Trecento colonie di gatti, città felina fuori controllo

Trecento colonie di gatti, città felina fuori controllo
di Emanuele Tirelli
Domenica 27 Febbraio 2022, 11:56 - Ultimo agg. 12:00
4 Minuti di Lettura

All'interno del cimitero di Caserta, in Passaggio Domenico Menditto accanto all'Istituto Lorenzini, e in un parco privato a pochi passi da lì. Un'altra molto grande è in piazza Po. E ancora, in via Barducci, nei pressi della Casina Vecchia alla Vaccheria, nei rioni Tescione e Michelangelo; poi tra via Ferrara, via San Carlo e via San Giovanni. Le colonie feline nel territorio di Caserta sono oltre 300 e rappresentano un problema robusto perché le sterilizzazioni sono molto inferiori rispetto al necessario. Di cani randagi, invece, se ne contano sempre meno. Ma in questo periodo ci si aspetta la ripresa degli abbandoni dei cani da caccia.



Ogni colonia conta da due o più gatti, fino a 25-30. E, nonostante le campagne di sensibilizzazione fatte dalla associazioni, non sempre i gatti di colonia vengono sterilizzati. Ecco perché la situazione casertana è fuori controllo. Ogni anno una gatta può partorire anche tre volte, fino a un massimo di 24 cuccioli. Così, pur volendo prendere in considerazione un alto tasso di mortalità solo il 20-30 per cento dei gatti di strada sopravvive - si fa presto a raggiungere un totale impegnativo. «Siamo anche nel periodo in cui le gatte vanno in calore», dice Alessandra Pratticò dell'associazione di volontariato Nati Liberi. «Vuol dire che alla fine di aprile assisteremo a nuove, numerose nascite, che poi, a loro volta, faranno lievitare i numeri ancora e ancora. Per risolvere il problema del randagismo c'è solo un sistema: la sterilizzazione. In molte città del nord, i cittadini e le Asl sono stati capaci di contrastare questa piaga, mentre noi a Caserta e in tutta la Campania non ci riusciamo. I servizi veterinari regionali dovrebbero prevedere percentuali di intervento e risorse basati su dati empirici e non su teorie che nulla hanno a che vedere con le realtà dei territori. In una città come Caserta, dove abbiamo quasi azzerato il fenomeno del randagismo canino, le Uov territoriali delle Asl dovrebbero poter impiegare tutte le risorse per contrastare la piaga del randagismo felino. È anche vero che ai problemi istituzionali si aggiunge la scarsa collaborazione di troppi referenti di colonie che non si adoperano nelle catture finalizzate alla sterilizzazione, facendo così aumentare il fenomeno in modo esponenziale».

Un lavoro continuo sulle adozioni ha portato a 124 il numero dei cani attualmente ospiti del rifugio municipale di Caserta. Purtroppo, finita la stagione della caccia, si attende la nuova ondata di abbandoni dei cani che sono stati considerati inadatti dai padroni. «La settimana scorsa l'Asl ha prelevato una Pointer scheletrica, abbandonata nella frazione di Centurano», continua Pratticò. «E sono già ripresi gli annunci di numerosi volontari che segnalano Setter, Breton, Bracchi e Pointer. Mi aspetto un aumento dei cani da caccia in strada, come accade ciclicamente. Alcuni cacciatori testano sul campo gli animali e, quando si accorgono che non soddisfano le loro esigenze, non mostrano alcuno scrupolo nell'abbandonarli. Ovviamente si tratta di cani non chippati, quindi impossibili da ricondurre ai proprietari. Dall'inizio del nuovo anno ci sono state numerose adozioni e fino alla fine di marzo saremo abbastanza tranquilli sul fronte delle nuove cucciolate. Se è vero che non ci sono quasi più cani randagi, è altrettanto vero che quelli lasciati incustoditi si accoppiano generando nascituri indesiderati che poi vengono scaricati in strada. La preoccupazione riguarda di più i felini, ma questo non esclude che ci ritroveremo con i cuccioli di cane abbandonati nei cartoni o legati al cancello del rifugio, ai quali presteremo sempre le cure necessarie, pur consapevoli di trovarci in un circolo vizioso che senza la collaborazione delle istituzioni e di tutti i cittadini non si arresterà mai».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA