
di Tina Cioffo
Mercoledì 20 Marzo 2024, 08:01 - Ultimo agg. 21 Marzo, 06:45
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La Chiesa si è stretta attorno don Giuseppe Diana come mai ha fatto fino ad ora. Lo ha fatto attraverso due messaggi aperti e accorati, il primo di Papa Francesco e il secondo del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Testi brevi che ieri mattina durante la messa in ricordo del prete di Casal di Principe, celebrata dal vescovo di Aversa Angelo Spinillo, sono risuonati come una netta presa di posizione accanto alla Chiesa aversana ed in particolar modo in elevazione della figura di don Diana.

Per Papa Francesco è stato «servo buono e fedele che ha operato profeticamente calandosi nel deserto esistenziale di un popolo a lui tanto caro, servito e difeso fino al sacrificio della propria esistenza». Esprimendo riconoscenza «a coloro che continuano l'opera pastorale che don Diana ha avviato come assistente spirituale di associazioni e di gruppi di fedeli, in particolare di giovani e di realtà legate agli Scout», il Santo Padre ha incoraggiato tutti a seguire l'insegnamento, per diventare "artigiani di pace" tracciato dal prete di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994, proprio in quella stessa chiesa che ieri mattina ha visto gli uni accanto agli altri tutti i sacerdoti della diocesi di Aversa accolti da don Franco Picone, il parroco che nel '94 è succeduto a don Diana raccogliendo il pesante testimone di giustizia e di comunità.

L'inquietudine di don Diana è stata più volte sottolineata ma mai con la profonda sensibilità di Papa Francesco. E se 30 anni fa la ribellione d'animo di don Peppe era mal vista da una Chiesa che per decenni è stata troppo prudente, nello schierarsi a difesa di un confratello che aveva chiaramente scelto da che parte stare, Papa Francesco ha sgomberato il campo e diradato ogni tipo di dubbio. «L'evangelica inquietudine che ha animato il suo sacerdozio lo ha portato senza alcuna esitazione a vivere e morire per la giustizia, nella pace e nella libertà», ha scritto il Santo Padre.
L'omaggio a don Diana e alla sua gente segna un nuovo percorso, probabilmente con meno ostacoli per giungere un giorno non lontano alla beatificazione del prete che la camorra volle uccidere ma che l'esempio ha tenuto vivo.

Vivo per la sua comunità ma non solo se ogni anno il 19 marzo nel suo nome si muovono masse, di ogni tipo, di ogni colore politico e di ogni estrazione, religiosi e non.

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E ieri il primo luogo ad essere affollato in sua memoria è stata la chiesa San Nicola di Bari dove la melodia di una tromba ha avviato la solenne liturgia. Un suono lento e dolce che ieri è riuscito a cancellare gli spari che 30 anni fa risuonarono nel corridoio della sagrestia dove il camorrista fermò per sempre i passi di don Diana. Il killer entrò e usci dalla porta principale della piccola chiesa della periferia casalese, sperando di mettere per sempre fine a quel moto impetuoso che don Diana aveva inaugurato con la semplicità dell'esempio. La forza del prete casalese è però cresciuta coerente e credibile.

«È straordinario quanto Papa Francesco abbia saputo esprimere in brevi parole l'affetto per don Diana», ha commentato il vescovo Spinillo che nella sua omelia ha più volte rimarcato il sacrificio di don Peppe come parte di un disegno divino. «La condivisione della memoria di don Peppino è il segnale di una Chiesa che si muove in maniera corale e che non abbandona ma accoglie sempre. Certamente la straordinaria sensibilità di Papa Francesco la si legge anche nell'invito rivolto ai giovani, ad essere artigiani di pace e riconoscendoli come destinatari dell'azione pastorale che fu di don Diana».

«Noi siamo qui riuniti perché desiderosi di incontrare il nostro fratello sacerdote Don Peppe al cospetto di Cristo, per condividere la stessa fede e vivere la stessa eucaristia», ha detto Spinillo.
Per il Cardinale Zuppi, don Peppe è stato «un testimone semplice e coraggioso appassionato del suo Signore. La sua testimonianza chiara e senza nessuna ambiguità è luce nelle tenebre e la sua morte è il seme caduto a terra per la viltà di un assassino ma che continua a dare frutto. Don Diana ha evidentemente reso il mondo migliore di come lo abbiamo trovato come ricorda la legge scout che ha amato. Il male uccide il corpo ma non l'amore».

s«Le parole del Cardinale hanno saldato l'impegno civile ed il valore sacerdotale di don Diana e nessuno mai potrà più dubitare della straordinaria energia che don Peppino ancora ci regala», ha sottolineato don Luigi Ciotti, presidente dell'associazione Libera che da 30 anni concelebra la messa che don Diana non riuscì a celebrare. «I primi tempi eravamo in pochi ma poi le cose sono cambiate. Don Diana - ha continuato don Ciotti - ha rigenerato il suo popolo ed è diventato esempio per molti giovani preti, l'auspicio sebbene nella nostra mente e nei nostri cuori don Peppino è già santo, è ora che si arrivi presto alla sua beatificazione perché il martirio è davanti agli occhi di tutti, la sua capacità di dire parole coraggiose e di denuncia ma anche di fare proposte e azioni sociali in grado di segnare la trasformazione».
 

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