Un’opera, “Per Eusebia”, è un grande bassorilievo in corallo frantumato, come tessere di mosaico, che riproduce i simboli di San Gennaro: la mitra, le chiavi, le ampolle. L’altra si chiama “Il numero 85 (con ali d’angelo) ed è una scultura in corallo rosso del Mediterraneo che rappresenta un teschio umano dai cui lati spuntano lunghe ali.
Sono le due installazioni che Jan Fabre ha creato per Napoli: la prima è stata collocata in una finestra della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro, la seconda nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. L’allestimento è a cura di Melania Rossi, le opere sono realizzate grazie alla donazione dell’artista stesso insieme a Gianfranco D’Amato e Vincenzo Liverino.
Non è la prima volta che Fabre crea lavori permanenti per la città: «Già è successo con le quattro installazioni custodite nel Pio Monte della misericordia, accanto alla tela di Caravaggio.
Poi c’è l’opera concepita per la chiesa napoletana delle Anime del Purgatorio ad Arco, e anche in questo caso omaggia una donna, leit motiv dell’artista: appare come una diretta discendente di un’altra scultura custodita nella chiesa, il cosiddetto Teschio Alato realizzato da Dionisio Lazzari per l’altare maggiore nel 1669. Il numero 85, il cui significato numerologico è da ricondursi alle anime del Purgatorio, stabilisce un contatto diretto con il culto dei morti, o meglio delle anime. «L’opera è una sorta di meditazione anatomica in cui si può cogliere la forma della vita che si disfa in altre forme viventi».
Per Eusebia e Il numero 85 (con ali d’angelo) sono accompagnate da un catalogo con saggi di Angela Tecce, Melania Rossi, Marino Niola, Sara Liuzzi, Francesco Imperiali di Francavilla e Francesca Amirante, edito da Electa e realizzato grazie al contributo di Studio Trisorio.