Si spogliano in chat, lei li ricatta: «Paga o mando le foto a tua moglie»

Si spogliano in chat, lei li ricatta: «Paga o mando le foto a tua moglie»
di Mary Liguori
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 07:59
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Il ricatto viaggia sui frame catturati dalla web cam e si trascina dietro padri di famiglia e professionisti insospettabili, avviluppandoli in un vortice di pizzi e rossetti che celano però il tunnel della minaccia. 
Il vortice in questione lo innescano i comportamenti licenziosi che le ignare vittime assumono, evidentemente, convinte che gli scambi di frasi hot, e di video senza veli, siano destinati a restare nell’«intimo» di una chat erotica.
Ed eccoli che, stuzzicati dall’immagine di una donna avvenente e volitiva, che prima si toglie la camicetta e poi anche la gonna, si sfilano a loro volta la cravatta e poi anche i pantaloni, convinti di essere «solo» in due. 
E invece, dopo essere rimasti in mutande, la ragazza dall’altro capo del computer getta la maschera incipriata di bomba sexy ed mostra il suo vero volto: quello di una ricattatrice.
«Pagami, altrimenti queste immagini le spedisco per posta alla tua famiglia»: di fronte alla minaccia di vedersi «rovinato» dall’«amante» cibernetica, con tutta probabilità più d’uno mette mano al portafogli, o meglio alla carta postapay che di tracce quasi non le lascia, e sborsa quanto la donna chiede. Il silenzio, in casi del genere, è veramente d’oro perché per tenere nascosti i vizi segreti sarebbero stati pagati migliaia di euro.
Solo in quattro, allo stato attuale, hanno denunciato anziché pagare e, grazie a loro, è iniziata l’indagine che ora vede la procura affidarsi alla polizia postale per rintracciare l’Ip della donna che sta seminando il panico tra i casertani dediti al cybersex, la nuova (ma non tanto) frontiera dei lussuriosi di casa nostra.
Quel girone pieno di insidie nel quale sono finiti con tutte le scarpe, ma senza vestiti, distinti padri di famiglia, lo stanno ora esplorando le forze dell’ordine, ma sembra difficile che si riuscirà in breve tempo a rintracciare l’adescatrice. 
Non è neanche escluso che la donna fosse, per l’appunto, solo un’esca: in precedenti indagini sul tema, si è spesso scoperto che dietro giri del genere si muovono vere e proprie associazioni con all’attivo esperti informatici il cui compito è quello di evitare che la polizia rintracci il luogo in cui si trova il computer dal quale partono le immagini hot della donna e al quale arrivano quelle altrettanto osé dei «polli» che si è prefissata di spennare.
Le somme pretese per lasciare nel silenzio i vizi segreti delle povere vittime arriverebbero anche a svariate migliaia di euro. 
Questo, almeno, è ciò che emerge da quelle poche denunce sporte e dalla quali si sta cercando di partire per bloccare un fenomeno che sembra inarrestabile proprio perché alimentato dalle vittime stesse. 
D’altro canto, il cybersex all’estremo è tra le dipendenze curate presso i Sert, al pari delle tossicodipendenze e della ludopatia.
È un fenomeno drammaticamente in crescita che in certi casi inibisce la normale vita sessuale di chi ne è affetto. 
Spesso sono proprio queste le vittime predestinate di questo genere di ricatto. Le indagini, a ogni modo, chiariranno anche questo.  
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