Briatore al Mattino: «Spiagge, con le aste trentamila sul lastrico»

Briatore al Mattino: «Spiagge, con le aste trentamila sul lastrico»
di Antonino Pane
Venerdì 12 Novembre 2021, 09:55 - Ultimo agg. 13 Novembre, 10:02
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Quattro milioni di incasso per soli 17mila euro di canone. L'autodenuncia di Flavio Briatore scoperchia una pentola dove ribollono tutte le incongruenze del Made in Italy. Il Twiga a Marina di Pietrasanta incassa milioni di euro ogni anno con i 5mila metri quadrati di spiaggia in concessione, eppure di canone paga solo pochi spiccioli.

Com'è possibile Briatore?
«È una stortura tutta italiana. Lo Stato non sa far rendere i suoi beni».

E allora viva la Bolkestein?
«Assolutamente no.

Con le aste finiranno sul lastrico le trentamila famiglie che oggi gestiscono stabilimenti balneari lungo le coste italiane. Perderebbero le gare perché scenderebbero in campo i grandi gruppi che, con offerte non sostenibili dai piccoli, farebbero incetta di tutto».

E allora?
«Lo stato faccia il proprietario del bene in maniera seria. Dividiamo la costa in fasce di redditività e stabiliamo prezzi per le concessioni aderenti alla appetibilità del bene. La bussola deve essere una sola, la redditività della concessione».

Intanto però l'Europa incalza, vuole le aste.
«L'Europa vuole entrate serie, e non piccole prebende da beni che valgono moltissimo e che si tramandano da padre in figlio con redditività scarsissime per lo Stato. Con le aste facciamo la fine della costa francese».

La Bolkestein a Saint Tropez ha buttato fuori tutti i vecchi gestori.
«Esattamente. Ora gli stabilimenti sono tutti nelle mani di quattro multinazionali e i piccoli gestori locali hanno dovuto mollare tutto. Diciamo la verità, è una procedura profondamente ingiusta».
Ma sono previsti punteggi per gli investimenti fatti.
«E lei crede che di fronte a beni da redditività molto alta saranno i punteggi a frenare i grandi investitori? Questa è una pia illusione. Quando decideranno di acquistare spazzeranno via tutti, come hanno fatto in Francia».

Certo detto da lei che è uno che di investimenti se ne intende.
«Io trovo che bisogna investire e guadagnare ma anche salvaguardare le famiglie che lavorano in una attività e la mandano avanti con sacrifici. Lo Stato non può chiudere gli occhi di fronte ad una situazione del genere. La verità è che nessuno si aspettava una decisione così articolata da parte del Consiglio di Stato che ora rende tutto più difficile».

Certo, lei ha fatto un'esperienza diretta a Marina di Pietrasanta.
«Sì. Oggi il Twiga ha 120 dipendenti, paga 1,3 milioni all'anno in salari, paga 850mila euro all'anno di tasse e solo 17mila euro di concessione. Immagini se ci fossero canoni adeguati e tutti pagassero il dovuto allo Stato con tasse e canoni. Non vi sarebbe bisogno di mettere gli stabilimenti all'asta perché anche l'Europa si renderebbe conto che i beni pubblici rendono».

Forte dei Marmi, la Liguria, la Sardegna. E poi Capri, la costiera sorrentina, quella amalfitana. È la costa Adriatica, la Sicilia. Un patrimonio inestimabile.
«Abbiamo la fortuna di avere tante località di grande richiamo internazionale. Sono tantissime le offerte di qualità che sono diventate vere e propri punti di grande attrazione lungo la costa italiana. Mettere all'asta le concessioni in queste aree significa cancellare i piccoli imprenditori locali e mettere tutto in mano ai grandi investitori. Mi sembra una cattiveria veramente da evitare. Tra l'altro il settore viene da due anni di profonda crisi e non garantire il futuro a queste famiglie lo trovo un fatto gravissimo».

E allora come si esce da questa situazione?
«Con la capacità di mettere in campo azioni serie e mirate. Con la capacità di dimostrare all'Europa che l'Italia sa far fruttare al massimo i suoi beni. Fino ad oggi abbiamo dato solo brutti esempi, è arrivata l'ora di rimboccarci le maniche mettendo in campo su questo terreno tutte le nostre migliori qualità. Il settore turistico ricreativo ha potenzialità enormi e spesso è stato abbandonato a se stesso. Ora, con i riflettori puntati addosso, dobbiamo dimostrare che sappiamo proporre soluzioni adeguate a garantire la concorrenza e a salvaguardare i nostri piccoli imprenditori».

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