Mense, bando lotteria:
squilibri fino a sei volte

Mense, bando lotteria: squilibri fino a sei volte
di Marco Esposito
Sabato 8 Gennaio 2022, 06:59 - Ultimo agg. 17:05
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In Sicilia ci sono 240mila alunni delle materne e delle elementari in scuole prive di mensa, che quindi non possono fare il tempo pieno. Sono il 77% del totale. In Lombardia il problema è di intensità minore, il 43%, ma comunque rilevante e vista la maggiore dimensione regionale porta un disservizio di poco inferiore: 230mila alunni lombardi di materne ed elementari senza mensa. Il ministero dell’Istruzione lancia il bando per realizzare finalmente le mense, grazie a 400 milioni della cassaforte del Pnrr, ma si fa impressionare dalle percentuali, vede che 77 è più grande di 43 e assegna dopo un conteggio letteralmente al centesimo 80.577.198,37 euro alla Sicilia e 37.259.126,58 euro alla Lombardia. In pratica ogni alunno siciliano senza mensa potrà attingere a un tesoretto di 333 euro e ogni alunno lombardo nelle identiche condizioni a 163 euro. E non è neppure il divario più clamoroso: nel riparto si va dal minimo di 148 euro per alunno senza mensa del Molise a 877 euro dell’alunno della Basilicata. Sei volte di più.

In questo “bando-lotteria” la Campania stavolta vince e si assicura 304 euro per alunno contro una media di 241.

Ma non è questo il punto: l’equità va perseguita anche quando apparentemente non conviene perché a essere premiate o punite non sono le regioni, ma gli alunni e le loro famiglie. Per le mense stavolta pescano male i bimbi di Lombardia, Puglia e Molise.

I parametri utilizzati dal ministero dell’Istruzione per dividere le risorse tra le regioni fanno acqua da tutte le parti. Confondere le percentuali con i valori assoluti è un errore incomprensibile, ripetuto nel bando Palestre e in quello Mense e presente in forma attenuata nel bando Asili nido. Utilizzare come parametro di riferimento dei gap territoriali a volte lo standard nazionale, altre volte la regione con i servizi migliori e mai il livello essenziale di prestazione, che è di rango costituzionale, è incoerente e ha profili di illegalità. Assegnare importi con il dettaglio del centesimo di euro (37 cent alla Sicilia, 58 alla Lombardia, 21 alla Campania e così via: ma nella tabella in pagina gli importi sono stati arrotondati) mostra il desiderio di apparire scientifici fino alla pignoleria mentre in realtà siamo di fronte ad algoritmi che sembrano estratti da un cervellone impazzito.

Dietro alcune scelte presunte tecniche c’è forse solo sciatteria. Ma in altri casi c’è una visione di Paese quanto mai pericolosa. In più bandi per l’edilizia scolastica (non solo in quello per gli asili nido), infatti, si fa riferimento non all’Italia dei nostri giorni ma a quella del 2035, così come disegnata dall’Istat se gli squilibri territoriali non saranno corretti. L’Istat prevede per i prossimi dieci anni la migrazione di oltre 2 milioni di persone da Sud a Nord, ovvero la conferma del trend degli ultimi due decenni. Il Pnrr nasce proprio per favorire la coesione e quindi invertire la rotta e nelle stime indica non a caso una crescita del Mezzogiorno superiore alla media nazionale. Tuttavia, al momento di far partire i bandi, al ministero guidato da Patrizio Bianchi non hanno trovato di meglio che tarare le infrastrutture scolastiche, a partire dagli asili nido, in base alle proiezioni Istat del 2035, considerando quindi la migrazione e il collasso demografico del Sud come inevitabili. Una scelta che può ancora essere corretta «in autotutela», visto che i bandi per l’edilizia scolastica sono aperti fino al 28 febbraio: la modifica dei riparti regionali non ne altererebbe la funzionalità e metterebbe al riparo dai ricorsi.

A chiedere un cambio di direzione sono anche quattro senatori e un sindaco: «È vergognoso il modo con cui si gestiranno i finanziamenti del Pnrr per il Sud - dichiarano in una nota congiunta i parlamentari Gregorio de Falco, Elena Fattori, Virginia La Mura, Paola Nugnes e il sindaco di Buccino Nicola Parisi -. Più che un piano per ridurre il divario, ci sembra una vera e propria spallata per aumentare le differenze tra il Nord e il Sud e le aeree interne del paese. Basandosi su dati Istat secondo cui, in mancanza di azioni significative, sempre più gente migrerà al Nord, si conta che ci sarà sempre più bisogno di asili nido solo al Nord e nelle aree centrali, “eliminando” così, letteralmente, 50.000 bambini dal conto dei bisogni del Sud. Certamente un criterio previsionale non affidabile, valutato in sfregio a tutte le politiche che dovrebbero essere messe in atto per evitare la migrazione, che avviene proprio per mancanza di servizi e opportunità».

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