Luigi Carrino: «Dallo spazio controlleremo il piano delle infrastrutture»

Luigi Carrino: «Dallo spazio controlleremo il piano delle infrastrutture»
di Nando Santonastaso
Lunedì 28 Dicembre 2020, 09:28 - Ultimo agg. 29 Dicembre, 08:41
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«Digitalizzare non significa solo disporre di uno o più robot. Vuol dire anche competenze, capitale umano e dunque imprese innovative, anche di piccole dimensioni, connesse tra di loro. Per questo l'opportunità del Recovery Fund è irripetibile». Luigi Carrino, scienziato, presidente del Distretto aerospaziale campano, è stato tra i primi a lanciare l'allarme sul futuro del comparto per effetto della pandemia. Ora però che sono note le linee strategiche del maxi-piano di investimenti da 209 miliardi affidato dall'Ue all'Italia prevale la speranza: «Se la politica sa scegliere, il Paese ha le risorse necessarie per ripartire», dice.


Sta pensando al Piano hi-tech per monitorare 1000 infrastrutture italiane, utilizzando satelliti e droni, che dovrebbe rientrare tra quelli del Recovery plan nazionale?
«Sicuramente anche a questo.

Parliamo di progetti per 467 milioni che vedono in campo quattro Distretti tecnologici regionali: noi del Dac, Tern per la Basilicata, Siit per la Liguria e Torino Wireless per il Piemonte, nonché due Istituti di ricerca affermati come l'Istituto italiano di tecnologia di Genova e la Scuola superiore Sant'Anna di Pisa. Tutti insieme, con il sostegno di partner come i Politecnici di Torino e Milano, quattro università campane, grandi centri di ricerca e una cinquantina di pmi, puntiamo a realizzare una piattaforma informatica in grado di assicurare il monitoraggio continuo e dunque la sicurezza di ponti, viadotti, gallerie della rete stradale, autostradale e ferroviaria del Paese».


Qual è la grande novità sul piano tecnologico?
«Per la rima volta vengono integrati tra di loro sistemi di osservazione di diversa natura e di diversa altezza: non dimentichiamo che i droni vengono utilizzati anche per misurazioni terrestri e marine. Prevediamo l'impiego di sciami di droni e microsatelliti per realizzare sistemi multisensori e di telerilevamento con cui garantire periodicamente il controllo delle infrastrutture. Ne abbiano già individuate mille in tutta Italia ma è evidente che l'applicazione di questa piattaforma può diventare utile anche per monitorare obiettivi strategici della Difesa del Paese».


A che punto è il dossier?
«Sono al lavoro i rappresentanti dei nostri Distretti e il ministero dei trasporti che dovrà veicolare il progetto nel Recovery Plan. La Regione Campania lo ha già indicato come una delle sue proposte per l'impiego dei fondi Ue, altre regioni hanno assunto analoghi impegni. Siamo molto fiduciosi, non solo perché questa iniziativa dimostra che l'aerospazio italiano e meridionale è pronto a riconvertirsi verso obiettivi di alta tecnologia in una fase così difficile per il futuro delle sue tradizionali missioni. Questo progetto in realtà è anche perfettamente congeniale alla svolta digitale che l'Ue ci chiede e per la quale sono previsti in Italia investimenti per circa 30 miliardi di euro. Non dimentichi che la stessa Europa ha più volte bacchettato l'Italia per i ritardi accumulati nella prevenzione degli eventi calamitosi: occorreva investire di più, ora si può».


Ma la digitalizzazione al Sud, anche all'interno del vostro settore, a che punto è?
«Si sta accelerando, senza alcun dubbio. Si è capito ormai che anche nel 2021 e 2022 gli stabilimenti lavoreranno a ritmi ridotti per via della pandemia e dunque è questo il momento di digitalizzare il nostro sistema investendo su sistemi di produzione e capitale mano. Anziché tenere le persone in Cig conviene formarle alle nuove competenze: Leonardo ha già presentato un preciso progetto in tal senso, puntando alla completa digitalizzazione dei suoi siti. Quello di Pomigliano, ad esempio, diventerà il più avanzato d'Italia e d'Europa per l'avio. Naturalmente occorrerà fare lo stesso per l'intera filiera, a partire dai fornitori perché in futuro avremo fabbriche in cui bisognerà passare da un aereo all'altro, anche elettrico, e solo il digitale permetterà questa flessibilità. Non a caso il Dac in Campania ha lanciato l'iniziativa di realizzare ambienti digitali per consentire alle pmi di simulare i loro reparti di produzione e trasformarli in reparti digitali. Come i simulatori di volo, per intenderci: sono sicuro che faranno anche stavolta la differenza».

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