Ponticelli, da Roberto Marrone e Antonio Borrelli doppio sguardo sulle ferite della periferia

Il tono autobiografico di Borrelli e le accelerazioni immaginifiche di Marrone si saldano nel sogno di un'altra città, di una Napoli diversa

Ponticelli nei libri di Roberto Marrone e Antonio Borrelli
Ponticelli nei libri di Roberto Marrone e Antonio Borrelli
di Generoso Picone
Venerdì 10 Febbraio 2023, 10:00
4 Minuti di Lettura

Lo Sconosciuto apparve come in una visione a Vico Pignasecca. Il capo coperto dal cappuccio della felpa, vestiva un impermeabile beige liso, ai piedi scarpe da ginnastica. Scomparve rapido nella notte infilando la porta laterale della Congregazione dei Pellegrini, volteggiando meccanicamente uno strano oggetto che somigliava all'arma spaziale di «Star Trek»: in mano aveva un malloppo che nessuno avrebbe immaginato essere il prezioso mantello della Madonna.

È questa l'immagine iniziale, particolarmente evocativa, di La fabbrica fantastica di Roberto Marrone (Dante & Descartes, pagine 299, euro 15), un romanzo che distenderà la sua trama in una Napoli dal suo centro antico fino alla periferia più remota, una città sospesa tra lo stupore della meraviglia e il blocco angoscioso dei crolli, degli incendi, della pioggia e delle ombre sul Vesuvio: un racconto denso e polifonico, scandito da colpi di scena ed effetti speciali che conduce ai Palazzoni bianchi occupati del rione Conocal, agli scantinati, agli umori e alle piazze di Ponticelli. Lo stesso quartiere in cui Antonio Borrelli colloca la riflessione del suo saggio-racconto Le misure della distanza (ancora Dante & Descartes, pagine 115, euro 10) che attraverso le vicende dagli anni '50 a oggi dettaglia gli stravolgimenti e le dismissioni di un brano di città per molti versi simbolico di un'epoca e di un mondo e, di conseguenza, si trova a fare i conti con il valore di un'appartenenza ribaltata in spaesamento.

Si tratta di due libri che la coincidenza editoriale fa insistere su una stessa particella di geografia urbana, sociale e umana, rappresentandola con moduli letterari diversi e quasi opposti.

La fabbrica fantastica e Le misure della distanza vanno perciò a comporre una successione dialettica che restituisce un elemento significativo: la periferia che sembra accogliere lo svolgersi di due fasi cronologiche, i cui caratteri incidono sulla pagina stessa, proponendosi come lo spazio dove si colloca una sorta di macchina del tempo. 

Borrelli ex bibliotecario settantenne con alle spalle un'attiva militanza e numerosi studi - produce un esercizio puntuale e serrato di recupero della memoria che diventa analisi critica dallo spessore politico quando scorre le date e i decenni e rileva l'antica capacità di educazione e formazione alla vita degli ambienti comunitari, dalla famiglia al partito - che è il Pci - dai campi e dai capannoni industriali ai circoli associativi, dalla strada alla piazza. Le misure della distanza, citando Terra di confine di Raymond Williams, stabilisce un rapporto non pacificato con il grumo del passato e da questo osservatorio, sofferto e lacerato, intercetta i traumi che hanno sconvolto la Ponticelli di una volta: gli effetti provocati dal terremoto del 23 novembre 1980, gli insediamenti abitativi che in maniera sragionata hanno fatto nascere un subquartiere di sradicati, una nuova periferia pseudo modernizzata accanto alla periferia storica di contadini e operai. 

Video

La fabbrica fantastica sembra prendere le mosse da questa frattura e si proietta in un futuro che appare però negato, in uno scenario di omologazione avvilita che apparenta Ponticelli a una banlieu francese, tanto che «si somigliano tutte le periferie... sono quasi dei luoghi extraterritoriali che producono una identità frastagliata, per certi versi nuova». Per Marrone inquieto protagonista degli anni di piombo, la cui esperienza è riversata in Parole strappate alla notte edito nel 2012 da Pironti il percorso del mantello della Madonna disegna un itinerario di rabbia e rivendicazione: «Avete voluto rimuovere il problema, ma le periferie sono tutte eguali: non c'è più alcuna differenza tra il rione Conocal, la 219 o le altre periferie europee: è la stessa moltitudine che non riuscite più a contenere; avete perso il controllo e adesso, dal girone dei garantiti nel quale vivete, siete costretti, di colpo, a guardarvi indietro». La mescola sociale che anima il romanzo, la storia di Loredana, Gennaro, Betty la rossa, Bip e Zaho, la congiunzione di fede, devozione popolare e protesta delineano una inedita prospettiva: «Il sistema è saltato! Siamo ormai al si salvi chi può; poi in questa città la realtà si contamina spesso con la fantasia e rende tutto ancora più difficile».

Il tono autobiografico di Borrelli e le accelerazioni immaginifiche di Marrone si saldano comunque in un punto. Nel sogno di un'altra città, di una Napoli diversa. Che, nonostante tutto, è uguale apertura alla speranza. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA