Con Gugù la scuola di comunità a Rimini si fa dal megafono, nel segno di Alberto Manzi

Elisabetta Garilli
Elisabetta Garilli
di Donatella Trotta
Sabato 25 Aprile 2020, 12:33
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Un fantasioso e ardito esperimento sociale di cittadinanza. Un’azione ai confini tra scuola di comunità e installazione artistico/acustica. Un originale progetto visionario di pedagogia attiva e sentimentale, che attraverso un paesaggio sonoro popolato di voci bambine (e non solo) rinsalda legami, tesse relazioni, dissemina - ogni giorno alla stessa ora, per qualche minuto - scintille di poesia e conoscenza attraverso l’aria: un po’ come l’infruttescenza del taràssaco, i cui semi leggeri i bambini amano soffiare, quasi fossero bolle di sapone create da Madre Natura. 

Lo hanno concepito e realizzato due donne, Alessandra Falconi ed Elisabetta Garilli (nella foto), che sono due infaticabili “cuori pensanti” della comunità educante non soltanto italiana: il progetto si chiama «Gugù, la scuola al megafono» e nasce - da un’idea potente, che ha in sé echi del genio visionario e circense di Federico Fellini, frammenti della limpida poesia di cose e voci di Tonino Guerra, riverberi del fare scuola e musica non convenzionali di grandi educatori -  in un quartiere multietnico del centro storico di Rimini. Dove da oggi – giorno della Festa della Liberazione – e per 50 giorni, grazie agli altoparlanti del ristorante del quartiere (Artrov), ogni giorno alle 13 verrà mandata in onda per qualche minuto una traccia audio composta dalle voci dei bambini, delle bambine, delle maestre e degli operatori del progetto e contenente un allegro jingle iniziale («Ecco qui la nostra scuola: a Rimini vola! Presto, bambini, al balcone si va: dalla finestra si ascolta e si fa»…) preludio di sempre nuove sorprese.

L’esperimento progettuale parte oggi alle 13, al crocevia di due strade del centro storico di Rimini abitate, in prevalenza, da famiglie immigrate bangla, cinesi e arabofone, dove, per alleggerire il clima di distanziamento sociale reso necessario dall’emergenza sanitaria, Artrov aveva iniziato a diffondere con il suo potente impianto audio ballate di liscio romagnolo come «Romagna mia» di Casadei. Di qui il primo cortocircuito per l’idea pedagogica: «L’area dove operiamo è a rischio ghettizzazione – spiega Alessandra Falconi – in quanto popolata da nuclei familiari con moltissimi bambini di civiltà diverse, spesso privi dei dispositivi per seguire la didattica online, per i quali la scuola è dunque un collante prezioso: come luogo di socializzazione e inte(g)razione cruciale. La disponibilità di Artrov, quella di Elisabetta, delle maestre e del Comune è stata fondamentale per riconnetterci così velocemente a bambine e bambini altrimenti “sganciati”». Una scuola come palestra di convivenza, proprio come la ludoteca del locale Centro Zaffiria, non a caso aperto alla città e diretto con passione e competenza dalla stessa Falconi, 43 anni, capofila di progetti educativi internazionali e responsabile anche del Centro Alberto Manzi di Bologna dedicato al celebre Maestro televisivo della trasmissione «Non è mai troppo tardi», andata in onda negli anni ’60.
E proprio il grande e indimenticato Manzi ha ispirato, «pensando a come poter fare scuola con ciò che si ha a disposizione», sottolinea Alessandra, il nome del progetto, «Gugù»: bizzarro e un po’ folle personaggio letterario dell’omonimo romanzo di Alberto Manzi, che vive nelle favelas brasiliane e fa scuola con i bambini di strada usando persino i muri… «Tonino Guerra – aggiunge Alessandra - scriveva che l’aria diventa più chiara quando ridi: perciò questo progetto porterà la scuola in volo a bambini e famiglie, 5 minuti al giorno, con un megafono. Per ora con la scuola dell’infanzia Gambalunga e la primaria Ferrari, nel centro storico. Ma altre se ne stanno già aggiungendo. La nonna che prepara il pasto, il papà affacciato al terrazzo, i bambini “con le gambe spenzoloni” sui terrazzi (giocano anche così) saranno lì insieme a vivere qualcosa che sta tra una scuola e un evento sonoro comunitari». Lezioni di un originale cooperative learning partecipato dal basso, nel segno di una riconquistata coesione civica che assume un senso più profondo degli estemporanei sfoghi canori dai balconi con ostentazione di bandiere tricolori.

