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Covid e crisi, il disoccupato diventa fattorino: rider raddoppiati. Così chi ha perso il lavoro prova a rimettersi in pista

Covid e crisi, il disoccupato diventa fattorino: rider raddoppiati. Così chi ha perso il lavoro prova a rimettersi in pista
Covid e crisi, il disoccupato diventa fattorino: rider raddoppiati. Così chi ha perso il lavoro prova a rimettersi in pista
di Francesco Bisozzi
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 15 Gennaio 2021, 00:28 - Ultimo agg. : 08:24
4 Minuti di Lettura

Erano poco più di 15 mila prima del Covid, adesso sono molti di più. Circa trentamila rider circolano ora per le strade delle città italiane semivuote per effetto del virus: macinano anche più di tremila chilometri al mese, in auto, scooter, bicicletta e persino sui monopattini in affitto, consegnando in media una trentina di pasti al giorno. Non importa lo stato della curva dei contagi: in discesa o in salita che sia, loro sono sempre in prima linea, all’ora di pranzo e poi a cena. In un mese guadagnano in media oltre duemila euro, al netto delle spese per la benzina, l’assicurazione contro le malattie e le tasse.

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Paghe da manager in erba che hanno convinto molti di loro a continuare lungo questa strada anche dopo che la prima ondata si era conclusa, perché sotto il profilo dei guadagni oggi fare il rider non solo non è male, ma ti permette anche in certi casi di risparmiare e mettere da parte una discreta somma, da reinvestire in futuro in un mutuo o in un corso di riqualificazione professionale. Insomma, se prima questo era un lavoro per soli studenti o quasi, oggi il business delle consegne a domicilio ha conquistato anche liberi professionisti caduti in disgrazia e costretti a reinventarsi a causa dell’emergenza. Chiamatela pure rider economy.

IL SINDACATO

Nicolò Montesi è il presidente del sindacato autonomo Anar, Associazione nazionale autonoma dei rider, effettua consegne di pasti a domicilio già da due anni e non ha nessuna intenzione di smettere in futuro: «Il 2020 è stato l’anno dei rider, da mestiere occasionale è diventato una professione a tutto tondo, senz’altro faticosa ma gratificante sotto il profilo economico. Solo negli ultimi mesi il numero dei rider in circolazione è cresciuto del 50 per cento e molti di quelli che hanno inforcato scooter e biciclette continueranno a fare questo lavoro pure dopo che il virus sarà vinto». Per un quinto dei rider in circolazione il food delivery costituisce adesso l’attività lavorativa prevalente. «Ma sono destinati a diventare molti di più», continua il presidente del sindacato autonomo dei rider. Prima della pandemia, stando ai dati di Assodelivery, l’associazione dell’industria del food delivery italiana alla quale aderiscono tra gli altri Deliveroo e Glovo, il business delle consegne dei pasti contava ventimila rider, di cui il 75 per cento lavorava meno di sei mesi l’anno, e generava 350 milioni di euro di business per il settore della ristorazione. Tre rider su quattro erano studenti o comunque persone che portavano pranzi e cene nelle case degli altri solo per arrotondare, l’età media dei fattorini era di 27 anni e lavoravano per 15 ore a settimane in media.

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LA SITUAZIONE ATTUALE

Oggi quelli che fanno i rider come primo lavoro sono in crescita costante, l’età media è aumentata visibilmente come anche il numero di ore lavorate. L’Osservatorio nazionale di Just Eat offre una fotografia del digital food delivery in Italia aggiornata al 2020. Dall’ultima indagine condotta dall’osservatorio emerge che «il 2020 ha rappresentato per il mercato del digital food delivery un anno di svolta con una crescita significativa che lo ha portato a rappresentare tra il 20 e 25 per cento dell’intero settore del domicilio e ad affermarsi anche come essenziale agli occhi degli italiani». Nei mesi di lockdown il mercato si è espanso notevolmente arrivando a servire tutte le città con più di 50 mila abitanti e il 66 per cento degli italiani, ovvero circa 40 milioni di persone. Stando ad alcune ricerche interne alle aziende del settore, il food delivery ha rivestito per il 90 per cento dei consumatori un servizio essenziale in occasione delle chiusure anti-contagio. I clienti del food delivery più attivi sono i Millennials insieme alla Generazione Z. Ordinano soprattutto pizza, hamburger e sushi.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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