Un'infermiera che a inizio 900 provava a diffondere la pillola anticoncezionale. Un archeologo di fama internazionale che lasciò gli scavi per diventare l'allenatore del Messina ai tempi del terremoto dello Stretto. E l'artigiano che produceva selle per la real casa Savoia che aprì una delle prime case discografiche d'Italia. C'è questo e molto altro nel romanzo La donna che visse nelle città di mare (Giunti), scritto da Marosella Di Francia e Daniela Mastrocinque, che a quattro mani avevano già firmato nel 2016 Amiche di penna (Mondadori). Il libro è stato presentato al caffè del teatro San Carlo da Titta Fiore, presidente della Film Commission, lo scrittore Maurizio de Giovanni e la docente universitaria Paola Villani.
La storia incrocia due epoche.
De Giovanni parla di un romanzo prevalentemente al femminile: «Ottusamente ci ostiniamo a credere che solo nei nostri tempi le donne siano capaci di autodeterminarsi. Non è così, anche nei secoli passati molte donne furono in grado di recitare ruoli centrali e questo romanzo lo dimostra». Lo scrittore sottolinea l'evoluzione dei personaggi nella narrazione: «Una storia di illusioni e disillusioni che innescano il cambiamento nelle vite dei protagonisti. Le cicatrici, i dolori e le perdite provocano mutazioni, nella vita e nella letteratura: il racconto della trasformazione personale è quello che rende realistica la vicenda. Solo alla fine mi sono reso conto che Costanza è realmente esistita e ne ho sofferto, volevo che restasse la mia Costanza, quella che mi ero immaginato leggendo».
La conclusione è delle autrici. La Di Francia: «Un lavoro appassionante quanto faticoso. Prima ne abbiamo fatto una sceneggiatura, poi lo abbiamo reso uno scambio epistolare e infine è diventato romanzo». La Mastrocinque ha parlato del tema dominante del romanzo: «Ci stava a cuore rappresentare un'epoca in cui le donne stavano cambiando e anche chi non era attiva nei primi movimenti femministi ne restava coinvolta».