I bambini, spiega ancora Alessandra, faranno scuola con piccoli indovinelli, inizi di filastrocche da mandare a memoria, osservazioni del cielo per micro progetti di scienze, incipit di racconti, poesie. E parole che si rincorrono: in bangla, italiano, arabo e cinese. Ma le tracce audio diffuse ogni giorno nello spazio pubblico (con la partecipe collaborazione del Comune di Rimini) saranno poi in dialogo virtuale anche con le piattaforme classroom: i bambini connessi potranno proseguire le attività lanciate “on-air”, discuterle con le maestre e tra compagni e proporne di nuove, con i propri genitori invitati a usare un numero di WhatsApp per brevi messaggi vocali (massimo 15 parole) in cui i bambini e le bambine della scuola dell’infanzia e della scuola primaria possono raccontare qualsiasi cosa vorranno. Il progetto si avvale della sapiente supervisione e composizione musicale dell’artista Elisabetta Garilli, pianista, compositrice, educatrice musicale, Premio Rodari nel 2018 nella sezione "fiabe e filastrocche", senza la quale non sarebbe stato possibile realizzarlo. Garilli è infatti una sorta di “fata della musica”, fondatrice fra il resto del Garilli Sound Project (gruppo cameristico moderno che sviluppa progetti di sperimentazione di nuovi linguaggi musicali anche con strumenti non convenzionali, dalle molteplici potenzialità spettacolari e didattiche) e autrice di sorprendenti libri per bambini: tra i quali, Tinotino Tinotina Tin Tin Tin, con Emanuela Bussolati, edito da Carthusia e insignito a Procida del premio «Il mondo salvato dai ragazzini» 2019; e, sempre per Carthusia, del recentissimo Trunkerumpampumpera, la cui storia (e sonorità) ha molte affinità con il progetto «Gugù». Confinata come tutti nel suo studio/casa a Verona, Elisabetta Garilli ha accettato senza esitazioni la sfida improba di Alessandra Falconi di comporre musiche e jingle, e di “assemblare” con professionalità, da tracce audio WA in MP3, materiali eterogenei con le voce dei bambini e delle bambine, di tutte tutte le maestre, della Dirigente Lorella Camporesi, della vicesindaco Gloria Lisi, di Assessori comunali e della poliedrica professionista Alessia Canducci, già voce narrante dell’albo illustrato di Bussolati e Garilli Caterina cammina cammina (Carthusia).

«Mi è sembrata un’idea bellissima, di altri tempi – spiega Elisabetta – e il mio “sì” è stato perciò incondizionato, totale. Perché è un sì personale al mondo, ma soprattutto ai bambini: che meritano non soltanto la bellezza e il gioco, ma anche un ascolto autentico, non passivo, delle loro voci, dei loro pensieri, delle loro emozioni capaci di smuovere, muovere e commuovere anche l’adulto più restìo. Troppo spesso le istituzioni dimenticano le esigenze vere dei più piccoli, un patrimonio prezioso che richiede una grande cura. E perciò questo è il tempo della scuola, della cultura che non si può fermare e che va aiutata. Un tempo di ripensamento globale, per non escludere l’infanzia che ha diritto al futuro». Sembra una sorta di rodariana “grammatica della fantasia” in azione, un antidoto “virale” al malefico Coronavirus che ha costretto a casa bambine, bambini e famiglie o, anche, un laico e gioiosamente ostinato richiamo quotidiano alla bellezza: da parte di accorti muezzin dell’educazione e dell’interdipendenza che dal lunedì alla domenica, ossia fino al termine dell’anno scolastico purtroppo spezzato (fisicamente) dalla pandemia, giorno dopo giorno, diffonderà così nell’aria tracce sempre nuove composte, sul filo dei quattro elementi comuni a tutte le cosmogonie (aria, appunto, e poi acqua, terra, fuoco). «I bambini terranno le finestre aperte, staranno sui terrazzi.  Gugù aveva i muri, noi abbiamo l’aria», conclude Alessandra Falconi. Già: quell’aria che viene a mancare ai contagiati dal Covid-19. E proprio da qui riparte Rimini. Un bell’esempio da seguire.
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