Fuga da città e pianura, così si perdono abitanti

Napoli perde 80mila cittadini, un’onda che coinvolge la costa

Apice Vecchia
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Gianni Molinaridi Gianni Molinari
Venerdì 5 Aprile 2024, 07:28 - Ultimo agg. 6 Aprile, 08:02
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In principio erano le aree interne, la montagna, l’”osso” di Manlio Rossi Doria. Per tradurlo in geografia pratica: il Cilento, il Sannio, l’Irpinia, il Matese. Dopo la seconda guerra mondiale le famiglie si erano allargate, non c’era da mangiare, cominciò l’emigrazione. Non solo e non necessariamente all’estero o al nord (che pure drenarono le maggiori risorse). Ma anche verso la “polpa” (continuando a usare l’”azzeccata” espressione di Rossi Doria): dalle aree più interne alla costa, dalla montagna (e dalla sua agricoltura di sussistenza e di fame) all’agricoltura moderna, quella che tendeva (e tende) più al processo industriale. Su tutti il caso della “quarta gamma” della Valle del Sele o gli allevamenti delle bufale del casertano, o l’agricoltura intensiva, quella di più raccolti l’anno, della ricca pianura fertilizzata dal Vesuvio.

Poi con gli anni ‘80 è cominciato il fenomeno della riduzione delle nascite: meno bambini per famiglia, primo parto in età più avanzata, diversi stili di vita.

E la prospettiva di vita alla nascita che, complice il miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie, si è allungata (con la parentesi del Covid).

Sicchè se nel 2003 in Campania sono nati 64.606 bambini, 20 anni dopo i nuovi nati si sono fermati a 42.907 (ma se si va al 1983 si legge 91mila!): significa il 33,6% in meno. Di contro nel 2003 i campani con il traguardo delle cento primavere sulle spalle erano gloriosamente 448, nel 2023 sono triplicati a 1.469 altrettanto gloriosamente. Meno bambini e una fetta di popolazione più adulta. Ma anche la fine del paradigma dell’osso e della polpa, perché se prima era la costa che attirava, ora anche la costa respinge, se prima erano i circondari che assorbivano l’espansione edilizia per la richiesta di nuove case per le nuove famiglie (che avevano figli piccoli e l’eta media di quei comuni era più bassa), ora è anche la costa (e la pianura) a fare passi indietro. Con eccezioni, naturalmente (e per fortuna), ma in un trend negativo che sembra irreversibile.

Il record?

A scuola insegnavano che Portici era il comune più densamente popolato d’Europa. A parte che da diversi anni è già stato surclassato da Casavatore. Ed entrambi hanno perso popolazione negli ultimi 20 anni. Il record resta, con valori più bassi, solo perché tutti i «concorrenti» perdono ugualmente popolazione. Però si sta più larghi...

La flessione della popolazione è come un’onda che investe tutta la costa vesuviana e che abbassa il numero di residenti in media dell’11,6%, ma che a San Giorgio a Cremano raggiunge il 16,2% e a Torre Annunziata il 15,6%. Mancano all’appello 44.504 persone, vale a dire una media città proprio come se in quell’area fosse sparita per intero Torre Annunziata o Avellino.

Un’onda che parte da Napoli che in 20 anni ha perso 80mila abitanti (che non se ne sono andati nei comuni della cintura, che perdono anch’essi quasi tutti, come si pensava, e quelli che non perdono non compensano). Napoli da sola vale un quarto della perdita della popolazione di tutta la Campania.

Certo - se si misura con la tendenza percentuale - nulla a che vedere con le voragini del Cilento (-44% Valle dell’Angelo e similari) che riducono paesi a piccoli borghi dove insieme agli abitanti spariscono anche i servizi più basici.

Su 550 comuni 401 (dove vivono 3,8 milioni di cittadini, ma erano 4,1 nel 2003) sono in negativo e 149 (dove vivono 1,5 milioni e nel 2003 erano 1,7) in positivo. Il “più” è intorno a Orta di Atella (cresciuta dal 2003 dell’89,8%), l’area domiziana che parte a Giugliano fino a Mondragone e ancora qualche periferia importante come Lusciano (Aversa), San Nicola la Strada (Caserta) Pontecagnano e Montecorvino Pugliano (Salerno). Così come resiste la piana del Sele sia quella agricola intorno a Eboli, sia, molto meglio, quella turistica intorno a Capaccio e Agropoli.

E poi le isole: Ischia attira e in 20 anni guadagna 4.472 abitanti (+7,7%), Capri resiste più o meno con 13.607 (Capri perde e Anacapri compensa e guadagna qualcosa), Procida perde 500 persone in 20 anni e si arresta giusto sopra la soglia di 10mila abitanti.

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