Enzo Miccio e il suo libro: «Fluido è bello, ma ai matrimoni ci vuole eleganza»

Il racconto della professione wedding planner

Enzo Miccio
Enzo Miccio
di Santa Di Salvo
Venerdì 16 Giugno 2023, 08:41
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Prima c'era la mamma. Poi è arrivato Enzo Miccio, che ha importato in Italia la figura professionale del wedding planner e ormai vi si identifica al punto da scrivere un libro che gioca con la formula fatidica (Ditemi sempre di sì, Harper Collins, pagine 192, euro 18,90).

Citazione (quasi) eduardiana, a lei qualcuno ha detto almeno una volta di no?
«Nella vita privata sì, le volte neanche le conto. Sul lavoro meno. Con i miei clienti riscuoto successo perché da sempre metto in campo fiducia, entusiasmo, empatia. Ad ogni matrimonio mi sposo un po' anch'io».

A proposito di vita privata, il suo libro (delizioso, persino ben scritto...) delle nozze perfette racconta tutto. Di lei molto meno. Geloso della sua vita privata?
«Sì. Anzi penso di aver detto già troppo con i miei ricordi familiari, l'infanzia a Boscotrecase, la storia della mia famiglia, la precoce vocazione al bello, i matrimoni di zie e cugine. Cerco di arginare le curiosità troppo ravvicinate».

Difficile, oggi qualsiasi personaggio pubblico deve fare i conti con media invasivi.
«Lo so, dopo "Pechino express" infatti ho capito che la gente voleva sapere più cose di me.

Ma bisogna fermarsi al momento giusto».

Complimenti per tanta saggezza. Lei si considera più un esteta o un creativo?
«Sono un esteta perché amo vivere, viaggiare, mangiar bene, vestire meglio. La sensibilità verso il bello non è una dote superficiale. Curarsi attraverso la bellezza è terapia. La creatività la esprimo soprattutto nel mio lavoro. Che mi piace moltissimo, mi mette di buonumore. Perciò mi riesce bene».

Oscar Wilde ambiva a vivere all'altezza delle sue porcellane. Lei a quella delle sue alzatine? Sappiamo che ne ha una collezione infinita, di grande valore.
«È noto il mio "vizio" di arredare la tavola con tessuti pregiati, specchi e alzatine. Nel mio personale pantheon della bellezza li metto ai primi posti. Una passione antica che nasce dai vecchi bauli della nonna».

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C'è un matrimonio al quale è rimasto particolarmente legato?
«Di ricordi speciali ne ho tanti, perché la mia organizzazione dura dodici mesi, ed è un tempo abbastanza lungo per intrecciare un rapporto di amicizia vero con le persone. Non a caso la mia migliore amica è una sposa di 18 anni fa. Quasi nessuno dei miei clienti dimentica che il 5 maggio è il giorno del mio compleanno!».

Ma ci saranno di sicuro idilli più tiepidi...
«Certamente, non sempre può scattare il feeling personale. Ma di norma cerco di non fare mera consulenza, voglio che nel rapporto di lavoro ci sia qualcosa che arricchisca anche me. E aspetto sempre la telefonata degli sposi che m'invitano a pranzo la prossima domenica».

Nel libro lei non fa molti nomi. Con l'eccezione di una donna a cui è stato molto legato: Marta Marzotto.
«È stata la mia prima sponsor. Sin dall'apertura del primo atelier in via San Maurilio a Milano mi ha preso sotto la sua ala. Ero giovane, l'ho stalkerata un po'. Ma lei sempre generosa mi ha assistito e mi ha fatto conoscere le persone giuste».

Che cos'è lo stile? Esiste una donna che lei può definire la sua icona di stile?
«Fino a qualche anno fa avrei risposto Grace Kelly. Inarrivabile. Oggi, forse, Rania di Giordania, una signora che non sbaglia mai. Lo stile non è solo un bell'abito, è un'attitudine personale. È il modo in cui parli, sono i tuoi gesti, è la tua posa naturale».

Un uomo che ha stile?
«Ce ne sono diversi, a me viene in mente Luca Zaia, il presidente della Regione Veneto».

Il nuovo millennio ha sdoganato usi e costumi prima considerati di cattivo gusto. Lo stile è cambiato molto.
«Non in meglio. Per carità, mi piace questa maggiore libertà di esprimersi attraverso ciò che indossiamo, l'abito è un mezzo di comunicazione. Trovo la fluidità una conquista al passo con i tempi. Oggi anch'io posso indossare una camicia di chiffon senza scandalizzare nessuno. Però c'è un codice da rispettare. Bisogna vestirsi in base ai luoghi e alle persone che interagiscono con noi. Devi conoscere le regole, per poterle trasgredire».

Perché il matrimonio è un evento così centrale nella sua vita da scapolo?
«Perché vengo da una famiglia del Sud, dove il giorno delle nozze rappresenta ancora oggi la festa per eccellenza, più del Natale e di Ferragosto. Quelle atmosfere familiari di reunion al gran completo, i sorrisi, l'allegria, gli abiti eleganti, i preparativi pieni di emozioni, la cerimonia, la mensa fastosa, le fotografie mi commuovono ancora oggi. Come potevo scegliere qualcosa di diverso per la mia vita?».

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