Charlie Brown & Co., la nostra vita a fumetti

Nell'arco di 50 anni l'identità del fumetto non è mai cambiata

Charles M. Schulz tra i personaggi da lui creati
Charles M. Schulz tra i personaggi da lui creati
di Lorenza Fruci
Lunedì 28 Novembre 2022, 11:05
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Il 26 novembre di 100 anni fa nasceva Charles M. Schulz, il padre dei Peanuts, i famosissimi personaggi dell'omonimo fumetto umoristico. Anche se la data più significativa della sua vita è il 13 febbraio 2000, giorno seguente alla sua morte, quando viene pubblicata l'ultima sua striscia, in cui comunica «La mia famiglia non desidera che i Peanuts siano disegnati da qualcun altro, quindi annuncio il mio ritiro». Il messaggio viene affidato a uno dei protagonisti del fumetto, il bracchetto Snoopy, che dal 1950, insieme ad un gruppo di bambini, anima l'immaginazione di milioni di lettori, grandi e piccini, in tutto il mondo.

Il primo ad apparire nelle vignette è Charlie Brown, perno delle storie e emblema dell'uomo qualunque destinato all'insuccesso. Ha una sorella più piccola, Sally, convinta che il mondo le debba sempre una spiegazione, e un'amica prepotente, Lucy, che lo giudica continuamente e lo bullizza. Anche Lucy ha un fratello minore, Linus, che si imporrà nell'immaginario per la sua coperta, citata anche nei manuali di psicologia come simbolo di conforto alle insicurezze. E poi c'è Snoopy, il cane di Charlie Brown, che scrive a macchina, cammina su due zampe e ha un improbabile amicizia con Woodstock, un uccellino giallo che si esprime attraverso linee verticali che solo il suo amico sa comprendere. 

Nell'arco di 50 anni l'identità del fumetto non è mai cambiata.

Di striscia in striscia è andato a comporre un lunghissimo romanzo americano, basato su relazioni e situazioni in cui ogni lettore ha potuto identificarsi. Dietro la semplicità della vita di questi bambini ci sono le complessità degli adulti: dal tormentone di Lucy che toglie il pallone da football a Charlie Brown per ben 45 volte, alla fede di Linus nel Grande Cocomero, fino all'amore mai confessato di Charlie Brown per «la ragazzina dai capelli rossi». Malinconie, desideri e rabbie raccontati con la poesia del pennino dell'autore che, nel libro Conversazione con Charles Schulz del 1992, disse «non mi piace offendere le persone... io disegno qualcosa di buono, ma anche di pulito». 

Nato a Minneapolis nel Minnesota, a due anni lo zio lo soprannomina «Sparky» come il cavallo Spark Plug del fumetto. È la sua iniziazione alle vignette, di cui condivide la lettura con il padre la domenica. Grazie alla madre si iscrive alla scuola federale d'arte per corrispondenza, dove poi lavorerà una volta tornato dalla guerra. Durante gli anni di insegnamento disegna piccoli personaggi ironici che presenta con perseveranza alle redazioni. La svolta arriva nel 1947, quando il giornale locale St. Paul Pioneer Press pubblica la sua prima striscia a fumetti. Si chiama «Li'l Folks» ed è la precursora dei Peanuts. I suoi disegni si fanno notare e tre anni dopo la United Feature Syndicate gli propone un contratto in esclusiva per distribuirli a livello nazionale. Il 2 ottobre 1950 escono su sette quotidiani americani le sue prime vignette a quattro, layout che permetteva la disposizione a quadrato o in linea. Vissuto da Schulz come un limite, questo formato «salvaspazio» gli permette invece di affinare il suo stile già minimalista e di caratterizzarlo sulla costruzione tecnica della striscia nel lungo periodo, grazie alle uscite quotidiane. Anche il nome Peanuts («noccioline») scelto dal distributore, che si riferiva al pubblico di bambini, non piacque mai a Schulz che lo giudicò «senza dignità».

Ma il successo è enorme, tanto che negli anni le strisce vengono tradotte in più di 20 lingue in oltre 70 nazioni. E gli stessi personaggi iniziano a sollevarsi dalla carta e a conquistare spazio nei vari media.

La prima apparizione in tv risale al 1959 negli spot della Ford Falcon, a cui segue nel 1965 «A Charlie Brown Christmas», il primo di una lunga serie - non ancora terminata - di speciali tv, con colonna sonora jazz di Vince Guaraldi. Vi collabora anche Schulz che impone che Linus legga un passo del Vangelo: «Che Natale sarebbe senza raccontare la nascita di Gesù Cristo?», argomentò. 

Prosegue la produzione di cartoni in tv, film al cinema, videogiochi e merchandising e i Peanuts si affermano come universo iconografico della cultura popolare mondiale. Il riconoscimento massimo della loro notorietà avviene quando la Nasa chiede a Schulz di poter usare Snoopy come mascotte, inizialmente per premiare i migliori dipendenti dell'ente con il Silver Snoopy Award (una spilla d'argento disegnata da lui nel 1968), e successivamente chiamando «Charlie Brown» e «Snoopy» due navicelle della missione spaziale Apollo 10 del 1969. 

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In Italia i Peanuts arrivano nel 1961 grazie al quotidiano «Paese Sera» che li rinomina «Pierino». Nel 1965 i diritti passano all'editore Milano Libri che li pubblica nella nuova rivista «Linus», dove tra le firme compare anche Umberto Eco, che già nel 1963 aveva scritto la prefazione al libro Arriva Charlie Brown, il primo di Schulz tradotto in Italia, sostenendo che «questi bambini... sono le mostruose riduzioni infantili di tutte le nevrosi di un moderno cittadino della civiltà industriale», e dando avvio all'analisi dei «Peanuts» da parte degli intellettuali. Se inizialmente sembrava che Schultz volesse rappresentare il sogno americano e l'ansia di raggiungerlo, poi andò oltre, toccando temi più universali e cogliendo i cambiamenti di una società sempre più globalizzata. Così nel 1968 arriva Franklin, un nuovo personaggio di colore, negli anni '70 Lucy inizia a parlare di istanze femministe e sempre più spesso le sue «noccioline» commentano dei passi biblici. Nel libro La cuccia del filosofo, uscito in questi giorni per Àncora, l'autore Saverio Simonelli parla di piccoli protagonisti che simboleggiano «la piccolezza dell'umano di fronte alla grandezza del mistero che li trascende». Nei tratti dei personaggi e dei loro interrogativi c'è la personalità di Schultz e il suo modo di concepire la vita. Il suo sguardo gentile corrispondeva all'animo buono di Charlie Brown, la sua fantasia combaciava con il mondo immaginario di Snoopy, i suoi dubbi sull'esistenza coincidevano con la spiritualità di Linus. Per questo nessuno poté mai sostituirlo dopo la sua morte. Dopotutto fu lui stesso a confessare che disegnare i Peanuts «è stata la realizzazione del sogno che avevo fin da bambino». E non si rubano i sogni ai bambini. 

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