Terra di Lavoro, l'Archivio di Stato
diventa una beffa: cercasi altra sede

Terra di Lavoro, l'Archivio di Stato diventa una beffa: cercasi altra sede
di Nadia Verdile
Domenica 24 Giugno 2018, 11:10
3 Minuti di Lettura
L'archivio di Stato cerca casa. Ancora una volta, ancora un'altra sede. Dalla homepage del sito istituzionale dell'ente si legge che si cerca un immobile da affittare, possibilmente già disponibile o eventualmente da adeguare entro e non oltre tre mesi dalla stipula del contratto, da adibire a deposito archivistico dell'Archivio di Stato. Si chiede una superficie lorda di 2.650 metri quadri, distribuita su uno o più piani, capace di ospitare 13mila e 500 metri lineari di documentazione archivistica e uno spazio di almeno 50 mq da adibire a uffici, sale di studio, e zone servizi di supporto all'attività archivistica. Una storia lunga decenni, una storia fatta di ritardi, di disorganizzazione, di cattiva gestione dei lavori pubblici. Una storia di sedi provvisorie che dal 1972 tiene l'Archivio di Terra di Lavoro in un limbo senza fine. Da poco più di un anno è stato aperto il cantiere all'emiciclo vanvitelliano, già caserma Pollio, per il restauro e l'adeguamento dell'edificio che ospiterà gli uffici e i fondi dell'Archivio. Era il 1995 quando l'emiciclo fu destinato come sede definitiva dell'Archivio.

Nel 1999 iniziarono i lavori e, negli anni, fu completato il primo lotto. Poi un lungo e assordante silenzio. Lo scorso novembre Roberto Reggi, direttore generale dell'Agenzia del Demanio, fece visitare il cantiere alla stampa. «Questo è un cantiere disse - che finalmente chiude decenni di abbandono e di degrado che sono stati sotto gli occhi di tutti. Ci sono state precedenti progettazioni ma l'aspetto esterno di questo edificio storico così importante era per la cittadinanza e per i turisti un disastro. Con questo cantiere si chiude un periodo negativo e si avvia un percorso che porterà nel 2019 il trasferimento dell'Archivio di Stato in questa sede prestigiosa che diventerà la casa dello studio, della ricerca, della memoria, come è giusto che sia; il patrimonio documentale e gli uffici saranno concentrati tra l'ex struttura militare e alcuni spazi all'interno di Palazzo Reale creando un sistema cultura facilmente accessibile per studenti e ricercatori».

Agli inizi di gennaio chiudeva la sala studio nella nuova sede a Palazzo reale. Con un laconico annuncio la direttrice Luigia Grillo informava: «Nella tarda mattinata di venerdì 12 gennaio è stata trasmessa a questa direzione una nota di riscontro relativa all'individuazione di un locale idoneo alla destinazione di Sala di Studio. La nota della Direzione Generale ha negato l'utilizzo di un ambiente al pianoterra, appartenuto a quelli in cui era ospitata l'aeronautica; la motivazione addotta è che il locale non è rispondente ai requisiti richiesti dalla normativa sulla sicurezza».

 

Dopo sette mesi di utilizzo la sala non era più idonea. Punto e accapo. Da allora l'archivio già smembrato, una parte alla reggia e un'altra nella vecchia sede in via dei bersaglieri, resta, per gran parte del materiale custodito, off limit. «Siamo di fronte ad uno scandalo dice Paola Broccoli del Comitato Pro Archivio - che si perpetua da oltre 30 anni, costato ai contribuenti decine di milioni di euro, senza che possano oggi godere di alcun servizio. Abbiamo scritto come Comitato, nel mese di febbraio, al ministro Franceschini, alla segretaria generale del Mibact Carla Di Francesco, al direttore generale archivi Gino Famiglietti, al sindaco e al prefetto di Caserta, perché inviassero degli ispettori e lo abbiamo fatto con un'articolata e documentata richiesta. È evidente che non si tratta solo di lentezza della macchina amministrativa, ma ci troviamo di fronte ad un potere che frena e che si oppone ad ogni ipotesi di soluzione, contravvenendo di fatto le norme in vigore. Per questo come Comitato abbiamo chiesto che si proceda all'invio di ispettori per far luce su una vicenda opaca, fatta di sprechi, abusi ed illegalità. L'Archivio dispone di ben 3 sedi demaniali ed è pressoché chiuso. Nell'augurare buon lavoro al neo ministro Bonisoli, chiediamo un intervento tempestivo in questa vicenda. Dal gennaio 2016 l'Archivio è titolare di 4mila mq in Reggia, negli ex locali dell'aeronautica. Ci sono spazi e fondi perché non si procede con il trasferimento? Si ritiri la manifestazione d'interesse e si acceleri per il trasferimento negli spazi ex aereonautica come, peraltro, sancito dalla legge istitutiva del Museo della Reggia».
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