Una soluzione per chi ha già dato l’anticipo per lavori come l’installazione di caldaie e infissi e ora rischia di restare penalizzato dallo stop allo sconto in fattura. Sarà definita alla Camera nell’ambito delle modifiche al decreto entrato in vigore lo scorso 17 febbraio, per arginare il deficit di bilancio legato a questa formula: l’idea è applicare la vecchia normativa sulla cessione dei crediti a chi può dimostrare di aver già attivato la procedura con un contratto in data certa oppure con un bonifico bancario.
La modifica potrebbe applicarsi in contemporanea all’eventuale messa a punto di un regime transitorio, che da sola rischia di non essere sufficiente a risolvere la situazione vista la prevedibile concentrazione di lavori nelle prossime settimane.
Come nasce il problema? La decisione dell’esecutivo di fermare il meccanismo della cessione dei crediti (di cui lo sconto in fattura è un caso particolare) ha messo in difficoltà imprese e condomini impegnati sul superbonus 110%, ma ha penalizzato in modo specifico chi aveva già programmato lavori in edilizia libera che possono fruire dello sconto del 50 per cento.
L’INTESA
«Sono fiducioso sul fatto che si potrà migliorare il provvedimento per venire incontro ai cittadini e alle imprese che hanno ricevuto ordini per questa tipologia di lavori» ragiona Andrea de Bertoldi, deputato di Fratelli d’Italia e relatore del provvedimento sulla cessione dei crediti. De Bertoldi non esclude che possa essere trovata un’intesa parlamentare che coinvolga anche le opposizioni.
Il nodo delicato è come dimostrare che effettivamente l’operazione sia stata avviata entro il 16 febbraio. Bisognerà ricorrere a una soluzione che delimiti in modo rigoroso questa casistica. Ad esempio se c’è un bonifico bancario con l’acconto, il criterio della data risulterà soddisfatto; va ricordato che normalmente questi pagamenti sono effettuati proprio con bonifico, che è condizione per poter usufruire dell’agevolazione. Oppure servirà un contratto con data certa, ad esempio che sia stato scambiato tramite Pec.
Come già accennato, questa modifica potrebbe intrecciarsi con la definizione di un periodo transitorio, ad esempio di un mese, entro il quale tutti permettere ancora la cessione dei crediti (e lo sconto in fattura con la vecchia formula). Un mese o poco più infatti potrebbe essere un periodo non sufficiente ad assicurare l’effettiva posa in opera di caldaie e infissi, che - vista anche la grande domanda - può avvenire con tempi ancora più lunghi.
Un altro tema particolare è quello del sismabonus, la variante del 110 per cento riservata ai lavori per la prevenzione degli effetti dei terremoti sugli edifici. Ci sono spiragli positivi sulla richiesta, formulata da Confedilizia, di mantenere il vecchio sistema della cessione dei crediti per questa tipologia di lavori e per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
IL NODO DEGLI F24
Intanto si avvicina la data del primo marzo entro la quale dovrebbe essere definito ufficialmente dall’Istat l’esito contabile di tutta la vicenda. L’ipotesi più probabile è che risulti significativamente incrementato il disavanzo del 2021 e del 2022, mentre potrebbe esserci una riduzione per gli anni successivi. Una volta messo un punto, governo e categorie potranno definire meglio il progetto di smaltire i crediti ancora giacenti presso le banche attraverso i versamenti fiscali fatti per conto dei clienti con il modello F24.