Francesco Maiolini, ad di Banca del Fucino: «Roma sta ripartendo ma deve imparare
a fare sistema: ha tante eccellenze tra pubblico e privato»

Il banchiere illustra il buon momento della Città Eterna: «Crescita del Pil, del turismo, degli investimenti statali e delle nuove aziende»

Francesco Maiolini, ad Banca del Fucino
Francesco Maiolini, ad Banca del Fucino
di Rosario Dimito
Mercoledì 31 Gennaio 2024, 14:32 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 07:59
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Roma fu detta Caput mundi perché è stata la città più influente della storia, creando uno dei più grandi imperi mai esistiti ed è oggi la terza più popolosa dell’Unione europea e la più estesa. 


Francesco Maiolini, lei cresciuto in Bankitalia, passato da Mcc, dal 2016 guida il gruppo bancario Igea Banca che salvando in pieno periodo Covid la storica Banca del Fucino, è ormai l’unico istituto di Roma a tutto tondo, non pensa ci siano ancora troppe ombre ad appannare la storia della città?
«Se si aspetta da me il solito elenco delle cose che non funzionano la deluderò. Ci sono almeno quattro motivi per essere contenti dell’andamento dell’economia di Roma nel 2023». 
Nientemeno è così ottimista? 
«Primo: il turismo. Nel 2023 è stato è stato superato per la prima volta il dato (molto buono) del 2019, con un 9% in più di arrivi. Secondo: la spesa per investimenti pubblici. Nel 2023 è stata di 520 milioni. È il doppio della media degli ultimi 5 anni. Stiamo assistendo a un’inversione di trend, che sarà rafforzata dal Pnrr. Terzo: la crescita del Pil a Roma è prossima all’1,2%, con l’Italia allo 0,7%. Infine, il dato forse più confortante di tutti: il saldo tra nascita di nuove imprese e chiusure è stato positivo di oltre 8.600 imprese (+1,91%, 2 volte la media dell’Italia). Due anni fa il nostro ufficio studi aveva individuato tra le tendenze più interessanti a Roma la presenza di un’imprenditoria vitale, meno dipendente che in passato dal pubblico».
E i dati aggiornati cosa indicano?
«Nei nuovi dati vedo una conferma di quel trend. Più in generale, questi numeri ci dicono una cosa importante: ci sono settori che conoscono una forte spinta espansiva, ma soprattutto ci sono energie pubbliche e private che sono indirizzate verso la crescita. Anche nel nuovo anno la domanda di lavoro, ossia l’intenzione di assumere nuovo personale espressa dalle imprese romane, ha segnato a gennaio un + 8,6% rispetto a gennaio 2023. È il dato più elevato dal 2018». 
Cos’altro vede dal suo osservatorio bancario che fa i servizi tradizionali del credito e ha varato Fucino green specializzata in investimenti nel settore delle energie rinnovabili? 
«Stiamo lavorando a una nuova ricerca sull’economia di Roma, con un focus sul centro storico, e vediamo diverse caratteristiche del tessuto economico di Roma che oggi rappresentano un vantaggio importante. Un esempio: si è parlato molto del Pnrr come di una grande occasione di rilancio dello sviluppo, a volte anche in termini un po’ fideistici. Ma una cosa è certa: all’interno del Pnrr il ruolo dell’impresa pubblica come veicolo – e anche come regista – delle scelte di investimento torna ad essere fondamentale, e anzi riapre una riflessione strategica sul ruolo di queste imprese per lo sviluppo. Ora, le principali imprese pubbliche del nostro Paese sono su Roma. Questo è un grande asset per la città».
Roma parte avvantaggiata, ma non tutti la pensano così: dove dobbiamo fare meglio?
«Dobbiamo migliorare la nostra capacità di fare sistema. Il tessuto produttivo di Roma è molto ricco: ci sono eccellenze nel campo dell’imprenditoria privata che abbracciano molti comparti, multiutilities di grande rilievo come Acea, le principali imprese pubbliche, le maggiori Fondazioni e casse di previdenza del nostro Paese, molte istituzioni culturali e università, tra cui la Sapienza, che è ai primi posti nei ranking internazionali. L’elenco potrebbe continuare. Pensiamo alle energie che sarebbe possibile liberare se mettessimo in rete queste realtà. Ma è proprio su questo che siamo ancora indietro. Abbiamo ottimi solisti, ma manca la capacità di fare squadra». 
Cosa manca per fare sistema? 
«I motivi sono molti. Uno è senz’altro rappresentato dal forte processo di concentrazione che ha investito il sistema bancario negli ultimi 20 anni, eliminando dalla scena gran parte delle banche romane, incorporate in realtà più grandi lontane da Roma. Questo ha influito molto negativamente sulla capacità di fare sistema. Perché le infrastrutture finanziarie hanno questo in comune con le infrastrutture fisiche e con quelle della conoscenza: sono una rete, che rende possibile la circolazione non soltanto di capitali, ma anche di idee e di progetti».
La Banca del Fucino rimasta da sola a Roma può guidare il rilancio?
«Questa situazione accresce le responsabilità per chi, come la Banca del Fucino, è riuscito a rafforzarsi mantenendo la propria caratteristica di banca del territorio, fortemente radicata su Roma. Il nostro obiettivo è quello di essere sempre più uno snodo centrale dell’infrastruttura finanziaria di Roma. E soprattutto facilitatori del dialogo e delle sinergie tra le realtà del mondo economico romano, pubblico e privato. Credo di poter dire che lo siamo già, a partire dal nostro azionariato, che ha al suo interno diverse fondazioni - e che ha visto l’ingresso recente di un investitore dello spessore di Enpam - ma anche realtà di eccellenza del manifatturiero come Angelini e tanti nomi importanti dell’imprenditoria romana». 
Parliamo di voi. Come si chiude il 2023 e cosa vi porterà il 2024? 
«Il 2023 è stato un buon anno. Abbiamo raccolto i frutti di quello che avevamo seminato negli anni precedenti. In particolare, la forte crescita della raccolta e soprattutto degli impieghi che abbiamo realizzato. La normalizzazione dei tassi monetari, dopo quindici anni dell’anomalia rappresentata da tassi reali negativi, ha accresciuto il margine d’interesse – da sempre l’indicatore decisivo per le banche. Ma nel 2023 abbiamo anche continuato a costruire. Siamo andati avanti con la digitalizzazione della Banca, che per noi non è un sostituto della rete fisica, ma un modo per potenziarla. Abbiamo rafforzato il comparto delle energie rinnovabili con Fucino Green, che oggi detiene la principale pipeline di impianti di energia eolica e fotovoltaica del nostro Paese, per oltre 3,2 GW.

In tema di sostenibilità il 2024 porterà una novità importante: la trasformazione di Igea Digital Bank, la seconda banca del Gruppo, in banca specializzata in finanziamenti per aziende che investono sulla transizione energetica e per l’agricoltura. Sarà la prima banca di questo tipo in Italia».

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