Maddaloni: microcariche e sciami sismici, petizione per “salvare” il Santuario

Le vibrazioni causate dagli scoppi per la bonifica dei siti estrattivi

Il santuario di San Michele Arcangelo
Il santuario di San Michele Arcangelo
di Giuseppe Miretto
Martedì 10 Gennaio 2023, 08:20
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Torna a tremare il centro storico pedemontano. E torma la paura e moltissimo nervosismo per le vibrazioni trasmesse agli immobili. Non si contano le segnalazioni di microsismi, vibrazioni, rumori, causate da microcariche a scoppio controllato, utilizzate per abbattere la roccia, fatte dai residenti dell'area di Maddaloni Superiore, via Ponte Carolino, via San Salvatore. Ma è sui vicoli dei Formali, quartiere medioevale, tutelato solo grazie alla manutenzione dei residenti, che è scattata la mobilitazione.

Questa volta, oggetto di una segnalazione, recapitata negli uffici del Genio civile, della Soprintendenza, del sindaco, del comandante della Polizia municipale a all'Ufficio tecnico, non è l'attività di scavo del tunnel base della ferrovia Bari-Napoli, opera prossima all'inaugurazione. Ma l'azione di ricomposizione ambientale, autorizzata dalla Regione Campania, degli ex siti estrattivi. Primo firmatario di una denuncia e di un esposto, è l'architetto Antonio Mereu che scrive anche al rettore del santuario di San Michele Arcangelo e quindi al vescovo di Caserta: «Non possiamo non segnalare l'avvertimento degli effetti delle onde sismiche avvertite anche sul Santuario.

Siamo preoccupati oggi oltre che per gli effetti sugli immobili anche per la tenuta dei monumenti».

Mereu, già fondatore del comitato Recuro per la tutela del centro antico, torna a guidare una battaglia a difesa del territorio: «Sono stato testimone, anche in data 29 dicembre scorso, del forte sussulto che l'intera collina. Dopo qualche attimo si è sentito uno scoppio soffocato come se il tutto avvenisse ad un grande profondità. In sequenza, dopo il suono di una sirena abbiamo sentito il rumore del martellone demolitore che cominciava la sua opera». È in sintesi, il contenuto di una missiva, con raccolta firme, per chiedere un'«indagine preventiva e un'azione di tutela per i tanti frequentatori del Santuario, delle aree vincolate e una verifica degli effetti del sisma indotto sul complesso monumentale delle torri e del castello». In attesa di verifiche e accertamento, Recuro ha avviato un censimento di danni potenziali sugli immobili privati. Oltre alla prevenzione si chiede informazione. «Non siamo contro le aziende insiste e ripete - a prescindere ma chiediamo, come ottenuto con i lavori della Bari-Napoli, che tutti i lavori svolti sono eseguiti nell'assoluto rispetto delle normative di legge. Le vibrazioni, prodotte dalla volate di sparo siano al di sotto della soglia prevista dalla legge. Gli spari, se necessari, vanno fatti dopo aver informato la popolazione. Chiediamo solo di poter vivere in pace senza danni o con i nervi a fior di pelle».

La questione dei microsismi e dei danni potenziali indotti fa ridiventare di attualità il decennale contenzioso sul «mancato recupero e il danneggiamento del castello, torri e parco collinare». L'avvocato Pasquale D'Alessio (proprietario della Torre Artus) rende pubbliche le perizie presentate in Tribunale: «Contro l'operato omissivo del Ministero delle Politiche Agricole e delle Foreste, del dicastero dei Beni Culturali e alla Regione Campania è stata presentata da anni una perizia, ma impugnata, firmata dall'ingegnere Giovanni Graziano, che certificata anche come l'azione dei microsismi, nel corso dei decenni, abbiano causato danni ai monumenti ampliando le fratture e i danni. Questo studio documentato è stato presentato all'attenzione di tre Procure (S.Maria Capua Vetere, Napoli e Roma)». Ma l'azione degli eredi de'Sivo punta non a certificare i danni già avvenuti e definire le responsabilità degli «organi preposti alla vigilanza su monumenti sottoposti a vincolo». «Non siamo interessati a certificare la responsabilità conclude D'Alessio - già documentata ma a mettere fine ad un danno che non è definitivo, essendo possibile avviare una adeguata restitutio ad integrum dei monumenti non solo in chiave di conservazione ma anche di risistemazione paesaggistica, architettonica e del terreno collinare».
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