Il ritorno di «Malacqua» ,cronache dalla città-mondo

Il ritorno di «Malacqua» ,cronache dalla città-mondo
di Giuseppe Montesano
Venerdì 25 Marzo 2022, 08:08 - Ultimo agg. 17:29
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Leggi e ascolti, e piove; leggi, piove e ascolti le voci interiori dei personaggi; nessuno parla mai direttamente, tutte le parole e le voci si sentono attraverso la testa, la testa di chi pensa o sogna mentre piove; e ogni testa diventa, mentre piove, la testa di chi legge; le voci dei personaggi diventano la voce di chi legge, e chi legge è dentro i personaggi e dentro chi scrive, e piove; piove senza sosta, nella città di Napoli, franano strade, si aprono voragini che inghiottono persone, chi legge frana con le frane e le persone, e la pioggia gli viene addosso; non c'è paesaggio, ma ci sono vite, persone che continuano a vivere perché vivere è splendido e terribile; e il lettore, che dovrebbe sentirsi spossato e schiacciato da pioggia e frane e morti, è invece pieno di vita, perché è dentro la lettura che parla vita, e la vita chiama vita; e il lettore, nonostante l'ossessiva pioggia che piove su via Tasso e su Posillipo e sul Vomero e su piazza Plebiscito e su tutta Napoli, non sente nessun pessimismo nel romanzo che legge, e non sente nessun ottimismo, e non ha bisogno né di pessimismo né di ottimismo, e non può staccarsi dalla lettura del romanzo che gli entra in testa e parlando di persone diverse da lui parla di lui: è questo ciò che accade al lettore che entra nel mondo di Malacqua.

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E il 6 aprile la Bompiani riporta in libreria Malacqua. Quattro giorni di pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un accadimento straordinario, un romanzo unico scritto da Nicola Pugliese quasi mezzo secolo fa, con introduzione di Renato Palmieri: e malissimo farebbe il lettore a lasciarsi sfuggire l'occasione di entrare in questo mondo romanzesco ossessivo, erotico, sarcastico, tenero, feroce.

In uno scorrere che sembra mimare lo scorrere dell'acqua che piove a Napoli in giorni che potrebbero essere anni, con frasi che sembrano alla fine del libro una sola lunga frase ritmata e pausata dal respiro, con l'emersione dalla pioggia di personaggi che sono corpi e anime, Pugliese racconta l'esistenza di una Napoli che si fa totale come la Dublino di Joyce, generando e ingoiando le vite dei suoi abitanti.

Quali vite? Quella di Picozzi Salvatore e della moglie inglese Susan, del loro bar e della passione erotica che li unisce contro tutto; quella di Speranza Giovannella, adolescente che fa l'amore con il suo ragazzo e parla nella sua testa con la madre, ribellandosi ai divieti; quella del padre di De Filippis Rosaria morta in una voragine, straziato e innamorato della figlia; quella di Andreoli Carlo, che sente dentro di sé la solitudine di un cane claudicante; quella di Cuomo Adriana, magnifica e tremenda storia, quasi romanzo nel romanzo: e di molte altre vite, tutte uniche. Non ci si può staccare dalla lettura di Malacqua perché ci si sente nel corpo delle donne che parlano e sentono sé stesse e gli altri, e sanno tutto; perché si sta a disagio nel corpo di uomini che ci somigliano, quasi rassegnati ma forse no, capaci però a volte di sentire l'essenziale; e perché nel romanzo risuonano le voci di esseri vivi, la voce di Napoli che è una persona viva e non uno scenario, Napoli corpo, mente, buio, luce.

In Malacqua tutto è chiamato per nome, strade, persone, sesso, dolcezza, ribellione, stupore, violenza, mistero, e tutto è reale: reale non come la falsa registrazione neo-neo-realista che oggi ci annoia, ma reale perché racconta la realtà con la verità dell'immaginazione. Nel 1977 in cui fu pubblicato da Calvino per Einaudi, nel 2013 in cui lo ripubblicò Pironti quasi nel silenzio, e oggi che viene ripubblicato per Bompiani da Antonio Franchini, Malacqua è sempre stato un libro italiano e universale. Parla di Napoli, parla dentro Napoli, e racconta il corpo della Città-Mondo come pochissimi: ma sa farlo perché nel sangue ha Molly Bloom e Holden Caulfield e gli altri grandi del secolo scorso.

Nato nel 1944 a Milano e morto ad Avella nel 2012, Nicola Pugliese dopo Malacqua non scrisse più romanzi. E nei 35 anni dal 1977 al 2012 in cui morì, non cercò in alcun modo di far ristampare il suo grande libro. Spinto da Nando Vitali a pubblicare, nel 2008 consegnò alla Compagnia dei Trovatori i pochi racconti di La nave nera, e fu tutto. Forse con Malacqua aveva detto quello che voleva e sapeva dire; forse si aspettava il successo, non lo ebbe e si ibernò nella depressione; forse gli sembrò inutile scrivere, e cercò solo di vivere o sopravvivere: chi può sapere queste cose? Ma noi ora abbiamo Malacqua: e siamo lettori fortunati.

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