«Le passanti» di De André ispira Paolo Pizzato per il suo ultimo libro

«Le passanti» di De André ispira Paolo Pizzato per il suo ultimo libro
di Alessandra Farro
Lunedì 30 Maggio 2022, 17:50 - Ultimo agg. 20:31
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Paolo Vitaliano Pizzato in A proposito di quel che non accadde, Calibano editore, racconta quattro storie, riguardati quattro uomini e quattro donne e il loro potenziale amore, mai espresso. La vita è piena di se e di ma e l'autore ha deciso di esplorarli attraverso il sentimento più nobile.

Il romanzo è ispirato a “Le passanti” di De André, come mai?
«Stavamo ascoltando questo brano con l’autoradio in macchina, da ragazzini.

Ricordo che improvvisamente ci zittimmo tutti, rapiti dalla magia della canzone. Ascoltammo le storie di amori mancati che sembrava si materializzassero ai nostri occhi uno dopo l’altro. Non posso parlare degli altri, ma per me quella canzone, anzi quel racconto è cresciuto nel tempo dentro di me e a distanza di anni ho messo appunto un’idea che avevo concepito da tempo: la voglia di inventare storie che non concludessero “Le passanti”, che è meravigliosa così, per tutte le felicità intraviste, baci che non si è osato dare. Non volevo rovinarla o tradirne lo spirito raccontando come queste storie, ma volevo dilatare il tempo del racconto. Ho cercato di dedicare a ogni strofa una storia che dilatasse in prosa la definizione poetica De André».

Qual è il suo rapporto col cantautore?
«Ho avuto l’enorme privilegio di conoscere personalmente Fabrizio De André, non che lui lo ricorderebbe anche se fosse vivo! Avevo un amico, scomparso prematuramente due anni fa, con cui suonavo – lui alla chitarra ed io alla voce – prevalentemente il cantautorato italiano di trent’anni fa, quindi De Gregori, Guccini e soprattutto De André. Lui era in classe con il nipote di De André, che ci ha invitato a seguire le prove del cantautore alla vigilia del suo concerto per la promozione di “Nuvole”. Poi siamo stati al Forum di Assago e lo abbiamo incontrato dopo il live nel backstage. Lui è stato gentilissimo in entrambe le occasioni, anzi si è scusato con noi, addirittura, per aver provato un pezzo più volte durante le prove. Quattro chiacchiere per me indimenticabili, anche soltanto per l’accoglienza e la pazienza che ci ha dimostrato».

Alcune di queste storie sono reali?
«Alcune le ho inventate di sana pianta, per altre mi sono ispirato ad episodi personali. Se ho un ancoraggio preso dalla realtà per partire a immaginare una storia, cerco di sfruttarlo. Gli eventi reali che mi fanno sentire fisicamente la sensazione di stare camminando sulla terra mi aiutano ad alzare gli occhi e a guardare il cielo, ma se devo partire dalle nuvole faccio fatica. La prima storia, ad esempio, racconta un episodio vero. Mi è capitato di accompagnare mia mamma a una serie di visite mediche. Da questo ho inventato l’incontro del protagonista con una conosciuta, la segretaria dell’accettazione dell’ospedale. Tra i due c’è uno scambio fugace di sguardi questo, si potrebbe pensare che possa esserci dell’altro se solo ci fosse un tempo dedicato a un loro incontro».

Come sono nate le donne raccontate?
«Ancora una volta la realtà e l’immaginazione si mescolano. Alcune di queste figure sono ricordi di un amore del passato, altre di amori mai concretizzati. Nel terzo capitolo, dove due persone di rincontrano dopo anni su FB, ho utilizzato una storia passata: in terza media mi innamorai di una mia compagnia, non mi sono mai dichiarato. Ho immaginato cosa sarebbe successo se ci fossimo incontrati da adulti».

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