Il report Svimez: «Dannoso il sovranismo regionale»

Arriva lo stop al progetto dell'Autonomia

Il ministro Calderoli
Il ministro Calderoli
di Nando Santonastaso
Sabato 22 Aprile 2023, 08:21 - Ultimo agg. 16:49
5 Minuti di Lettura

Non si può conciliare il nutrito elenco delle nuove competenze chieste dalle Regioni del Nord, dall'energia ai trasporti, dalla ricerca alla politica industriale, con il Pnrr e il suo obiettivo di ammodernare il Paese e ridurne i divari territoriali. C'è una incompatibilità così evidente da far temere un'ulteriore crescita della frammentazione delle politiche pubbliche.

«Si delinea uno scenario di crescente "specialità" delle regioni a statuto ordinario, ad esempio in materia energetica, con la conseguente impossibilità di definire politiche coordinate per la crescita e il rafforzamento del sistema delle imprese», dice Luca Bianchi, direttore della Svimez a proposito del "Primo Report Osservatorio Imprese", promosso da Confcommercio Campania e curato dalla stessa Svimez con la consueta puntualità di statistiche e analisi. Tutt'altro che casuale la correlazione tra i dati che confermano nel 2022 la ripresa della Campania, segnatamente nel terziario (passa da commercio, logistica e filiera del turismo il 90% della crescita del Pil regionale, +3,1% previsto a fine anno, più alto della media Sud ma ancora distante un punto percentuale dal Nord) e il nuovo allarme sui rischi della riforma dell'autonomia rafforzata delle Regioni.

Sono due forze contrapposte, fa capire lo studio, e in gioco c'è la competitività sociale ed economica di un territorio che mostra segnali di vitalità e che dunque va sostenuto con un forte rilancio degli investimenti pubblici (da qui al 2029 in Campania bisognerà spendere 40 miliardi tra Pnrr e Fondi della politica di coesione).

E questo vuol dire innanzitutto che Stato, Regione ed enti locali devono essere fortemente coordinati tra di loro per sciogliere, ma è solo uno dei tanti esempi possibili, i nodi che rallentano la spesa. «I Comuni campani impiegano circa 5 anni e 1 mese per la realizzazione di una nuova opera», venti in più rispetto agli enti locali delle altre regioni del Mezzogiorno, quasi il doppio in confronto al Centro-Nord. «Il ritardo campano si accumula soprattutto nella fase di progettazione delle opere, per la quale trascorrono circa 29 mesi contro i 15 del resto del Sud e i 14 del Centro-Nord», si legge nel Report.

La coesione nazionale è dunque la strada da seguire, come del resto chiede l'Europa, perché l'unica che può sostenere la crescita, dice la Svimez: «L'idea di un sovranismo regionale è anacronistica e dannosa per il Paese». Di qui all'allarme sul congelamento degli attuali differenziali di spesa pro capite tra Sud e Nord, in particolare per sanità e istruzione, il passo è breve. Per la prima, in base ai dati regionali dei Conti Pubblici Territoriali, in Campania risulta «una contrazione di oltre il 10% della spesa corrente tra il 2008 e il 2020, il calo più marcato osservato tra le regioni del Mezzogiorno: 1.724 euro per abitante contro 2.010 euro nel Centro-Nord per la spesa corrente, e 25 euro contro 72 del Centro-Nord per quella in conto capitale», dice il Report. Con riferimento all'istruzione, invece, è dal rapporto tra spesa e studenti che emerge la perdurante resilienza dei divari: «La spesa per studente è di circa 50 euro annui inferiore rispetto al resto del Paese (5.428 euro per studente contro 5.476). Con una spesa di 5.249 euro per studente, il gap della Campania è ancora più sensibile: 246 euro per studente in meno rispetto alla media delle regioni del Centro-Nord».

In questo contesto, acquista maggiore significato la spinta del terziario, confermata indirettamente anche dai dati aggiornati dei consumi nei settori di ristorazione, non food e abbigliamento-accessori del primo trimestre 2023, monitorati dall'Osservatorio Confimprese-Jakala (Campania +13% rispetto ad un anno prima, Sud +7,7%). Per il contributo che dà alla nuova occupazione (+3,3% che sale a +4,6% nel comparto del commercio, alberghi e ristoranti). E per la capacità di rafforzare, nonostante le peculiarità straordinarie della recente congiuntura, un livello di specializzazione ormai riconosciuto anche se certi numeri lasciano perplessi (l'utilizzo della ricettività alberghiera è ancora molto inferiore alle medie, ad esempio, nonostante il robusto incremento di turisti, anche stranieri registrato lo scorso anno).

«Questo primo report conferma da un lato la centralità del terziario avanzato nella nostra regione commenta Pasquale Russo, presidente di Confcommercio Campania rafforzando l'auspicio che le politiche di sviluppo pubblico regionale tengano finalmente conto della necessità, o meglio dell'opportunità, di destinare maggiori risorse e in generale, più attenzione, a questi settori. Dall'altro lato purtroppo l'autonomia differenziata e il taglio o comunque il congelamento allo status quo delle risorse per sanità e istruzione spiegano bene perché la Campania in un contesto italiano e meridionale rischi di essere ancora un fanalino di coda». Non basta dunque «definire i Lep, come propone la Riforma, per rendere effettivi i diritti di cittadinanza dice Bianchi -: occorre garantirne il finanziamento. I divari nell'offerta di servizi nel nostro Paese, sino ad ora cristallizzati dalla spesa storica, si superano solo con un percorso graduale di riequilibrio della spesa con risorse aggiuntive».

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA