Stipendi dei docenti, bonus per chi insegna al Nord e nelle grandi città. Il piano del governo

La Lega rilancia l’idea di differenziare le retribuzioni in base al costo della vita

Stipendi dei docenti, bonus per chi insegna al Nord e nelle grandi città
Stipendi dei docenti, bonus per chi insegna al Nord e nelle grandi città
di Lorena Loiacono
Giovedì 7 Dicembre 2023, 23:57 - Ultimo agg. 8 Dicembre, 16:25
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Nelle scuole del Nord, ma anche in quelle qualche grande città del Centro-Sud, gli insegnanti potrebbero guadagnare di più rispetto ai colleghi del resto d’Italia. Lo chiede un ordine del giorno della Lega votato dalla Camera, e ieri fatto proprio anche dal governo. Il testo auspica un adeguamento della retribuzione del pubblico impiego in base al reale costo della vita, quindi più soldi nei territori in cui si spende di più per la casa, per i beni di primo consumo, per i servizi. L’opposizione protesta: sarebbero «gabbie salariali», una proposta «inaccettabile».

L’ordine del giorno fa esplicito riferimento al mondo della scuola, su cui pesano gli stipendi più bassi d’Europa e le difficoltà di chi insegna lontano da casa.

Il motivo? Spesso i docenti, per insegnare, si spostano dalle regioni del meridione verso le città del Nord ma si scontrano con le difficoltà legate ai costi da sostenere: uno stipendio medio iniziale, è di circa 1300 euro al mese. Impossibile viverci in una città come Milano o Torino, ad esempio, sostenendo oltreTutto i viaggi saltuari di ritorno a casa. E così gli insegnanti fuori sede, appena possono, tornano nelle regioni di origine chiedendo trasferimenti o assegnazioni provvisorie e le cattedre al nord restano puntualmente scoperte. Con inevitabili problemi alla didattica, che ricadono sia sugli studenti sia sulle scuole che fanno un super lavoro per convocare i docenti in cerca di sostituzioni. 

«L’obiettivo della Lega - ha spiegato il sottosegretario al lavoro, il leghista Claudio Durigon - è chiaro: rafforzare la contrattazione collettiva e di secondo livello. Chi trova il pretesto per parlare di “ gabbie salariali” fa solo demagogia. Con il rafforzamento della contrattazione decentrata non si lede la contrattazione nazionale, come invece avrebbe fatto l’istituzione del salario minimo fissato per legge, ma si interviene per dare risposte concrete a tutti i livelli salariali». Ma le opposizioni insorgono contro un piano che, avvertono, potrebbe creare docenti di serie A di serie B: «È del tutto inaccettabile - denuncia Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera - il problema non è retribuire di più i professori al Nord e di meno al Sud, ma aumentare gli stipendi dei docenti, che si trovino al Nord come al Sud, sulla base del merito e del suo riconoscimento. Ancora una volta la Lega, per pure ragioni di propaganda, non si fa problemi a produrre danni incalcolabili nella vita di centinaia di migliaia di persone, con l’idea che i lavoratori del Mezzogiorno meritino di meno rispetto a chi lavora più a Nord».

Lo stipendio di base resterebbe comunque uguale per tutti, a spiegarlo è la deputata di Forza Italia Chiara Tenerini, componente della commissione Lavoro di Montecitorio, che rifiuta il termine di gabbie salariali: «L’obiettivo era solo creare un equilibrio rispetto all’ambiente in cui si vive. Si sta parlando di prerogative accessorie, che possono essere modulate a seconda dell’ambiente in cui ci si trova. Ma la paga base ovviamente deve rimanere uguale per tutti a prescindere da dove si vive». 

Il salario degli insegnanti italiani torna ad infiammare il dibattito politico e la questione del caro vita, che grava sui docenti che insegnano nelle regioni del Nord spesso da fuori sede, tiene banco da anni ormai. Pochi mesi fa si era parlato anche di un piano-affitti per contrastare posti della casa: il ministro all’istruzione e al merito, Giuseppe Valditara, a fine agosto aveva infatti avanzato una proposta per consentire ai docenti che devono trasferirsi in altre regioni di avere a disposizione alloggi a prezzi accessibili. L’obiettivo era quello di rendere più attrattivo il lavoro del docente, valorizzandone anche l’aspetto economico. 

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L’IDEA DI BIANCHI

Anche il governo Draghi, aveva pensato ad una soluzione economica al problema dei trasferimenti: un anno fa, nell’ottobre del 2022, l’ex ministro all’istruzione Patrizio Bianchi aveva proposto di prevedere un riconoscimento, una sorta di premio, ai docenti che mantengono la cattedra nella stessa scuola, con 5 anni di servizio alle spalle sempre nella stessa sede. Erano stati preventivati 30 milioni di euro: da una parte si pensava di tutelare la continuità didattica, dall’altra di sostenere la scuola nei territori che vivono condizioni socio-economiche più disagiate e presentano una maggiore dispersione o il rischio di spopolamento. 

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