«Sud resiliente con energia ambiente, turismo e mare»

«Sud resiliente con energia ambiente, turismo e mare»
di Nando Santonanstaso
Martedì 10 Agosto 2021, 07:51
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La chiave di lettura, per dirla con Massimo Deandreis, direttore generale di Srm, è particolare, propositiva. Guardare al Mezzogiorno oltre i suoi ritardi, cioè, per dimostrare che le risorse e le riforme del Pnrr possono aiutare a ridurre il divario. Lo studio che la Società di studi e ricerche sul Mezzogiorno collegata a Intesa Sanpaolo ha diffuso ieri non è un libro dei sogni o il tentativo di negare la complessità della situazione meridionale, specie dopo l'allarme lanciato da Svimez sulla doppia velocità della ripartenza tra Nord e Sud. È l'indicazione, puntale e argomentata, delle concrete potenzialità di quest'area che senza troppi giri di parole sembrano poter contribuire alla ripresa. Meta è l'acronimo che le riunifica nella visione di Srm: sta per Mare, Energia, Turismo e Ambiente considerati «i quattro assi portanti per la ripresa del Mezzogiorno. Il rafforzamento di questi ambiti, favorito dallo stanziamento dei fondi europei del Pnrr, costituisce la strada maestra per favorire la ripartenza del Sud Italia e dell'intero Paese». Il Panorama economico di mezz'estate del Mezzogiorno, questo il titolo dello studio, dimostra in sostanza che l'idea di far ripartire il Paese attraverso il rilancio del Mezzogiorno non è affatto campata in aria anche se opportunamente ricorda che occorre un cambio di passo al Sud per non sprecare l'occasione.

In alcuni casi si tratta di conferme, come la crescita del numero delle imprese nonostante la pandemia (il dato era emerso anche in occasione del report su Resto al Sud): a giugno +1,8% rispetto al 2020 (+0,9% il dato Italia).

Inoltre, sono attive 174.474 imprese giovanili, quasi il 40,4% del dato nazionale, a riprova del primato del Mezzogiorno come area con il più elevato tasso di imprenditorialità giovanile (10%, in Italia 8,4%). Riparte anche l'export, sia pure a ritmi non ancora soddisfacenti: Srm spiega che nel primo trimestre 2021 l'incremento è stato dell'1,6% (media Italia +4,6%). Nel Mezzogiorno vi sono oltre 15mila imprese innovative, il 17% del dato nazionale. «Rispetto al 2014, il numero delle imprese innovative cresce di circa il 52% a fronte del 34% della media nazionale e la spesa per addetto è aumentata di 1.800 euro (media Italia +2.800 euro)».

Meta è la sintesi di queste potenzialità che a giudizio di Srm corroborano il tentativo di rimbalzo del Sud. Mare sta per porti, logistica e shipping, «elementi che muovono l'economia del mare e che possono favorire la competitività del Paese nel Mediterraneo, in particolare se si confermeranno i processi di reshoring, cioè l'accorciamento delle catene produttive all'interno dell'area euro-mediterranea». Gli scali del Sud, oltre tutto, rappresentano ad oggi il 47% del traffico nazionale di merci e le navi trasportano il 65% ed il 49% rispettivamente dell'import e dell'export delle industrie del territorio. Energia vuol dire primato meridionale nelle rinnovabili: è qui che si concentra il 40,2% delle energie pulite del Paese, ricorda Srm. Il Mezzogiorno vale il 37,4% della potenza fotovoltaica, il 96,5% della potenza eolica ed il 27,2% della potenza degli impianti a bioenergie.

E poi il turismo: secondo le analisi della Società presieduta da Paolo Scudieri, «nell'anno della pandemia il Mezzogiorno ha rappresentato circa un quarto dei flussi turistici nazionali con oltre 10,7 milioni di arrivi e 40,6 milioni di presenze. Le stime per il 2021 evidenziano una crescita della domanda turistica pari a circa 58,3 milioni di presenze». Quanto all'ambiente (e alla sostenibilità) c'è un dato forse non del tutto conosciuto: la bioeconomia nel Mezzogiorno vale 23,6 miliardi di euro di Valore aggiunto, il 6,7% del totale economia dell'area (6,4% in Italia) ed il 23,6% del dato nazionale. Gli addetti alle produzioni bio sono oltre 732mila, pari al 10,7% degli occupati complessivi meridionali (circa 3 punti percentuali in più rispetto alla media italiana 7,9%) ed a ben il 36,4% del dato nazionale.

Naturalmente le percentuali e i dati, pure confortanti, servono a poco se di base il sistema produttivo del Mezzogiorno non ci mettesse del suo alla voce investimenti. E anche su questo versante, lo studio di Srm offre una visione incoraggiante: su un campione di 300 imprese manifatturiere del Sud intervistate, il 34% dichiara di aver effettuato investimenti nell'ultimo triennio con forte propensione (circa il 50% degli investimenti) all'innovazione e alla sostenibilità. Cresce di conseguenza l'attesa per il Pnrr: «Il 54% delle imprese, sia nel Mezzogiorno che in Italia, intravede opportunità e possibili vantaggi indiretti per la propria azienda e un ulteriore 31% si dichiara pronta a cogliere direttamente i vantaggi che il Piano offrirà». Per farcela, ammette Srm, bisognerà spendere bene gli 82 miliardi destinati al Sud e soprattutto in «quei settori trasversali che, anche grazie al corretto utilizzo delle risorse disponibili e al completamento delle riforme, rappresentano la linfa vitale della nuova società e leve fondamentali per lo sviluppo: formazione, sostenibilità, innovazione, digitalizzazione ed economia sociale. In questi settori il Mezzogiorno evidenzia importanti aree di miglioramento e sfidanti obiettivi di crescita».

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