Processo all'ex ministro Landolfi,
tanti «non ricordo» dal pentito

Processo all'ex ministro Landolfi, tanti «non ricordo» dal pentito
Lunedì 25 Novembre 2019, 17:31
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Tanti «non so» e «non ricordo», intervallati da una serie di contraddizioni logiche, quelli pronunciati dal collaboratore di giustizia Giuseppe Valente, ex presidente del Consorzio rifiuti Caserta4 risultato infiltrato dalla camorra casalese, nel corso del processo in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico dell'ex ministro della Telecomunicazioni Mario Landolfi, ex esponente di An e Pdl, imputato per corruzione e truffa con l'aggravante mafiosa, ovvero per aver agevolato il clan dei Casalesi. Valente, le cui dichiarazioni contribuirono a far condannare per concorso esterno in camorra l'ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino, è stato sentito una seconda volta al processo Landolfi dopo essere già venuto a testimoniare nel 2016; allora la difesa dell'ex parlamentare e l'accusa (sostituto della Dda di Napoli Simona Belluccio) si erano accordati per l'acquisizione delle dichiarazioni rese da Valente alla Dda e in altri processi, soprattutto quello a carico di Cosentino, dove Valente parlò per quasi dieci udienze. È stata la stessa Corte, presieduta dal giudice Loredana Di Girolamo, a convocare Valente - già condannato definitivamente per la vicenda del Consorzio - quando ormai l'istruttoria era chiusa e il processo sembrava destinato ad andare a sentenza. «Abbiamo deciso di risentirla - ha detto oggi il presidente - perché leggendo le sue dichiarazioni abbiamo notato che ci sono più valutazioni conclusive che fatti».

All'ex ministro Landolfi, la Procura antimafia contesta un singolo fatto, ovvero di aver fatto dimettere nel 2004, dal Consiglio comunale di Mondragone, l'allora consigliere d'opposizione Massimo Romano, in cambio dell'assunzione della moglie nell'azienda dei rifiuti, con l'obiettivo di far entrare in assise una persona che avrebbe aiutato il sindaco Ugo Conte, di centro-destra, a tenere la maggioranza. Manovre, queste, che avvennero ad un mese dalle elezioni comunali e servirono, secondo la Dda, a non far cambiare maggioranza nel Consorzio rifiuti Caserta4 (Ce4), facendo in modo che i clan di camorra potessero continuare a gestirlo di fatto tramite appunto il centro-destra. Sul punto però Valente non ha confermato che dietro l'operazione ci fosse Mario Landolfi, o che comunque ne fosse lui il promotore. «Ci fu l'idea di contattare Massimo Romano ma non ricordo chi la ebbe, se io, l'allora sindaco di Mondragone Ugo Conte o Mario Landolfi. Sapevo che Landolfi era amico del fratello di Romano, che si chiama Agostino; io e Conte parlammo con quest'ultimo perché convincesse il fratello Massimo a passare in maggioranza o a dimettersi. Agostino disse che voleva candidarsi con Forza Italia alle elezioni successive». «Ma la candidatura di Agostino era legata alla decisione del fratello? chiede il presidente.

Valente prima dice che »Agostino l'avremmo candidato a prescindere dal fratello«, poi poco dopo afferma che »probabilmente non l'avremmo candidato per problemi di immagine«.

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