La competizione tra due sorelle conquista Isa Grassano in “Come un fiore sul quaderno”

Originaria della Basilicata, l'autrice vive a Bologna e gira il mondo raccontando i suoi viaggi

Isa Grassano
Isa Grassano
di Alessandra Farro
Venerdì 22 Settembre 2023, 18:42
3 Minuti di Lettura

Isa Grassano vive da anni a Bologna, ma è originaria della Basilicata, nella vita gira il mondo parlando dei suoi viaggi, tra varie testate (Viaggi di Repubblica, Viaggi del Gusto, Marco Polo, Venerdì di Repubblica, etc.), sul suo blog amichesiparte.com e nei suoi libri. “Come un fiore sul quaderno” (Giraldi editore), però, racconta una storia diversa, quella di due sorelle che crescono lontane, alimentate da una competizione a tratti violenta, a tratti determinante, dal punto di vista di una delle due, Speranza.

Ci sono degli spunti reali nella storia?
«Il libro parte da un punto legato alla mia infanzia.

Ho vissuto in prima persona quello che scrivo: una bambina che ha una sorella che non ha mai visto. Col tempo avevo dimenticato quest’episodio, è tornato a galla guardando un film. Poi sono andata oltre e ho romanzato il mio passato, mescolandolo a ricordi reali: la paura di nuotare è mia, da piccola stavo annegando in mare; le memorie sulla scuola; le dicerie sui paesi del Sud. Poi, c’è la parte legata alla Svizzera, dove sono stata realmente per la stesura di un articolo su Herman Hesse. Mescolo finzione e realtà non si sa dove finisce uno e inizia l’altro».

Qui la sorella, Rosa, rappresenta quasi una competizione costante e misteriosa, un ignoto a cui ambire, ma la persona che tira le somme del rapporto è sempre Speranza.
«In un primo momento Speranza è gelosa della bambina che è più in tutto. Si ripete che se questa bimba è tanto importante per i miei genitori, a me il compito di eguagliarla. Rosa legge due libri? Speranza ne legge tre. I genitori dicono che Rosa va bene a scuola? Speranza si impegna al punto tale da essere la migliore della classe. Questo “gioco” si trasforma in un’emulazione. Speranza vuole far capire ai genitori che anche lei può avere le parti belle di questa sorella mai vista».

Non una scelta casuale ambientare la storia negli anni ’80?
«A quel tempo io avevo 10 anni, volevo riportare a galla i ricordi di quel periodo: i mondiali, Sanremo, il walkman, le penne profumate, le cassette che andavano riavvolte con la bic. Cerco di indurre nel lettore l’effetto nostalgia, “Quegli anni sono stati magici”, bisogna pensare. Chiaramente, si tratta di una nostalgia positiva, ti permette di fare andirivieni tra il passato e il presente, con un sorriso. “Ah, ti ricordi i treni che dal Sud partivano dal Nord coi sediolini in pelle, in cui ci ammassavamo in tanti?”. Volevo riproporre delle figure che sono ancora vivide nelle persone che hanno vissuto quel periodo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA