Sessa Aurunca, giudice di pace e avvocati:
la cricca delle truffe al fisco, tre arresti

Sessa Aurunca, giudice di pace e avvocati: la cricca delle truffe al fisco, tre arresti
di Marilù Musto
Sabato 12 Giugno 2021, 08:34 - Ultimo agg. 20:50
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L'accordo era semplice. C'era un cancelliere, un giudice e c'erano pure gli avvocati. Lo scopo era uno: dichiarare prescritto un debito con l'Agenzia delle Entrate per poi intascare un mega compenso - inquadrato in «spese di giustizia» - per gli avvocati. A prima vista, l'accordo sembrava vestire i panni di un'associazione per delinquere, ma alla richiesta del magistrato della Procura di Roma di inquadrare questo «cerchio magico» in un gruppo associativo, il gip non ha dato seguito. È stata la magistratura romana a indagare sull'ufficio giudiziario di Sessa Aurunca e lo ha fatto per ben due anni. Così, ieri, il gip di Roma ha ordinato l'arresto del giudice di Pace Umberto Della Rocca, finito in carcere (già conosciuto per un'altra inchiesta). Arrestato anche l'ex vigile urbano e dipendente comunale di Sessa Aurunca Domenico Bosco e Vincenzo Bordone (entrambi ai domiciliari). Gli avvocati Armando Schiavone e Francesco Serao di San Cipriano d'Aversa e Aversa, sono finiti, invece, in carcere. Pesante l'accusa: corruzione in atti giudiziari.

Nell'ordinanza di dieci pagine e poco più, s'intravede la possibilità che l'inchiesta sia solo all'inizio e che il giro di presunte corruzioni negli uffici del Giudice di Pace di Sessa Aurunca coinvolga anche altri avvocati. Per ora, era necessario bloccare questa prassi consolidata. Stando ad alcune indiscrezioni, il cancelliere Domenico Bosco passava le pratiche di opposizione alla cartelle esattoriali notificate ad alcuni cittadini dall'Agenzia delle Entrate, al Giudice di Pace Della Rocca. Quest'ultimo, da parte sua, dichiarava estinta la pratica per intervenuta prescrizione.

Niente da pagare. Chi sborsava compensi per il lavoro svolto era però il sistema giudiziario con soldi pubblici perché, a quel punto, i legali dovevano essere pagati. Non meno di 500 euro, ma fino a 700 euro per cartelle esattoriali che erano di poco meno di 200 euro. Alla base, stando all'accusa, ci sarebbe dunque stato un presunto accordo fra avvocati e il cancelliere. Ipotesi. Il salasso per le casse della giustizia era stato notato da qualcuno: il giudice di Pace, Umberto Della Rocca, era sempre lo stesso. Anche il cancelliere era sempre lo stesso. Se ne era accorto un altro giudice, Luigi Bagni, che continuava a grattarsi le tempie chiedendosi come fosse possibile che le cartelle facessero sempre la stessa fine. Così, un giorno, prima di andare in pensione, Bagni decide di denunciare l'accaduto ai magistrati. Era il 2019. 

Indagati dalla magistratura romana anche altri avvocati di San Cipriano d'Aversa e Casal di Principe: N. Martinelli, O. Corvino e F. Vella. Con l'esposto di Luigi Bagni si è scoperto un calderone ricco di particolari. La magistratura romana ha perfino convocato e ascoltato i destinatari delle cartelle esattoriali che, messi davanti ai ricorsi presentati a loro nome, hanno disconosciuto il mandato concesso all'avvocato per l'opposizione. «Non ne so niente», avrebbe detto più di un cliente dei legali incriminati. Ma allora, come sono finite sulle scrivanie degli avvocati quelle cartelle dell'Agenzia delle Entrate? Per i giudici di Roma, una spiegazione c'è: fra i documenti portati ai civilisti per altre pratiche, c'erano anche le ingiunzioni di pagamento dell'Agenzia delle Entrate. Così, i legali, per intascare il compenso avrebbero imbastito il ricorso. Dovranno ora difendersi con l'aiuto dei loro colleghi avvocati penalisti, Gianluca Di Matteo e Pasquale Diana (difendono solo alcuni degli indagati). Il fascicolo dell'inchiesta è a Roma perchè le accuse rivolte ai giudici del distretto di Napoli e Santa Maria Capua Vetere ricadono sotto il giudizio dei magistrati della capitale.

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In realtà, il dato che colpisce è un altro: Umberto Della Rocca era tornato nel suo ufficio a Sessa Aurunca dopo il terremoto giudiziario che lo aveva coinvolto nel 2011. Nel 2015, il giudice di pace Della Rocca di Santa Maria Capua Vetere, era stato processato, ma in seguito assolto con una sentenza del giudice Stefano Aprile del tribunale di Roma. Ottimo risultato per lui, senza dubbio. Ma nessuno però aveva pensato di spostarlo da Sessa Aurunca, fosse anche solo per opportunità. L'accusa, in quel caso, si concentrava su presunte «bustarelle» intascate nel 2011 dai giudici per «aggiustare» sentenze per sinistri stradali in favore di avvocati propensi a truffare le assicurazioni di auto. Le prove non furono sufficienti per una condanna. Tutti ne uscirono da innocenti in quel procedimento. Nello stesso processo era stato assolto anche Gerardo Luigi Bagni di Cellole perché il fatto non sussiste. All'epoca, l'Unione nazionale giudici di pace (Unagipa) aveva dato mandato a un proprio legale per valutare l'eventuale costituzione di parte civile. Ma fu tutto inutile. 

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