Nico Pirozzi e Luciana Pacifici, la bimba della Shoah tra «Italiani imperfetti»

Nico Pirozzi e Luciana Pacifici
Nico Pirozzi e Luciana Pacifici
di Ugo Cundari
Martedì 14 Febbraio 2023, 11:00
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Luciana Pacifici, napoletana, è stata tra le più piccole vittime delle leggi razziali italiane. Aveva appena otto mesi quando fu catturata dai fascisti vicino a Lucca, dove si era rifugiata la sua famiglia. Insieme con lei il 30 gennaio 1944 salirono sul convoglio in partenza da Milano e diretto al campo di concentramento di Auschwitz altre 604 persone, tra cui il cuginetto Paolo Procaccia di quattro mesi più grande, i genitori Loris ed Elda, di 33 e 24 anni, gli zii Aldo (le cui le tracce si persero poco dopo l'immatricolazione), Milena e Sergio (morto 32 giorni dopo la liberazione), di 39, 28 e 33 anni, e i nonni Amedeo e Jole, di 62 e 59 anni: «Nove ebrei provenienti da Napoli, la città dalla quale erano fuggiti nell'agosto 1943 a causa dei devastanti bombardamenti. La loro tragica e beffarda storia non è solo quella di tre generazioni spezzate dalle politiche di sterminio del popolo ebraico, di cui la Rsi di Mussolini fu attiva protagonista, ma anche quella della piccola comunità partenopea che solo per una fortuita serie di coincidenze non ebbe a conoscere il lugubre significato di Endlösung der Judenfrage» scrive, riferendosi alla locuzione tedesca per indicare la soluzione finale della questione ebraica, il giornalista Nico Pirozzi in Italiani imperfetti (youcanprint, pagine 212, euro 20), in cui sono raccontate non solo le storie delle tre famiglie, ma anche di chi poi ha testimoniato gli orrori dei campi di concentramento.

Arminio Wachsberger, che si salvò facendo da interprete al terribile Mengele, ricorda: «Appena arrivati ci hanno rapato tutti a zero, anche nelle parti intime.

Hanno tolto tutti i peli, tutti, persino al sedere». Poi, secondo i ricordi di Sami Modiano, «ci passarono delle spugne intrise di disinfettante ovunque, persino negli occhi. Bruciava dappertutto, soprattutto negli occhi e lì dove ci avevano appena rasato... Un attimo dopo ci fecero correre lungo un corridoio. Lì qualcuno ci lanciò un pigiama a righe, un cappello e degli zoccoli. Quelli sarebbero stati i miei vestiti». Poi arrivava il tatuaggio del numero sul braccio, «con una punta che bucava la pelle». 

Pirozzi, che ricostruisce anche i bombardamenti più violenti di Napoli come quello del 4 aprile 1943 in cui 99 bombardieri americani sganciarono oltre 210 mila chili di esplosivi causando 225 morti e 387 feriti, sottolinea più di una volta quanto grande sia stato il contributo alla deportazione degli ebrei da parte dei fascisti. Chi oggi vorrebbe condannare Mussolini solo per le leggi razziali, come se fossero state un errore, una sbandata lungo un percorso virtuoso e sano, dovrebbe leggere questo libro per capire che il razzismo degli italiani fu conseguenza naturale di una politica che sulla discriminazione, sulla prevaricazione, sulla malvagità aveva i suoi più saldi fondamenti. 

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Ieri il libro è stato presentato alla Società dei naturalisti in via Mezzocannone, con l'apposizione di una targa commemorativa per ricordare i soci ebrei allontanati dalla Società a causa delle leggi razziali. I proventi della vendita del volume finanzieranno il progetto dell'associazione Memoriæ, per la costruzione del museo percettivo-emozionale della Shoah di Napoli. 

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