Fca-Renault, in campo anche il governo francese

Fca-Renault, in campo anche il governo francese
di Jacopo Orsini
Sabato 1 Giugno 2019, 12:00
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Governo francese in campo nella complessa partita che potrebbe portare alla fusione fra Fca e Renault e rivoluzionare il mercato mondiale delle quattroruote. Il ministro dell'Economia, Bruno Le Maire, ha sottolineato che l'operazione è una «reale opportunità per l'industria automobilistica francese». Poi ha puntualizzato fissando le condizioni per il via libera (Parigi possiede il 15% della società): «Lo Stato vigilerà sul rigoroso rispetto di quattro condizioni: il rispetto dell'alleanza Nissan-Renault, il preservare siti industriali e forza lavoro, governance equilibrata e la partecipazione del futuro gruppo ai progetti europei sul fronte delle batterie elettriche». Il progetto di fusione, ha continuato Le Maire, «permette soprattutto di fare fronte a sfide tecnologiche molto rilevanti che l'industria dell'auto si trova davantì, e il ministro ha citato in particolare l'auto elettrica, la guida autonoma, la connettività».
 
Il consiglio di amministrazione di Renault si riunirà martedì prossimo per rispondere alla proposta di fusione formulata da Fca e preparare l'apertura di negoziati esclusivi per definire i dettaglio dell'aggregazione.

Nei prossimi giorni si dovrebbero invece incontrare il presidente del gruppo italo-americano John Elkann e il numero uno di Nissan, già nell'orbita di Renault, per discutere il progetto. Elkann ha spedito una lettera all'amministratore delegato della casa nipponica, Hiroto Saikawa, per incontrarsi. Saikawa, nonostante qualche cauta apertura, non ha ancora chiarito la sua posizione sull'aggregazione immaginata da Fca perché vuole prima verificare il potenziale impatto sulle operazioni di Nissan, soprattutto negli Stati Uniti.

Se la casa giapponese assieme alla controllata Mitsubishi dovesse essere inclusa nell'alleanza, il super gruppo diventerebbe il primo al mondo per volumi di vendita, con un totale di oltre 15 milioni di veicoli.

In attesa di chiarire se i giapponesi entreranno nell'alleanza o si mettereanno di traverso, resta il nodo di come sarà strutturato il vertice del nuovo gruppo, con qualche analista che già ipotizza «problemi sulla governance» come quelli sperimentati dagli azionisti della francese Essilor e dall'italiana Luxottica dopo la fusione. «Il peso dell'influenza politica tra lo Stato francese e il Governo italiano che si inserisce nell'operazione non entusiasma i mercati sui due gruppi, che avranno certamente bisogno di ristrutturarsi», sostiene Nicolas Chéron, responsabile della ricerca di BinckBank, che ha annunciato l'intenzione di vendere il titolo di Renault.

Intanto Fca scivola in Borsa a Milano, zavorrata soprattutto dalle minacce di dazi rivolte da Donald Trump al Messico. Il titolo ha perso il 4,76% a 11,44 euro. In calo anche la controllante Exor (-2,56% a 56,2 euro) e Renault (-4,55% a 53,92 euro).

Infine l'amministratore delegato di Fca, Mike Manley, ha ceduto 250mila azioni del gruppo, pari al 25% circa del totale posseduto, incassando poco più di 3 milioni di dollari. Il manager ha specificato all'Autorità olandese di controllo dei mercati che la vendita è stata fatta per coprire spese personali. La vendita, hanno sottolinato fonti vicine a Manley, non è correlata in alcun modo all'operazione con Renault e niente ha a che fare con il suo ruolo futuro nella società risultante dalla fusione.
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