Sciroppo e il suo mondo visto attraverso gli occhi degli autori Giuseppe Viroli e Guendalina Passeri

Sciroppo e il suo mondo visto attraverso gli occhi degli autori Giuseppe Viroli e Guendalina Passeri
di Alessandra Farro
Giovedì 29 Luglio 2021, 14:06
3 Minuti di Lettura

Un gatto d’appartamento che scopre la sua natura felina per la prima volta, grazie a una gang di animali selvatici che lo accoglie per combattere un nemico comune: Sciroppo, un pupazzo, che, per una serie di eventi surreali, prende vita. Questo è “Sciroppo”, libro per i più piccoli scritto da Giuseppe Viroli e illustrato da Guendalina Passeri per la Sabir Editore.


Come nascono i personaggi, Viroli?
“Sciroppo è stata un’intuizione successiva e inaspettata. Inizialmente si trattava soltanto di un animale smarrito, che si trova in un mondo che non riconosce, che non accetta la sua natura, quindi Serse il gatto. In questo caso l’animale da appartamento è un’esperienza vissuta: un gatto è stato terrorizzato per tempo quando ha temuto di rimanere parcheggiato a casa mia. Da quello ho pensato di scriverci qualcosina, poi, a un certo punto, è entrato improvvisamente questo essere che l’aveva spaventato e ho pensato di svilupparlo come Sciroppo. Io stesso non mi aspettavo l’irruzione di Sciroppo nella storia. Da teatrante mi piace essere spettatore ed essere sorpreso, se poi vedo che il personaggio che sorprende si lega a un filo ben armonioso con gli altri, allora cerco di svilupparlo e a quel punto mi metto a pensare a cosa può succedere, da dove viene, perché, che fa, così la storia prende corpo”.

E le illustrazioni? Sono carte dei tarocchi, Passeri?
“Sì, sono delle carte dei tarocchi. Nascono dalle suggestioni del testo, che nomina i personaggi in modo particolare, la loro descrizione si prestano benissimo alle illustrazioni. La scelta dei tarocchi nasce da più motivi, il principale è che ogni animale è un personaggio che ha alle sue spalle un mondo che noi non conosciamo totalmente, ma che esiste, così come le carte dei tarocchi portano in sé altre connessioni e caratteristiche che possiamo non percepire, ma che esistono. Giuseppe è attore di teatro e si sente nel modo in cui è scritto il testo. I personaggi vengono presentati come si prendesse una carta dal mazzo dei tarocchi.

Da questo, Giuseppe ha realizzato degli spettacoli con le carte di ‘Sciroppo’. Lui recita da solo e mostra le carte, che sono tutte realizzate a mano con delle penne, stile tratto-pen, su carta liscia”.

La morale finale qual è secondo lei?
“Sono diversi gli aspetti che tocca il libro, anche delicati: da un lato, la vita fatta anche di coincidenze e di intrecci che spesso non sappiamo dove ci porteranno, invece siamo tutti un po’ interconnessi; poi la diversità, i modi in cui affrontare la paura del diverso, che non avrebbe ragione d’essere se si conoscesse l’essere diverso da noi e che potrebbe non esserlo davvero, ma arricchire noi stessi. Proprio come succede al gatto d’appartamento, che non sapeva di essere neanche un vero gatto e invece scopre di essere come gli animali selvatici che incontra. Poi ci sono la paura di relazionarti al mondo, la voglia e la riuscita, oltre alla conoscenza di amicizia e amore. Direi che sono diverse le cose da trarre da ‘Sciroppo’, la bravura di Giuseppe sta nel non essere didascalico”.

E secondo lei, Viroli?
“Preferisco pensare ai fili conduttori e in un momento successivo alla morale. Infatti, la parte senza morale si sintetizza nel gioco dei destini, nel background shakespeariano della commedia degli equivoci. Mentre per la morale c’è il discorso della diversità, che mi è venuto spontaneo, ma non voglio inflazionare questa parola. Non ho parlato di diversità, ma più del trovarsi fuori posto, perché si è messi in una prigione, quella dorata del gatto. Sicuramente ricondursi alla propria natura è uno dei fili che muove la storia. Poi, ci sono diverse cose: il territorio off degli animali, il loro rifugio buffo, gli elementi di persecuzione che non li portano a restare nel mondo normale, quindi la scoperta del proprio luogo dove sentirsi al sicuro”.

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