Pensioni, stop benefici all'estero: dopo la stretta in Portogallo gli italiani tornano a casa

Si resta in Italia perché la sanità costa meno e per tenere sgravi e aiuti come la social card

Pensioni, stop benefici all'estero: dopo la stretta in Portogallo gli italiani tornano a casa
Pensioni, stop benefici all'estero: dopo la stretta in Portogallo gli italiani tornano a casa
di Francesco Pacifico
Venerdì 16 Febbraio 2024, 00:07 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 15:36
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Il clima mite tutto l’anno, i prezzi dell’affitto contenuti o gli sgravi sulle tasse non sono più sufficienti. È ormai un ricordo lontano la fuga dei pensionati all’estero, fenomeno talmente diffuso nel decennio scorso che i vertici dell’Inps chiesero al governo di intervenire, perché - spiegò l’economista e allora presidente, Tito Boeri - «è come se il nostro Paese operasse un trasferimento verso altri senza avere un ritorno in consumi». Quindi in crescita e in gettito fiscale.

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Pensionati all'estero, la tendenza

La tendenza attuale, infatti, mostra uno scenario opposto: rientrano sempre di più gli over65 che hanno lavorato per la stragrande parte della loro vita fuori dai confini nazionali.

E in questo caso a pagare loro l’assegno sono gli istituti previdenziali dei Paesi dove hanno risieduto. Si assottiglia, invece, il totale di anziani che dopo una vita nel Belpaese decidono di trasferirsi all’estero, “mantenendosi” con la pensione pagata dall’Inps. Se si guarda al solo Portogallo, dopo tutte le minacce di tagliare gli sgravi fiscali attuate lo scorso novembre, le richieste per spostarsi a Lisbona, Cascais o in Algarve continuano a crollare: soltanto del 73,3 per cento soltanto tra gli anni 2020 e 2022. E già chi rientra in Italia. Calano anche gli spostamenti in Germania (-24,7 per cento), il Belgio -16,4) o la Gran Bretagna (-5,3). Mentre restano mete appetibili la Spagna e gli Usa (+16,4 per cento), il Canada (+10,3). «Ma in questi Paesi - spiega l’economista Alberto Brambilla, già commissario dell’Inps e oggi presidente del Centro studi Itinerari Previdenziali - «c’è lo spostamento di persone che magari vogliono avvicinarsi ai figli e ai nipoti che lavorano lì. Per il resto, soltanto meno del 3 per cento dei pensionati italiani decide di andare a vivere all’estero». Il motivo è semplice: «Un tempo in molti Paesi la vita costava decisamente meno, ma adesso, penso al Portogallo, anche lì i prezzi degli affitti o del cibo sono saliti. Se poi ci sono da affrontare spese sanitarie, bisogna pagarsi tutte le cure con un’assicurazione privata. E altrove gli ospedali non offrono una qualità media come la nostra». C’è, però, il nodo fiscale. «Fuori Italia - conclude Brambilla - si perdono le agevolazioni fiscali come la no tax area fino a 8.500 euro e strumenti welferistici come la social card».

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I numeri

Per capire meglio la situazione bisogna affidarsi ai numeri. Ogni anno gli enti previdenziali stranieri pagano la pensione a circa 400mila nostri concittadini che, dopo aver risieduto e operato all’estero, hanno deciso di tornare in patria. Il monte totale di questi assegni, come ha ricordato in diverse occasioni l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, è di poco oltre i tre miliardi di euro. La metà del totale riguarda ex immigrati in Svizzera. In sostanza, entra nel nostro Paese una cifra pari allo 0,2 per cento del Pil, pagato da altre nazioni che nei nostri confini nazionali genera consumi, investimenti e tassazione. A onor di cronaca, sul versante fiscale più sul fronte dell’Iva e dellE addizionali locali, perché il pensionato che rientra nel Belpaese in un piccolo comune del Sud si vede applicare per 9 anni un’aliquota sui redditi pari al 7 per cento.
Di converso, stando ai dati elaborati nell’ultimo rapporto di Itinerari previdenziali su informazioni forniti dall’Inps, «i pensionati residenti all’estero nati in Italia» erano 274.544 nel 2022, 22.400 in meno rispetto al 2020. Leggendo in filigrana il report Inps-Fondazione Migrantes “L’Italia delle partenze e dei ritorni” - si scopre che nel 2022 le domande per farsi erogare il proprio assegno pensionistico all’estero sono state 4.600 contro le quasi seimila degli anni 2018-2019. Più in generale, l’Inps paga per le pensioni all’estero oltre 1,4 miliardi di euro, ma in questo novero rientrano anche le prestazioni di cittadini stranieri (circa il 20 per cento del totale) che hanno pagato contributi nel Belpaese e poi sono tornati a casa. In sostanza, sul fronte della cosiddetta previdenza estera, il saldo per il sistema Italia tra quanto incassato e quanto speso è di 1,6 miliardi di euro: lo 0,1 per cento del Pil.

Ulteriore calo

Dall’Inps fanno notare che anche nel 2023 «si registra un ulteriore calo di pensionati italiani che vogliono trasferirsi». In quest’ottica è emblematico il Portogallo, l’eldorado della terza età tra clima mite, costo della vita basso e tassazione bassissima degna di un paradiso fiscale. A fine 2023 il governo lusitano ha di fatto cancellato la totale esenzione per i pensionati arrivati dal 2009 e la flat tax al 10 per cento in vigore dal 2020. Oggi le pensioni pagate dall’Inps nel territorio lusitano sono poco più di 3.100. Nel 2023 - stando alle stime che girano all’Inps - c’è stata un’ulteriore riduzione di un ulteriore 30 per cento. 

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