Paestum, due templi in uno: e vicino al mare

La campagna di scavo quasi conclusa riscrive mappe e storia di Poseidonia: la colonia greca nel VI secolo aveva costruito un santuario sulla costa ma nessuna difesa contro gli invasori

Paestum, un tempio sotto l'altro
Paestum, un tempio sotto l'altro
Maria Pirrodi Maria Pirro
Domenica 14 Gennaio 2024, 19:19 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 21:52
4 Minuti di Lettura

Un tempio sotto l'altro. Il più antico risale al VI secolo avanti Cristo ed è nascosto nelle fondazioni: conta quattordici capitelli, tutti tagliati a metà, frammenti e materiali almeno in parte riutilizzati, riadattati e inglobati all'inizio del V secolo nel monumento successivo. E ridisegna la mappa urbana di Paestum: in origine chiamata Poseidonia, colonia greca, al momento della costruzione del santuario arcaico non ancora protetta dalle mura. Nella zona occidentale della città, vicino al mare, a poche centinaia di metri dalla costa: tra i campi oggi coltivati, possedimenti privati, in fondo a una strada comunale lontana dall'ingresso principale del parco archeologico che ha registrato il record di accessi nel 2023, più di mezzo milione. Tant'è che si pensa di disegnare nuovi percorsi per le visite guidate in modo da mostrare non solo in via eccezionale i templi dorici «due in uno», dissotterrati durante la campagna di scavo stratigrafico ideata nel 2019, ovvero quando è stato individuata l'inattesa architettura, e realizzata a partire da settembre 2022. Un'indagine eccezionalmente documentata come mai accaduto dagli anni Cinquanta, che sta riscrivendo la storia millenaria e suggestiva del luogo, e appassionando il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che con un comunicato ha richiamato l'attenzione sul cantiere. «Le recenti scoperte confermano quanto a Paestum ci sia ancora molto da fare sul fronte degli scavi, della ricerca e anche sul piano della valorizzazione» rimarca, intestandosi il merito di aver dato «impulso a notevoli iniziative, dopo decenni di inerzia».


In particolare, Sangiuliano ricorda che il museo archeologico nazionale di Paestum ha un allestimento rinnovato «dopo importanti e impegnativi lavori», e promette di ritornare sul posto «per sottolineare il valore dell'intervento di riqualificazione» più complessivo, che prevede un ulteriore investimento, di venti milioni, nell'ex stabilimento della Cirio, in modo da aprire uno spazio di cultura a pochi passi dal santuario di Santa Venera, e unire archeologia classica e industriale.

Il ministro è atteso a Napoli da domani, per due giorni. Poi a Roma e, al termine di una fitta agenda parlamentare, nel Salernitano. Dove ha programmato finanziamenti anche per altri progetti: «Nei mesi scorsi mi sono recato anche a Velia per inaugurare la mostra "Elea: la rinascita" e garantire un primo stanziamento di risorse per iniziare a realizzare il museo». Qui centinaia di cassette con preziosi reperti restano da trasferire, prima nel deposito collocato nell'ex galleria ferroviaria, poi nelle vetrine per il pubblico. Solo una selezione di statue e opere è infatti esposta sull'acropoli.

Per Massimo Osanna, direttore generale Musei al ministero, proprio «i nuovi scavi sono l'ennesima dimostrazione di come lo studio e la ricerca siano assi portanti nella gestione del patrimonio culturale e strumenti fondamentali delle funzioni di tutela e valorizzazione che lo Stato è chiamato ad espletare». Certifica: «Nel sistema museale nazionale, che mira a fissare dei livelli minimi di qualità della valorizzazione per tutti i luoghi della cultura, il parco archeologico di Paestum e Velia, con le sue politiche intelligenti di cura e promozione, rappresenta un esempio virtuoso, foriero di ulteriori futuri affascinanti ritrovamenti». Ma, per gli studiosi e gli addetti ai lavori, tutto questo si declina già tra il presente e il recente passato perché colonne, capitelli, parti del tetto in travertino, decorazioni in terracotta colorata, gocciolatoi a forma di leone, Gorgone e Afrodite e tante altre effigi sono stati classificati negli ultimi quattro anni: sempre intorno al piccolo santuario di Paestum, di 11.60 per 7.60 metri, con perimetro di quattro colonne per sei, che ha sostituito fino a contenere l'altro, il più antico e più simile al tempio più maestoso di Hera (detto la «basilica»).


«Questi eccezionali rinvenimenti, che aggiungono nuovi fondamentali tasselli alla ricostruzione della storia arcaica della colonia magnogreca di Poseidonia, documentano le molteplici fasi di costruzione del santuario situato in prossimità della costa (da dove i coloni stessi erano giunti alcuni decenni prima) ed edificato in epoca arcaica, prima ancora che la città fosse dotata di un circuito di difesa», sottolinea la direttrice del parco archeologico Tiziana D'Angelo, anche ieri nel cantiere quasi concluso che vede la collaborazione di archeologi, restauratori, ingegneri, architetti e geologi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA