I risultati di una campagna condotta all’insegna delle difficoltà e dei rincari e una serie di proposte di intervento a tutela dell’intera filiera da sottoporre all’attenzione dell’esecutivo appena insediato. Sono questi i principali temi affrontati durante l’assemblea pubblica di Anicav, la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione del pomodoro al mondo, tenutasi oggi a Parma nel corso dell’annuale appuntamento Il Filo Rosso del Pomodoro, giunto alla sua decima edizione.
«Strategie competitive a sostegno di una filiera da primato è il tema scelto come filo conduttore di questa giornata – dichiara Marco Serafini, presidente di Anicav – È necessario che il nostro comparto, che rappresenta, per qualità e dimensioni, un’eccellenza dell’industria agroalimentare italiana, assuma una posizione strategica nelle politiche di sviluppo di settore e faccia sentire in maniera incisiva la propria voce. Abbiamo ritenuto indispensabile definire un’agenda programmatica, da condividere con tutte le anime della filiera, dal mondo agricolo alla distribuzione, e sottoporre al nuovo Governo.
Nella campagna di trasformazione appena conclusa in Italia sono state trasformate circa 5,5 milioni di tonnellate di pomodoro, con una riduzione del 10% rispetto ai risultati record dello scorso anno. Un dato che riflette quello relativo agli ettari investiti pari a 65.180 ( -8,5% rispetto al 2021), di cui 37.024 al Nord e 28.156 al Centro Sud. Nel bacino Centro Sud le aziende hanno trasformato 2,59 milioni di tonnellate, con un decremento del 12% rispetto al 2021, mentre in quello del Nord il trasformato finale è stato di 2.89 milioni di tonnellate (-6.3% rispetto allo scorso anno).
Buone le rese agricole in entrambi i bacini produttivi, nonostante la siccità nel bacino Nord e le alte temperature che hanno causato non poche difficoltà soprattutto nella parte iniziale della raccolta. Sul fronte delle rese industriali, di contro, si è registrato un peggioramento con la necessità di utilizzare maggiori quantità di materia prima per riuscire a garantire gli elevati standard qualitativi.
Il dato si inserisce in una situazione di riduzione generale a livello europeo (-17,6%) e mondiale (-4.9%) con Spagna e Portogallo che, complessivamente, hanno ridotto la produzione del 29%. Fa eccezione la Cina che, con 6,2 milioni di tonnellate, ha fatto registrare un incremento del 29,2% dopo la flessione del 2021.
L’Italia, terzo trasformatore mondiale di pomodoro dopo gli Usa e poco distante dalla Cina, ma primo trasformatore di derivati destinati direttamente al consumo finale, rappresenta il 14,8% della produzione mondiale (pari a 37,3 milioni di tonnellate) e il 56,5% del trasformato europeo, con un fatturato totale di 4 miliardi di euro.
«Immaginavamo che questa campagna di trasformazione sarebbe stata caratterizzata da grandi difficoltà, ma la realtà è stata di gran lunga peggiore delle nostre aspettative – commenta Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav – Come più volte denunciato negli ultimi mesi, il comparto è stato messo in ginocchio dall’aumento dei costi di produzione fuori controllo. L’aumento del costo dell’energia è stato un colpo difficile da assorbire per un sistema ad alta stagionalità come il nostro. L’incidenza di questa spesa sul conto economico aziendale è cresciuta in maniera esponenziale, passando dal 4% al 22%. Una situazione a dir poco complessa che necessita di tutta l’attenzione da parte del nuovo Governo. Il nostro auspicio è che si tratti di una situazione contingente e non strutturale anche se gli elementi a nostra disposizione ci inducono a nutrire non poche preoccupazioni per il futuro».
Dalla tavola rotonda, che ha visto protagonisti i principali player dell’industria di trasformazione del pomodoro privata e cooperativa, sono venute fuori una serie di proposte di intervento che dovranno confluire in un’agenda programmatica da condividere con l’intera filiera.
In merito al complesso rapporto col mondo agricolo è emersa la necessità di avviare un’analisi dei costi di produzione agricola nelle diverse aree del Paese per capire se si scontano problemi di inefficienza organizzativa e gestionale o se si tratta di meri comportamenti speculativi e l’esigenza di una ridefinizione del perimetro di competenza e del modello operativo alla base delle relazioni interprofessionali.
Altri temi di discussione sono stati la crescente difficoltà nel reclutamento di manodopera stagionale e la mancanza di profili tecnici specializzati, l’importanza di investire in ricerca e sviluppo e in attività di promozione, valorizzazione e tutela, oltre alla necessità di un sostegno alle imprese.
«Occorrono misure di finanziamento per interventi a sostegno del sistema industriale e dell’intero comparto che abbiano come obiettivo il miglioramento delle produzioni agricole, la sostenibilità etica ed ambientale – conclude il presidente Serafini – Il Pnrr potrà rappresentare l’occasione di sostenere e attuare importanti interventi infrastrutturali che riguardino gli invasi nei due bacini produttivi per far fronte ai problemi di approvvigionamento idrico, la mobilità sostenibile, il sistema portuale e retroportuale a supporto dell’internazionalizzazione e il miglioramento delle condizioni di vita e lavoro dei braccianti. Il nostro auspicio è che il nuovo Governo, che dovrà guidare il Paese in un particolare e critico momento storico, possa dare risposte concrete alle nostre aziende. Noi ci siamo e ci saremo, pronti a fare, come sempre, la nostra parte».