Sud, le differenze nella qualità della scuola pesano: «Intollerabile livelli di istruzione più bassi»

Sud, le differenze nella qualità della scuola pesano: «Intollerabile livelli di istruzione più bassi»
di Nando Santonastaso
Martedì 21 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 17:02
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«Scrivevamo le stesse cose trent'anni fa con Fabrizio Barca», dice con malcelata amarezza il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, a proposito dei mali del Mezzogiorno (duri a morire) e dei possibili rimedi (altrettanto difficili da attuare). E in effetti il Rapporto sul divario Nord-Sud, curato e presentato ieri dagli economisti dell'Istituto e introdotto da Visco (presenti il ministro Mara Carfagna e il suo predecessore Peppe Provenzano) dà la netta sensazione che il tempo stia passando invano.

Peggio, che lo scenario negli ultimi quindici anni (almeno fino al 2019) si sia aggravato: intervento pubblico non adeguato, scarso peso dell'iniziativa privata, contrazione della popolazione in età da lavoro, criminalità organizzata e illegalità, bassa crescita, donne penalizzate.

C'è di che deprimersi ancorché si tratta di temi già ampiamente noti. Ma è difficile non concordare con il governatore sul fatto che «dalla gravità del ritardo di sviluppo del Mezzogiorno, conseguono disuguaglianze economiche e sociali e ne risulta frenata tutta la crescita nazionale». 

Supportato da un'analisi metodologica rigorosa e inoppugnabile, il Rapporto concede poco ai tentativi, pure in atto, di una impostazione diversa del confronto sulla questione meridionale (il Sud nel Mediterraneo allargato, ad esempio, come emerso al recente meeting di Sorrento con Mattarella e Draghi). La Banca centrale sta sui dati e i dati spiegano perché il divario non è cambiato nella sua struttura, per così dire, di base. L'istruzione, ad esempio. Visco parla del «più ingiusto tra i divari» a proposito dei ritardi formativi dei giovani meridionali: «Lo ripeto da decenni. Non si possono accettare al Sud livelli di istruzione più bassi rispetto al resto del Paese ribadisce ed è sbagliato, come si osserva spesso anche da specialisti della materia, non credere ai test Invalsi. Sono al contrario fondamentali per capire le differenze. Il problema, dunque, non è dei giovani meridionali o delle loro capacità intellettive ma di organizzazione del sistema formativo». 

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Come se ne esce, oltre tutto in una stagione che deve ancora fare i conti con la pandemia e da poco più di 100 giorni anche con le conseguenze della guerra in Ucraina? Il governatore non ha dubbi, la risposta è il Pnrr. «La nuova stagione progettuale avviata con il Piano nazionale di ripresa e resilienza offre una straordinaria opportunità per aggredire i fattori di ritardo della nostra economia, certo per la maggior parte non nuovi, e rafforzare la coesione territoriale del Paese, un obiettivo permanente, e non solo un'aspirazione, della nostra storia unitaria». Per riuscirci serve uno Stato complementare che aiuti cioè la crescita anche al Sud dell'iniziativa privata («Gli imprenditori devono aprirsi all'innovazione altrimenti diventerà inutile fare impresa»). E migliori la gestione ordinaria, ovvero le funzioni dello Stato minimo, a partire dalla tutela della legalità e dal funzionamento della giustizia. 

Il Pnrr, dunque, come opportunità da non sprecare ma «non è la becchetta magica», precisa il ministro Carfagna. E ricorda che quelle risorse, destinate almeno per il 40% al Sud, sono state previste «in una logica di unità nazionale» e che il loro utilizzo disegna un percorso che necessariamente dovrà essere proseguito dal nuovo governo e dalla nuova legislatura. Ovvero, certe responsabilità vanno condivise fino in fondo dalla politica. «La campagna elettorale, dura, aspra e competitiva non dovrà mettere in discussione, contraddire o sabotare gli impegni del Pnrr che abbiamo assunto con l'Europa ma soprattutto con i cittadini», dice Carfagna. Che difende con coerenza anche gli obiettivi raggiunti in questi mesi per la riduzione del divario, a partire soprattutto dalla fine del criterio della spesa storica (asili nido, assistenti sociali, scuolabus per bambini disabili i primi ambiti operativi della svolta). Il ministro per il Sud conferma anche la sua impostazione in materia di autonomia differenziata: «Si possono differenziare i poteri delle Regioni ma non i diritti dei cittadini. Maggiore autonomia delle Regioni e Livelli essenziali delle prestazioni uguali per tutti non sono possibili l'una senza gli altri». 

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