Ombre sulle Zes, allarme tempi: «Non c'è più l'interesse a farle»

Ombre sulle Zes, allarme tempi: «Non c'è più l'interesse a farle»
di Nando Santonastaso
Venerdì 5 Luglio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:42
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Zes, fate presto. La parafrasi di uno dei più noti titoli della storia dell'informazione italiana sembra cucita su misura per la sfida che attende il Mezzogiorno nel Mediterraneo. Dal sesto rapporto annuale su «Italian marittime economy» presentato ieri a Napoli da Srm emerge, infatti, uno scenario fin troppo chiaro sulle prospettive e i nodi dell'economia del mare: l'Italia dipende ancora dal Mediterraneo per le sue relazioni internazionali e le Zes sono la scelta obbligata e potenzialmente vincente per non soccombere nella sfida con i grandi players internazionali, Cina in testa, che si combatte, manco a dirlo, proprio sul grande mare.
 
«Il fatto è - ricorda Massimo Deandreis, direttore generale di Srm - che l'Italia deve trasformare il suo posizionamento geo-economico in un vero vantaggio competitivo anche per attrarre nuovi investitori. Bisogna, cioè, puntare con decisione sul binomio logistica- portualità, investendo in infrastrutture materiali, intermodalità e tecnologia. Le Zes, proprio per questo, sono uno strumento da rende operativo senza indugi e con convinzione».

È la stessa preoccupazione di Francesco Guido, direttore regionale Sud di Intesa Sanpaolo: «Se l'economia marittima - dice - come abbiamo dimostrato con il Rapporto è un aspetto fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno, è però fondamentale che ci sia un coerente impegno non soltanto negli adeguamenti infrastrutturali per migliorarne la competitività ma anche e soprattutto nel cogliere le opportunità straordinarie presenti nelle Zes. Troppo spesso se ne sottolineano gli ambiti di perfettibilità e non le potenzialità: Intesa Sanpaolo è impegnata ad accompagnare lo sviluppo delle Zone economiche speciali con un plafond di 1,5 miliardi così come nell'opera di attrazione di investimenti italiani e stranieri. Evidentemente è necessario anche che si intensifichi la proiezione dei nostri imprenditori verso l'internazionalizzazione, al tempo stesso una necessità e un'opportunità di profitto e sviluppo per l'intero Mezzogiorno».

Insomma il rischio che sulle Zes cali una sorta di disinteresse anche politico non sembra campato in aria. I ritardi accumulati nella definizione degli adempimenti amministrativi, ad esempio, costituiscono da tempo un pericoloso campanello d'allarme. Ma l'occasione sembra troppo importante per non riuscire a coglierla fino in fondo accrescendo le potenzialità marittime del Sud i cui dati di traffico, illustrati con la consueta competenza da Alessandro Panaro di Srm, indicano un peso pari al 45% del totale nazionale. Altrettanto certa è la necessità per l'Italia, ribadita dal presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, «di rinnovare e investire sulle infrastrutture e sulla riduzione dei tempi della burocrazia. Il Mediterraneo oggi è più importante di quanto lo fosse dieci anni fa, noi abbiamo una posizione privilegiata che dobbiamo saper sfruttare».

Temi che torneranno anche oggi in discussione dal momento che il Rapporto annuale di Srm, la società di ricerche di Intesa Sanpaolo presieduta da Paolo Scudieri, coincide con l'Euromediterranean Investment Forum, il meeting internazionale organizzato a Napoli dalla Federazione Banche, Assicurazioni e Finanza che si conclude oggi con gli interventi anche di diplomatici e ministri dei Paesi del Mediterraneo, tra cui l'italiano Enzo Moavero Milanesi.
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