Fisco, bilanci a rischio per la metà dei Comuni

Fisco, bilanci a rischio per la metà dei Comuni
di Marco Esposito
Martedì 26 Ottobre 2021, 11:00
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Nuova tegola sui bilanci comunali. La legge delega sulla riforma fiscale finora ha fatto discutere soprattutto per i cambiamenti sul catasto. Ma - all'articolo 8 del disegno di legge - c'è una novità non da poco sulle addizionali Irpef la quale - secondo l'Ufficio parlamentare di Bilancio - se applicata alla lettera porterà un taglio di gettito per la metà dei Comuni, con effetto soprattutto sulle città visto che la popolazione coinvolta sale al 66%. L'effetto sarà particolarmente pesante per municipi, come Napoli, nei quali il reddito medio dei contribuenti è particolarmente basso. Non è una buona notizia, per il neo sindaco Gaetano Manfredi, anche se - va detto - i tempi per l'approvazione in Parlamento e poi l'attuazione della legge delega non sono immediati. 

Come cambierà l'addizionale Irpef? Oggi è una tassa piatta, una flat tax, con la medesima aliquota per chi ha un reddito di 10mila euro come per chi ne ha uno di 100mila.

A Napoli, come nel 47% dei Comuni italiani, si applica l'addizionale massima dello 0,8% cioè 80 euro sui 10mila euro di imponibile oppure 800 euro sui 100mila euro, senza rispetto del principio di progressività previsto nella Costituzione, tranne una fascia di esenzione al di sotto degli 8mila euro. Con la riforma della legge delega, ciascun contribuente pagherà una sovrattassa rispetto all'Irpef effettivamente dovuta.

Addizionale e sovrattassa sembrano sinonimi ma la differenza c'è. L'addizionale si applica in proporzione al reddito imponibile mentre la sovrattassa in proporzione all'Irpef dovuta. Oggi capita che un contribuente grazie agli sgravi familiari non versi un centesimo di Irpef ma debba comunque pagare l'addizionale comunale sull'intero reddito. In pratica chi ha entrate di 10mila euro annui e oggi con le varie esenzioni non versa nulla di Irpef statale, con la riforma fiscale non pagherà neppure l'addizionale; mentre chi ha redditi medi ed elevati verserà molto di più rispetto ad oggi per compensare il sistema dei Comuni degli sconti ai bassi redditi. La riforma sembra equa perché toglie peso fiscale su categorie disagiate e lo sposta sui redditi medi e alti senza che appaia un vantaggio o uno svantaggio per il bilancio dei Comuni. Ma non è così. 

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La neutralità fiscale nel passaggio dal vecchio al nuovo sistema è previsto per garantire in media lo stesso gettito di «quello attualmente generato dall'applicazione dell'aliquota media dell'addizionale all'Irpef». I 5,1 miliardi di gettito attuale, insomma, resteranno tali ma con una diversa distribuzione territoriale. Quindi in Comuni come Napoli e Roma - che hanno spinto al massimo la leva dell'addizionale Irpef - si perderà matematicamente gettito, anche applicando il massimo della nuova leva fiscale consentita. Questo, almeno, dalla lettura parola per parola del disegno di legge delega licenziato dal governo. Un testo, forse, scritto male rispetto alle intenzioni e che sarà quindi precisato e corretto nei passaggi parlamentari.

Tuttavia nelle aree di disagio economico come il Mezzogiorno il problema resta, in ogni caso, perché si gioca con le medie nazionali: con la nuova sovrattassa massima applicabile si raggiungerà il vecchio gettito solo se i contribuenti che vivono in un territorio sono mediamente ricchi o poveri come nel resto d'Italia. Ma al Sud prevalgono i redditi bassi (cioè quelli che verseranno meno di oggi) e scarseggiano le persone con forti entrate (ovvero quelle chiamate a tappare il buco) per cui le casse comunali si impoveriranno. 

Quando cala il gettito fiscale di un territorio dovrebbe scattare il Fondo di solidarietà comunale; tuttavia tale fondo non copre tutta la capacità fiscale bensì soltanto una quota: nel caso dell'addizionale Irpef 0,4% contro 0,8%. Non sarà molto diversa la situazione quando dall'addizionale si passerà alla sovrattassa, con il problema per città come Napoli, dove anche spingendo al massimo la leva fiscale non entreranno nelle casse di Palazzo San Giacomo i medesimi (e già magri) soldi di adesso.

Proprio in tema di perequazione fiscale, l'Ufficio parlamentare di Bilancio nel suo rapporto consegnato in Parlamento sottolinea che ci sono oltre 5 miliardi di entrate comunali destinate ai servizi fondamentali sulle quali oggi non si effettua alcuna forma di perequazione, per cui chi aveva in passato continua a ricevere di più. «Andrebbero ricondotti nel perimetro della capacità fiscale standard - scrive l'Upb - per essere assoggettate a perequazione, alcune risorse assegnate ai Comuni quali i ristori per le riduzioni di gettito determinate da interventi centrali sulla tassazione immobiliare (legge di stabilità per il 2016) che valgono circa 3,5 miliardi, o altre riduzioni, rettifiche e accantonamenti per circa 1,7 miliardi, che sono oggi attribuite su base storica». Insomma: l'equità tra italiani nella loro doppia veste di contribuenti e cittadini è ancora lontana.

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