Saffo oltre Lesbo: la sacerdotessa del verso ribelle

Il recupero storico di un'icona dei tempi moderni

Saffo e Erinna
Saffo e Erinna
di Giuseppe Montesano
Lunedì 8 Aprile 2024, 07:10 - Ultimo agg. 18:09
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Attraversando secoli ignoranti e censure cristiane, la Saffo nata a Lesbo ma diventata mitologicamente la patrona di saffismi e lesbismi, trionfò in due stupefacenti poesie di Baudelaire, che voleva intitolare la raccolta delle sue poesie non I fiori del male ma Les lesbiennes cioè Le lesbiche; fu vivissima nel Novecento più cosmopolita e mondano oltre che artista e ribelle in nome del femminile, ed è arrivata a ispirare collettivi gender e lesbiche contemporanee; che oggi si chiamano anche «butch», a indicare fisici possenti con niente trucco e capelli corti e abiti maschili larghi a nascondere le forme, e «femme», lesbiche e bisessuali che rifiutano la femminilità tradizionale ma trovano nuove forme di femminilità, e «Tomboy», androgine con rossetto e matita per gli occhi, e tatuaggi e piercing.

Ma allora oggi, alla fine, cosa resta della Saffo storica, poetessa con pochi versi sopravvissuti e il quasi niente che si sa della sua vita, la Saffo nata a Lesbo nel VI secolo avanti Cristo? Di lei resta l’enigma, un miracoloso enigma poetico che oggi possiamo tornare a leggere in una bella edizione Marsilio intitolata Saffo.

L’amore, le Muse, la bellezza, l’incanto, il rito, curata da Angelo Tonelli. Troviamo allora nei versi della poetessa di Lesbo l’irruzione di Eros, il dio imparentato con Dioniso il distruttore: «Eros mi ha sconvolto la mente/ come vento che si scaglia contro le querce, sulle montagne», e troviamo i versi in cui basta un «dolceamaro» a dire l’ambiguità erotica: «Eros ancora una volta/ lui che scioglie le membra/ mi sconvolge/ irresistibile, strisciante, dolceamaro», e troviamo poi una acuta analisi dell’invasamento o della patologia amorosa, quando al solo trovarsi di fronte a chi si ama ci si sente prossimi a venir meno: «Se appena volgo a te lo sguardo/ non riesco più a parlare/ la lingua mi si spezza, sottile/ un fuoco mi scorre sotto la pelle./ Gli occhi non vedono più niente/ rombano le orecchie...» fino a sfiorare la morte per amore: «e poco lontana da morte sembro a me stessa...».

E ancora troviamo la radiante luce della luna come divinità femminile, manifestazione della bellezza: «Gli astri intorno alla bella luna/ d’un tratto celano il fulgido sembiante/ quando colma al massimo risplende» e «La luna dalle dita di rosa/ che sovrasta tutti gli astri», e la luna che quando tramonta lascia al buio l’anima, che cade nella solitudine amorosa: «È tramontata la luna/ e le Pleiadi./ Mezzanotte./ Il tempo se ne va./ E io dormo sola», dove il «dormo sola» allude anche alla solitudine sessuale, così come la troviamo nei versi per Gongila, una delle amate e amanti di Saffo: «Sei venuta, hai fatto bene./ Io ti bramavo./ Refrigerio per il mio animo/ riarso dalla passione», e incontriamo Saffo che soffre quando Gongila lascia il tìaso, il «collegio» femminile in cui Saffo educava le giovanissime al canto, all’amore, all’arte, al sapere, agli dei, alla vita, ma Saffo che a Gongila che piange e le dice «ti lascio ma non vorrei», risponde: «Va’, e sii felice... abbiamo vissuto bei momenti... e molte corone di viole/e di rose, e di croco,/ hai indossato standomi vicina... e con unguento di fiori/ ti ungevi, e con aroma regale... /e su morbidi giacigli/saziavi il desiderio/ di tenere fanciulle...».

Ma Tonelli, nella sequenza tematica del libro, apre spazio anche all’indicibile che sta tra incanto e rituale, qualcosa di sacralmente corporale che avviene, di nuovo, nella luce della luna: «Piena apparve la luna/ ed esse si levarono intorno all’altare... Così un tempo seguendo il ritmo/ danzavano con i piedi delicati/ intorno all’amabile altare/ calpestando dolcemente/ il fiore tenero dell’erba...».

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Per cosa danzavano Saffo e le sue fanciulle? Per Afrodite d’oro? Per il creativo-distruttivo Dioniso? Per i misteri femminili da cui nacquero forse i misteri eleusini? Chissà! Per queste domande e per molto altro conviene leggere questo libro curato da Tonelli comprese tutte le note, per poi andare a leggersi suoi saggi e traduzioni essenziali, da Le parole dei Sapienti a Eleusi a Orfismo. Misteri e tradizione iniziatica greca, da Negli abissi luminosi: sciamanesimo, trance e estasi nella Grecia antica al grande volume Tutta la tragedia greca, e poi ai suoi saggi tra i quali Sperare l’insperabile e Nel nome di Sophìa. Il lettore riscoprirà Saffo, e io spero che scoprirà anche Angelo Tonelli filologo e saggista, una delle figure più significative degli ultimi decenni nella direzione di chi ha visto, come Giorgio Colli, nella sapienza greca revisited, una radice essenziale per una ricostruzione, o meglio una reinvenzione, di ciò che chiamiamo Europa: se mai fosse ancora possibile.

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