Autostrade di Stato al via, Mps: «Le nozze entro l’anno». Salvini: «Gestiranno le tratte a pedaggio»

Giorgetti: «Nel 2024 si troveranno partner strategici per l’istituto senese»

Autostrade di Stato al via, Mps: «Le nozze entro l’anno». Salvini: «Gestiranno le tratte a pedaggio»
di Rosario Dimito e Umberto Mancini
Mercoledì 10 Aprile 2024, 00:23 - Ultimo agg. 12 Aprile, 09:04
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Nascono le Autostrade di Stato proprio nel giorno in cui il ministro dell’Economia Giorgetti annuncia che entro l’anno Mps troverà un partner per le nozze. Il consiglio dei ministri ieri ha approvato su proposta del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il decreto con cui nasce una nuova società per azioni. «Una società tutta pubblica - si legge in una nota - che avrà il compito di gestire le autostrade statali a pedaggio». Potrà costruire anche nuove autostrade statali in regime di concessione. Dentro le Autostrade di Stato confluiranno i circa 200 chilometri a pedaggio che Anas gestisce tramite società partecipate. In particolare la Sitaf, che gestisce il Traforo del Frejus, la società Cav, che opera nel Nord Est, l’Asti-Cuneo e la società del Traforo del Monte Bianco. 

E’ un primo passo perché in ballo non c’è solamente la revisione dell’assetto proprietario delle autostrade italiane, ma una riforma del sistema dei pedaggi.

L’obiettivo è fissare tariffe più vantaggiose per gli automobilisti, riducendo i profitti dei concessionari e garantendo nel contempo maggiori investimenti. «Stiamo lavorando - ha anticipato Salvini - alla revisione del sistema delle concessione, lo faremo entro il 2024. Per arrivare come obiettivo finale a garantire le manutenzioni necessarie senza gravare sull’aumento dei pedaggi e sulle tasche dei cittadini».

LE CONCESSIONI

Per Salvini le concessionarie fanno «legittimamente utili miliardari», ma ora «ridiscuteremo al tavolo come reinvestire questi utili miliardari a vantaggio dei cittadini». 
Sulla stessa linea il vice ministro Edoardo Rixi: «Entro fine anno - dice al Messaggero - riformeremo il sistema delle concessioni autostradali nell’ottica di rispettare le indicazioni europee sulle milestone Pnrr. Garantiremo un rapporto equilibrato fra interesse pubblico e investimento privato, fissando i criteri di finanziamento delle opere autostradali. Nei prossimi anni le nostre autostrade avranno necessità di investimenti per oltre 40 miliardi, oggi irrealizzabili con le attuali regole che scaricano l’intero valore delle opere sui pedaggi autostradali». Ma che cosa devono aspettarsi gli automobilisti? Rixi va subito al punto: «l’armonizzazione dei pedaggi, la differenziazione degli stessi per fasce orarie per efficentare l’utilizzo delle arterie e l’ammodernamento della rete sono obiettivi che il governo vuole centrare. Ci siamo trovati con una pesante eredità, crediamo sia giunto il momento di fare un salto in avanti evitando rincari eccessivi dei pedaggi o ritardi nella realizzazione delle opere».

Giorgetti ha spaziato sui vari fronti delle privatizzazioni. Partendo da Mps, che è la più semplice visto che il Tesoro detiene il 26,73% dopo aver ceduto sul mercato il 12,5% per 680 milioni. «La scarpetta è pronta, il 2024 credo debba essere l’anno buono», ha detto il Ministro del Mef a proposito del futuro della banca senese, considerata Cenerentola. Giorgetti parla di un partner che però non c’è dal momento che l’unico papabile, Unicredit che aveva trattato l’istituto nell’autunno 2021, avrebbe tentato di recente un engage che pare essere stato respinto al mittente. Altri potenziali papabili come Bpm preferiscono proseguire sulla strada stand alone e Unipol-Bper potrebbe confezionare una business combination articolata, assieme a Intesa Sanpaolo a cui cedere alcune filiali. Ma il mercato non dimentica che in occasione della vendita del 12,5% a marzo, Giorgetti ha detto: «più o meno ci siano»: a fine anno scade il termine per uscire far uscire Siena dalla sfera pubblica e una prossima cessione di un 10-15%, fa scendere il Mef sotto quota 20% e a quel punto Mps sotto la guida del presidente Nicola Maione è in condizione di affrontare il mercato da solo.

TORRI PRIVATE

La società da dove lo Stato dovrà fare marcia indietro è Rai Way dove il Mef ha il 64,97% e al contrario dalle prime indiscrezioni, sembra che la soglia del 30% non verrà rimossa. «C’è un dpcm, ci sarà, non c’è la discesa sotto il 30% però l’ambizione e idea del governo di creare come per Netco nelle telecomunicazioni, un soggetto di presenza pubblica rilevante che gestisca tutto l’assetto delle torri. Quindi confermo che su Rai way si prosegue, c’è già una delibera assunta dal cda Rai e la volontà arrivare ad un riassetto nel settore». Papabile a una fusione con Rai Way è Ei Towers, di cui F2i ha la maggioranza e MFE la minoranza. Infine su Tim «deciderà l’assemblea, vedo che le proxy danno consigli. Ribadisco che la proposta cui ha contribuito il Governo è l’unica realistica, in grado di garantire la sopravvivenza e e il funzionamento di Tim nel futuro. La proposta resta lì perché ha anche un significato strategico» ed è giusto che «nella rete lo Stato ci sia». 

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