Patto di stabilità, l'Italia rischia correzione fino a 15 miliardi l’anno. La stretta Ue e le nuove regole

Manovra tra 7 e 15 miliardi per rispettare i nuovi vincoli. Gentiloni difende il progetto ma per migliorarlo spazi ridotti

Patto di stabilità, stretta Ue variabile per ogni Stato. Italia rischia una correzione fino a 15 miliardi l’anno
Patto di stabilità, stretta Ue variabile per ogni Stato. Italia rischia una correzione fino a 15 miliardi l’anno
Mercoledì 26 Aprile 2023, 18:30 - Ultimo agg. 28 Aprile, 16:11
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Più graduale, cucito su misura sulle esigenze di ciascun Paese, ma anche più rigido con paletti ben definiti quanto all’obiettivo di ridurre il debito. Il che, per l’Italia, secondo alcune simulazioni non ufficiali potrebbe comportare una correzione di bilancio fino a 15 miliardi l’anno nel caso estremo. È il nuovo Patto di Stabilità, il pacchetto di regole Ue sui conti pubblici che ha visto la luce ieri a Bruxelles, presentato dalla Commissione tre anni dopo l’avvio del cantiere della riforma. Deluso il commento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Un passo avanti, ma noi avevamo chiesto con forza l’esclusione delle spese d’investimento, ivi incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e green deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Prendiamo atto che così non è».

Perplessità che, probabilmente, emergeranno già ad una riunione dei ministri delle Finanze europei - venerdì e sabato a Stoccolma - che per l’Italia si preannuncia calda. «Debito alto e crescita bassa non sono realtà a cui l’Ue si può rassegnare», ha invece detto il commissario all’Economia Paolo Gentiloni illustrando il piano, «una proposta equilibrata a cui ho lavorato molto», che ha due obiettivi precisi: «Rendere più graduale, e quindi più credibile, il percorso di rientro del debito, e possibile un incremento degli investimenti e delle politiche per la crescita».

L’Italia, vista la salute dei conti, è - come sempre accade quando si parla di Patto - l’osservato speciale: «Ma un percorso di riduzione del debito realistico - fa notare il commissario - è nell’interesse del nostro Paese. Non c’è nessun italiano che non ne sia consapevole».

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I TEMPI

Quanto alle prossime tappe, l’intenzione è fare presto e trovare un’intesa con governi ed Europarlamento nei prossimi mesi, visto che la clausola di salvaguardia che l’Ue ha attivato con la pandemia e mantenuto con la guerra, sospendendo temporaneamente i vincoli del Patto, scadrà a fine dicembre: nel 2024, l’anno delle elezioni Ue, dovrà esserci già un nuovo quadro di governance economica in vigore. I parametri del Trattato, cioè il rapporto deficit/Pil al 3% e debito/Pil al 60% rimangono invariati, ma l’esecutivo Ue punta a mandare in soffitta un approccio uguale per tutti. Per ciascun Paese con un deficit superiore al 3% o un debito pubblico oltre il 60%, l’esecutivo Ue proporrà una cosiddetta traiettoria tecnica, sulla base della quale il debito dovrà essere instradato su un sentiero discendente in un orizzonte decennale. Quegli Stati che rimarranno stabilmente sopra il 3% - è l’indicazione con cui Bruxelles ha provato a rispondere alle rimostranze tedesche quanto a un Patto troppo morbido - dovranno, però, attuare un aggiustamento di bilancio minimo dello 0,5% del Pil all’anno. Eppure, da Berlino è arrivata una doccia fredda: «Le proposte della Commissione non soddisfano le richieste del governo federale. Non accetteremo riforme che indeboliscano il Patto», ha commentato il ministro delle Finanze Christian Lindner, che ha visto bocciare la sua idea di un criteri numerici uguali per tutti. La procedura messa sul tavolo dall’esecutivo Ue punta a coinvolgere attivamente le capitali. E ricalca i punti salienti del modello Recovery: come con i Pnrr, infatti, i governi dovranno negoziare con la Commissione dei piani strutturali di bilancio nazionali basati sul criterio della spesa pubblica netta (che diventerà il nuovo indicatore di riferimento per misurare la salute dei conti dei Ventisette) e che dovranno essere approvati dal Consiglio. 

LA DURATA

La durata di questi piani dovrà essere di almeno quattro anni, ma potrà essere prolungata fino a sette se lo Stato investirà sulle priorità comuni Ue. «Daremo più spazio di bilancio e gradualità nella riduzione del debito - ha confermato Gentiloni - ai Paesi che si impegneranno a fare investimenti nei settori per noi strategici», come l’energia, il clima, ma anche sicurezza e difesa. È la soluzione di compromesso che archivia con un nulla di fatto un tema finora dibattito nei circoli Ue, cioè lo scomputo dal calcolo del debito pubblico di alcuni investimenti chiave, caro in particolare ai Paesi ad alto debito come Italia e alla Francia. Bruxelles ha optato per dare incentivi sulla gradualità dei tagli ai Paesi che proporranno un piano di lunga durata. Stando alle simulazioni tecniche circolate a Bruxelles, fanno notare fonti Ue, l’aggiustamento strutturale annuale proposto nella traiettoria tecnica che elaborerà la Commissione per l’Italia dovrebbe attestarsi allo 0,85% del Pil su quattro anni, ma scendere intorno allo 0,45% del Pil su sette. Calcolatrice alla mano, l’entità del risanamento si attesterebbe sui 14-15 miliardi nel primo caso, e su circa 7-8 nel secondo, comunque inferiore rispetto a quanto previsto con i vincoli attuali (per quanto inattuati). Ma siamo, per l’appunto, al livello delle ipotesi di lavoro, perché gli Stati dovranno negoziare con la Commissione i propri piani, e la traiettoria tecnica è solo il punto di partenza. 

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