Inflazione, nel carrello della spesa ​rincari record come negli anni '80

Inflazione, nel carrello della spesa rincari record come negli anni '80
di Antonio Vastarelli
Venerdì 28 Ottobre 2022, 23:57 - Ultimo agg. 29 Ottobre, 19:50
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Il “carrello della spesa” non rincarava così rapidamente da 39 anni e ad appesantirlo sono soprattutto le verdure che, almeno per questo mese, risultano indigeste alle famiglie italiane. Per mettere a tavola un contorno di broccoli, insalata o costosissimi carciofi si dovrà penare non poco. Far quadrare il bilancio familiare non sarà semplice. Meno costoso, ma non troppo, sarà acquistare detersivi, piumini per la polvere e scope, per non parlare di saponi, dentifrici e creme per il corpo. Tra le voci che fanno segnare un maggior aumento nella stima diffusa ieri dall’Istat sui prezzi al consumo di ottobre ci sono infatti i “Beni alimentari, per la cura della casa e della persona” che hanno fatto registrare un aumento tendenziale del 12,7%. Per trovare una crescita maggiore su base annua bisogna risalire al giugno 1983 (+13,0%).

È questo uno dei dati sull’inflazione che preoccupa maggiormente perché parliamo del prezzo di beni di prima necessità, che incidono sul potere d’acquisto delle famiglie, e in particolare di quelle più povere che, in molti casi, potrebbero trovarsi nell’impossibilità di fare la spesa per mangiare.

Tra i “Beni alimentari”, a correre sono soprattutto i prezzi dei “Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate” che in un solo mese crescono dell’8,2% (+25,1% su base tendenziale). Rallenta, invece, la crescita per la “Frutta fresca o refrigerata” che segna un +0,7% su settembre (si passa dal +7,9% al +6,5% rispetto ad ottobre 2021). 

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Preoccupate le associazioni dei consumatori che parlano di “tragedia”, se l’inflazione dovesse mantenersi su livelli così elevati. Pesanti le stime sulla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie. Prendendo ad esempio una coppia con due figli, l’Unione nazionale consumatori valuta un aumento del costo della vita di circa 4mila euro su base annua: 2.219 euro servirebbero per abitazione, elettricità e combustibili mentre 1.073 per il “carrello della spesa”, e di questi 1.038 sarebbero impiegati soltanto per cibo e bevande. Si scende a 937 euro nel caso in cui il figlio fosse uno e a 761 in assenza di figli. Le coppie con 3 figli, invece, solo per mangiare, dovrebbero mettere in conto un maggior esborso di 1.240 euro. Una previsione confermata anche da Assoutenti che, per una coppia con due figli, valuta in 1.011 euro l’aggravio di spesa per alimenti e bevande. 

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Famiglie che, come rilevato anche dall’Acri stanno già intaccando i risparmi accumulati, o facendo ricorso a prestiti, per far fronte all’inflazione. La tendenza emerge da uno studio commissionato all’Ipsos dall’Associazione che riunisce Fondazioni e Casse di Risparmio. La ricerca segnala anche come il clima di fiducia che si intravedeva nel 2021, dopo l’uscita dalla fase più acuta della pandemia, sia stato eroso dall’incertezza sul futuro determinata dalle vicende internazionali e dalla crescente inflazione. Incertezza che induce molti a tenere bloccati sui conti correnti i propri risparmi e a voler mettere da parte più risorse. Un desiderio questo che cozza contro un aumento delle spese e quindi una minore capacità di riuscire ad accumulare riserve. Oggi sei italiani su dieci avrebbero difficoltà ad acquistare una nuova auto in caso di bisogno. Uno su quattro potrebbe non riuscire a sostituire la caldaia. Oggi il 39% (contro il 42% del 2021) si dice in grado di affrontare senza problemi una spesa non preventivata pari a 10mila euro. Il 75% delle famiglie (erano il 79% nel 2021) non teme “cattive sorprese” fino a mille euro. Risultato? Secondo il sondaggio effettuato da Acri gli italiani che sono soddisfatti dell’attuale quadro economico sono l’11%, contro il 17% rilevato nel 2021. Numeri preoccupanti, quindi, ma qualche piccolo spiraglio di luce si intravede. L’aumento dei prezzi registrato per la componente energia (che incide anche sulla dinamica di quelli di altri comparti), infatti, non tiene ancora conto della discesa dei prezzi del gas registrata nelle ultime settimane. Le previsioni sull’inflazione, inoltre, segnalano una possibile, seppur lenta, frenata a partire da novembre e per tutto il 2023. 

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Un ulteriore segnale di speranza arriva dall’analisi periodica di Altroconsumo che monitora in diversi punti vendita i prezzi di dieci tipologie di prodotti alimentari. Dall’analisi condotta sul mese di settembre emerge che, rispetto ad agosto, i prezzi di alcuni prodotti risultano in ribasso, in particolare il caffè (-6%), l’olio di girasole (-5%), l’olio Evo (-2%) e pasta e farina (-1%). È pur vero che, per tutte le tipologie di prodotto analizzate, l’aumento su base annua è sensibile: si va dal +7% del caffè al +61% dell’olio di girasole. Elevatissimi anche gli aumenti per farina (+37%), zucchine (+33%), pasta e latte (+26%), zucchero (+24%). Seguono olio Evo e passata di pomodoro (+15%) e banane (+11%). In attesa che l’inflazione cali, Altroconsumo consiglia ai consumatori di scegliere prodotti in promozione (si può risparmiare fino al 6%) e di fare acquisti nei discount, che fanno registrare una spesa mediamente più bassa dell’11%. 
 

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