Statali, aumenti azzerati per migliaia di dipendenti: dai prof agli infermieri, ecco chi verrà penalizzato dal taglio del cuneo

Per chi ha stipendi tra 33 e 35 mila euro l’incremento farà perdere i benefici del cuneo

Statali, aumenti azzerati per migliaia di dipendenti: dai prof agli infermieri, ecco chi verrà penalizzato dal taglio del cuneo
Statali, aumenti azzerati per migliaia di dipendenti: dai prof agli infermieri, ecco chi verrà penalizzato dal taglio del cuneo
di Andrea Bassi e Luca Cifoni
Sabato 18 Novembre 2023, 21:33 - Ultimo agg. 20 Novembre, 00:13
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C’è un’enorme spada di Damocle che pende sul prossimo rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Decine di migliaia di lavoratori del pubblico impiego rischiano di non ricevere in busta paga nemmeno un euro in più di quanto guadagnano oggi con il nuovo contratto. Anzi, semmai anche di vedere eroso il loro netto mensile di una decina di euro. Come è possibile? Dipende dall’effetto “scalone” dovuto al taglio del cuneo contributivo. Tra i 25 e i 35 mila euro, il governo ha ridotto del 6 per cento i contributi che tutti i lavoratori, compresi dunque quelli pubblici, versano all’Inps. Questo ovviamente, determina un aumento della retribuzione lorda mensile dei lavoratori esattamente del 6 per cento. Ma se un dipendente supera anche di un solo euro i 35 mila euro di reddito annuo, dovrà tornare a pagare i contributi. Cosa c’entra questo con gli aumenti dei dipendenti pubblici? Semplice. Nella manovra di Bilancio sono stati stanziati 5 miliardi a regime per gli aumenti degli statali. Una cifra che, secondo la relazione tecnica che accompagna il provvedimento, permetterà, una volta firmato il contratto, un aumento medio del 5,78 per cento delle buste paga di tutti i dipendenti pubblici, dai professori, agli infermieri, dai poliziotti ai funzionari ministeriali. Tuttavia l’aumento del 5,78 per cento rischia di far superare i 35 mila euro di reddito annuo a molti lavoratori pubblici che, dunque, perderebbero in questo modo la decontribuzione del 6 per cento. L’aumento insomma si azzererebbe. La busta paga rimarrebbe invariata nonostante il rinnovo del contratto.

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LE ELABORAZIONI
Secondo le elaborazioni del Messaggero, questo effetto inizierebbe a prodursi a partire da circa 33.100 euro di reddito lordo annuo.

Da questa cifra l’aumento promesso dal governo del 5,78 per cento farebbe superare la soglia dei 35 mila euro. Lo stesso ovviamente, varrebbe anche per tutti coloro che guadagnano tra 33.100 euro e fino a 34.999 euro.

Ma quanti sono i dipendenti pubblici che si trovano in questa situazione? Un conto preciso ancora non esiste, ma sarebbero moltissimi. I dati più recenti contenuti nel conto annuale del Tesoro, che scatta ogni anno la fotografia del pubblico impiego, sono fermi al 2021 e dunque non tengono conto dei rinnovi firmati tra il 2022 e il 2023. Ma la “zona pericolo” è molto ampia. La retribuzione media dei 126 mila dipendenti ministeriali, per esempio, nel 2021 era di 32.921 euro, ma se si somma l’ultimo aumento di stipendio del 3,78 per cento, si sale a 34.494 euro. 

LE PLATEE
Anche i 628 mila professori “a tempo indeterminato” rischiano molto. Nel 2021 la retribuzione media registrata nel Conto annuale del Tesoro era di 31.542 euro, ma anche in questo caso con gli ultimi aumenti dovrebbe superare i 33 mila euro. Stesso discorso per 279 mila infermieri e 37.000 tecnici sanitari, tutti con stipendi medi a ridosso dei 35 mila euro lordi annui. 

Un problema simile nel pubblico impiego si era manifestato anche con il rinnovo del contratto 2016-2018. In quel periodo, infatti, era in vigore il cosiddetto “Bonus 80 euro” voluto dal governo Renzi per i redditi fino a 26 mila euro. In quell’occasione la soluzione trovata per evitare che i dipendenti pubblici con i redditi più bassi vedessero eroso il Bonus dagli aumenti contrattuali, fu la creazione di una voce stipendiale ad hoc, ribattezzata “elemento perequativo”. Si trattava di una somma che “risarciva” della eventuale perdita del Bonus. Probabile che anche questa volta sia necessario trovare un meccanismo del genere, anche se l’impatto del cuneo, arrivando fino a 35 mila euro, riguarderà probabilmente molte più persone. L’altro nodo da sciogliere sarà anche il meccanismo di finanziamento della soluzione, considerando che le risorse complessive stanziate dal governo difficilmente potranno aumentare. 
 

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