Produrre similpelle: bastano delle mele o anche mandarini

La ricerca più avanzata alla BIOlogic

Produrre similpelle: bastano delle mele o anche mandarini
di Giuseppe Scuotri
Giovedì 12 Gennaio 2023, 08:58
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Si parte dagli scarti della frutta. Quella grossa fetta di prodotti che, ogni anno, finiscono al macero perché invenduti o perché presentano imperfezioni estetiche. Con tecniche all'avanguardia ed ecosostenibili li si lavora fino a ottenere della cellulosa, pronta a essere rimessa in commercio. È ciò che accade a Villa Literno, nel laboratorio di ricerca BIOlogic. Da qui, da un territorio soffocato per decenni dalla criminalità organizzata e dalla mancanza di prospettive per le giovani generazioni, passa oggi la sfida per rinnovare e rendere più sostenibili i processi industriali.

«La frutta che arriva qui è soprattutto quella prodotta sul territorio, come mele annurche e mandarini spiega Marco Abbro, responsabile del laboratorio . Il processo di estrazione avviene a freddo, con l'aggiunta di un pool di microrganismi». Si tratta di batteri selezionati e cresciuti in laboratorio, istruiti nel trasformare la materia di partenza in un prodotto simile al tessuto o alla pelle, molto resistente ed elastico. Una modalità di lavoro innovativa che potrebbe essere l'inizio di una rivoluzione copernicana, come sottolinea Paolo Netti, direttore del Centro di ricerca per Biomateriali Avanzati (Crib) e docente dell'Università degli studi di Napoli Federico II: «È un nuovo modo di concepire i processi di produzione dei materiali, non più estraendoli dalla natura come l'uomo fa da secoli, ma istruendo entità biologiche come batteri, cellule e lieviti per farli crescere e dargli nuove proprietà e funzioni. L'orizzonte è arrivare a generare direttamente gli oggetti, ad esempio tavoli e sedie, ma più in generale di qualunque tipo, con un processo che implica un basso consumo energetico e molto sostenibile, perché rientra nei cicli naturali. Una natura istruita a fini buoni, per una biologizzazione del processo industriale, finalmente adeguato alle nostre esigenze».



Le tecniche adoperate al BIOlogic possono trovare applicazione anche alla produzione alimentare, settore cruciale per il futuro del pianeta: «Generare cibo istruendo cellule muscolari a riprodurre carne che troviamo nei supermercati è possibile prosegue Netti a Singapore si vendono già alette di pollo ingegnerizzate in laboratorio. Dobbiamo avvicinare questo futuro alle nostre imprese, introducendo entità biologiche all'interno dei processi industriali. Investire in questi materiali conviene forse non ancora economicamente, ma di certo dal punto di vista dell'impatto sulla natura».
Il progetto è stato fondato e gestito dalla Knowledge for Business, società specializzata nella produzione di materiali da processi biologici, in collaborazione con la startup TecUp.

Per ora, il focus è sul settore tessile e cosmetico: «Il lavoro afferma l'amministratore delegato della TecUp, Massimo Bracale è concentrato sull'utilizzo di nanocellulosa per l'impresa tessile in sostituzione della pelle animale, perché il prodotto essiccato ha caratteristiche molto simili alla pelle, e sulla parte della cosmetica. Trattando in maniera diversa il prodotto, infatti, si può ottenere una base assolutamente naturale per patch cosmetici. Oggi sottolinea BIOlogic è un solido punto di connessione tra competenze scientifiche e impresa, facendo rete con altre startup innovative e con una serie di centri di ricerca universitari e del Cnr con cui ha strutturato collaborazioni di sistema».

Valeria Fascione, assessore regionale alla Ricerca, Innovazione e Startup, sottolinea l'importanza strategica del laboratorio nel rilancio dell'industria in Campania: «BIOlogic si colloca al meglio in una regione che è la terza in Italia per numero di startup e prima come numero di imprenditori under 30, nella quale l'agritech rappresenta una base forte per le esportazioni. Tra l'altro può già contare sulle collaborazioni in essere voluta da KforB e TecUp con centri di ricerca, Università e imprese, oltre al nostro sostegno istituzionale. L'obiettivo è diventare insieme un punto di riferimento del settore, anche a livello nazionale».

Per il sindaco Valerio Di Fraia, non è un caso che BIOlogic sia nato a Villa Literno: «Il nostro è un territorio prettamente a vocazione agricola. Avere una realtà del genere di innovazione biotecnologica è motivo di grande orgoglio. Da parte nostra ci sarà un impegno diretto e una disponibilità ad aiutare il laboratorio anche da un punto di vista logistico». Il primo cittadino ha ricordato come Villa Literno sia anche uno dei cinque comuni consorziati in AgroRinasce, un piano di rilancio del territorio in cui il laboratorio potrebbe risultare strategico: «C'è un impegno da parte mia per trovare la giusta location a BIOlogic in un polo che sarà agricolo e votato all'innovazione tecnologica e biotecnologica. Auspico che in futuro anche altri investimenti possano consentire alle startup di invertire la tendenza, presentando finalmente un'immagine positiva del territorio e portando lavoro per i più giovani».
 

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