Recovery plan, svolta al Sud: il 55% dei fondi per nidi, palestre e mense va al Mezzogiorno

Recovery plan, svolta al Sud: il 55% dei fondi per nidi, palestre e mense va al Mezzogiorno
di Marco Esposito
Mercoledì 1 Dicembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 17:07
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Stavolta niente sorprese: i 5.210 milioni del Pnrr ancora disponibili per l'edilizia scolastica non andranno a premiare i Comuni più ricchi, magari perché offrono di più come cofinanziamento, ma saranno spesi per intercettare i bisogni effettivi dei territori e quindi finiranno, in larga parte, nel Mezzogiorno. È l'impegno preso pubblicamente da tre ministri - Patrizio Bianchi per l'Istruzione, Elena Bonetti per la Famiglia e Mara Carfagna per la Coesione territoriale - nel presentare il progetto Futura.

Sulla conferenza aleggiava l'ombra del primo bando per l'edilizia scolastica, pari a 700 milioni, ripartito ad agosto con una graduatoria densa di incongruenze, con Milano e Torino inseriti tra i Comuni svantaggiati e punteggi bonus che hanno premiato più la ricchezza di un territorio (via cofinanziamento) che l'assenza di strutture scolastiche. Un bando che ha sollevato critiche tra le quali spiccava, per autorevolezza, quella dell'Ufficio parlamentare di Bilancio.

Ma anche la stampa - ha riconosciuto Carfagna - ha svolto un ruolo di pungolo evidenziando la costruzione ingannevole dei bandi. 

Ora si cambia e Bianchi ha potuto sottolineare la svolta affermando: «La riduzione dei divari territoriali è l'asse portante della nostra politica». Cosa significa, in sostanza?

I bandi per l'edilizia scolastica sono riservati agli enti locali, Comuni in primo luogo ma anche Province e Città metropolitane. C'è però una preassegnazione alle Regioni per ciascun bando in base a criteri di fabbisogno. Inoltre c'è una tutela per l'insieme delle otto Regioni del Mezzogiorno per cui se una regione non dovesse richiedere tutte le somme a disposizione, l'importo rimasto inoptato sarà prima distribuito tra le altre regioni del Sud e solo successivamente nel resto d'Italia. Il Mezzogiorno, insomma, dovrebbe avere con certezza 2.566 milioni sui 5.210 a disposizione per i sei capitoli di investimento, vale a dire il 49%, con quote minime del 40% su ciascuna linea e impegni più sostanziosi, intorno al 55%, per le tre voci nelle quali il divario è più forte e cioè asili nido, mense scolastiche e palestre.

Il riparto è stato siglato dal governo con l'accordo della Conferenza delle Regioni, intesa sulla quale non ci sono verbali ufficiali, ma che non deve essere stata facile da trovare, almeno a giudicare dal numero di volte in cui Bianchi ha ringraziato pubblicamente le Regioni «collante dei territori». 

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Quali sono i criteri seguiti? Andiamo per ordine. Il bando di maggior valore economico con 2.400 milioni è quello per gli asili nido, ovvero proprio il settore che ha visto in passato le più spudorate trappole ai danni del Sud. Stavolta i parametri utilizzati sono stati solo due: il numero di bimbi in età di asilo nido (con peso del 25%) e il fabbisogno di posti per raggiungere in ciascun Comune il 33% di copertura (con peso del 75%), vale a dire il Livello essenziale delle prestazioni nel frattempo inserito nella legge di Bilancio del 2022. Al Mezzogiorno in tale modo toccherà il 55,29% ovvero 1.327 milioni per costruire i nidi. Va sottolineato che nel Pnrr ci sono anche 900 milioni una tantum per avviare il funzionamento degli asili nido e che nella legge di Bilancio c'è oltre un miliardo di incremento del Fondo di solidarietà comunale (dal 2027 in poi) per garantire nel tempo la gestione del servizio. Dall'apertura degli asili nido ci si aspetta sia una spinta alla genitorialità sia all'occupazione femminile, come hanno sottolineato Bonetti e Carfagna.

La seconda posta in gioco, pari a 800 milioni, servirà per costruire 195 scuole innovative, qui con la quota Mezzogiorno fissata al 40%. Segue come importo quello per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, con 710 milioni, anche in tale caso con la quota Sud al 40%. Una posta di 600 milioni è riservata alle scuole materne, anch'essa con il target del 40% nel Mezzogiorno.

Infine ci sono due bandi, per le mense scolastiche da 400 milioni e per le palestre da 300 milioni, nei quali la quota assegnata al Sud è tra il 55% e il 57%. Tali valori sono stati raggiunti pesando al 60% la popolazione studentesca e al 40% il gap infrastrutturale. Ciò significa che il gap è particolarmente elevato, come risulta in particolare dal tempo pieno nella scuola primaria. In tale campo il riequilibrio è ben lontano da essere raggiunto, anche perché si avverte l'assenza del Lep del tempo pieno, cui ancorare non soltanto il servizio di mensa ma il personale scolastico. 

C'è da chiedersi se gli enti locali saranno in grado di presentare i progetti per tempo. Le domande hanno come scadenza il 28 febbraio 2022 tuttavia, ha sottolineato Bianchi, le amministrazioni locali non saranno lasciate sole ma riceveranno un sostegno, soprattutto i Comuni più piccoli, da una rete di soggetti pubblici, dall'Agenzia per la coesione alla Cassa depositi e prestiti, dalla Consip alla Sogei oltre all'Anac e al Gse, il gestore del servizio elettrico. Se un Comune ottiene i soldi ma poi non riesce a realizzare l'opera interverranno i poteri sostitutivi della Stato centrale. Resta il tema di un Comune che non riesce proprio ad attivarsi. Le regole illustrate ieri prevedono che i soldi saranno messi a disposizione di altri territori del Mezzogiorno. Un passo avanti, ma non la soluzione perché i diritti garantiti dai Lep sono delle persone, dei bambini e delle famiglie nel caso degli asili nido, non degli enti locali. 

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