Serena Dandini, La vendetta delle Muse: storie di grandi donne

La regista conduttrice scrittrice torna con un libro spettinato, ironico e molto personale

Serena Dandini
Serena Dandini
di Santa Di Salvo
Martedì 12 Dicembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 17:00
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C'è una famosa frase, attribuita ahimè a Virginia Woolf, secondo cui «dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna». Dichiarazione da brivido, ma una volta specie se pronunciata da un uomo - pareva quasi femminista. Era il benevolo riconoscimento di un potere defilato ma essenziale per il successo. Di lui, naturalmente. Per fortuna, il tempo delle brave mogli artefici della carriera altrui sembra tramontato. Perdura però l'equivoco delle Muse. Quelle che in antico erano divinità potenti che governavano arti e scienze, dal patriarcato ridotte a belle statuine asservite all'immaginazione del maschio, utili solo a ispirare la sua creatività.

È tempo di riscoprirle, è tempo di vendicarle. Ci ha provato con successo Serena Dandini, regista conduttrice scrittrice, che da anni va ripescando i talenti femminili dentro il gran mare della dimenticanza.

Quello che da troppi anni ispira l'altro leitmotiv secondo cui «non c'è mai stata una donna Michelangelo». Perché la storia della creatività umana si declina solo al maschile.

La vendetta delle Muse è un libro spettinato, ironico e molto personale che scardina un luogo comune difficile a morire: la passività femminile. È arrivata l'ora di riscattare il genio e il talento che la storia ha messo in ombra. Viste da vicino le muse-oggetto non sono più tali, si riscoprono donne cariche di sogni e di passioni, le cui vite libere e avventurose hanno tracciato la strada.

Varie sono le sfumature del «musismo», e ciascuna donna ha suoi precisi riferimenti. Dandini adolescente dichiara di aver allora eletto a sua musa personale Marianne Faithfull. Esile bellezza inglese, figlia di una baronessa pronipote di von Sacher-Masoch, protagonista a soli 17 anni della swinging London anche perché compagna di Mick Jagger, mille vite tra scandali e dipendenze, tra glamour e vita di strada. Non era una groupie, era un'artista tormentata che fu icona proteiforme di incredibile resilienza, capace di resurrezioni miracolose giunte fino ai giorni nostri. 

Il lungo elenco di donne straordinarie va diviso per categorie, giusto per mettere ordine a tanto straripante materiale umano. Ed ecco le «ragazze elettriche» Gala e Alma Mahler, due signore che fecero del «musismo» un'arte e sono passate alla storia come streghe. Gala, la prima, «uno sguardo che trafigge i muri», è una carismatica artista surrealista che abbandona l'amoroso triangolo con Paul Eluard e Max Ernst per dedicarsi totalmente a un folle visionario con i baffi a punta, tale Salvador Dalì. Che lei costruisce integralmente, da zero a genio. La seconda, Alma, bellissima e carica di amanti famosi, è la donna la cui vera creazione è la sua stessa leggenda. Diventa una figura fondamentale del Novecento incarnando con la sua presenza la musica di Gustav Mahler, l'arte di Oscar Kokoschka, l'architettura di Walter Gropius, la letteratura di Franz Werfel.

Poi ci sono le «ragazze interrotte», le muse tragiche senza lieto fine. Come la Nadja distrutta dalla relazione con Andrè Breton, come Camille Claudel scultrice mancata dopo la relazione clandestina con Auguste Rodin, come Dora Maar finita nelle mani predatrici di Pablo Picasso. Sono i percorsi infernali che continuano a tentare molte donne, facili a scambiare per amore romantico un rapporto maledetto.

Sono «muse inconsapevoli» molte scienziate. Derise e ostacolate, hanno scoperto vie nuove di cui hanno beneficiato i colleghi maschi senza neanche citarle. È capitato alla grande matematica Sophie Germain e a Rosalind Franklin che scoprì la struttura del Dna. Poi ancora le «cattive maestre» come Colette, talentuosa e trasgressiva per tutta la vita. 

Tra le tante affettuose biografie, due colpiscono particolarmente perché meno frequentate. La storia di Eve Babitz, ironica e spavalda californiana, straordinaria scrittrice appartenente al set della scena hollywoodiana, solo recentemente riscoperta. E quella di Hedy Lamarr, diva degli anni Quaranta allora considerata la donna più bella del mondo. Viennese, antinazista, fascino magnetico e altissimo QI. Mentre gira il musical «Zigfield girl» ricoperta di piume, lavora sotterraneamente a una tecnica rivoluzionaria per permettere ai siluri degli alleati di non essere intercettati. Il governo Usa non lo adotta, non si può dar credito a una bella donna che fa l'attrice. La sua scoperta sulle radiofrequenze servirà molti anni dopo anche nel wi-fi, nel bluetooth e nella telefonia mobile. Rispolverando vecchi brevetti, qualcuno la rintraccia nel pensionato per attori dove vive. Le danno un premio come pioniera dell'elettronica, per la sua straordinaria invenzione del 1941. Ha 82 anni e non compare più in pubblico. «Era ora» risponde al telefono. 

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